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Cultura

"L'Appia patrimonio dell'Umanità", candidata la "Regina viarum" che unisce 74 comuni e 12 province

L'antico asse viario fu il prototipo dell’interno sistema viario romano e ancora oggi, con i suoi 120.000 km di lunghezza, costituisce il fulcro dell’articolata viabilità del bacino del Mediterraneo

Monumento gigantesco dell’ingegneria stradale, l'Appia antica è stata candidata a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. La candidatura della Via, la prima e la più importante delle grandi strade costruite dagli antichi romani, conosciuta anche come Regina Viarum, è stata promossa e coordinata direttamente dal Ministero della Cultura, nello specifico dall’Ufficio UNESCO del Segretariato generale.

 Avviato l’iter a maggio 2022, il Ministero della Cultura ha presentato, nel proprio spazio alla BMTA di Paestum, la candidatura: la seconda giornata della XXIV edizione della Borsa ha coinciso, infatti, con la giornata di lavori del Ministero dedicata alla candidatura della Via Appia Antica a Patrimonio dell’Umanità.

Un'opportunità importante per la Campania e l’Irpinia per creare un indotto turistico, economico e culturale. La Regina Viarum unisce territori ricchi di uno straordinario patrimonio storico, archeologico e naturalistico e ha le caratteristiche per divenire uno dei più grandi cammini europei.

La Campania è la regione maggiormente attraversata dall'arteria. Con 190 chilometri di cammino, coinvolge i comuni di: Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico, Carinola, Francolise, Grazzanise, Capua, Santa Maria Capua Vetere, Curti, Casapulla, Casagiove, Caserta, San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Maddaloni, Cervino, Santa Maria a Vico, Arienzo, Forchia, Arpaia, Paolisi, Airola, Rotondi, Montesarchio, San Martino Valle Caudina, Roccabascerana, Ceppaloni, Apollosa, Benevento, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio, Calvi, Apice, Bonito, Venticano, Mirabella Eclano, Fontanarosa, Gesualdo, Frigento, Sturno, Rocca San Felice, Guardia Lombardi, Bisaccia e Lacedonia. 

Ora, non ci resta che aspettare il complesso e lungo iter con l'auspicio che l'Appia sia riconosciuta nella Lista del Patrimonio Mondiale durante la sessione estiva tra giugno e luglio del 2024.

La storia

La via Appia prende il nome dal suo ideatore, il censore Appius Claudius Caecus (Appio Claudio Cieco). 

La strada collegava Roma a Brundisium (Brindisi), il più importante porto per la Grecia e l’Oriente nel mondo dell’antica Roma. E’ sicuramente la strada più famosa di cui sono rimasti i resti e la prima costruita secondo criteri moderni, tanto da permetterne l’utilizzo anche in inverno. Tanto che i romani la chiamavano “Regina viarum”, la regina delle strade, un orgoglio della loro magnificenza.I lavori cominciarono nel 312 a.C. per volere del censore Appio Claudio Cieco che fece ristrutturare e ampliare una strada preesistente che collegava Roma ai colli Albani. Con la conquista delle regioni meridionali venne prolungata fino a Benevento, dopo la sconfitta di Pirro e la fondazione di quella colonia. Poi si aggiunse Taranto ma bisognerà arrivare fino al 190 a.C. per vedere completato il percorso fino allo strategico porto di Brundisium. Una lunghezza finale di 365 miglia (considerando che il miglio romano è pari a 1480 metri) che potevano essere percorsi da un viaggiatore in un paio di settimane.

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