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Penza non vede nulla di buono per la Confcommercio: "Stiamo subendo un altro napolicentrismo"

In vista dell'assemblea dei soci

Mercoledì 28 febbraio si svolgerà una importante assemblea alla Confcommercio di Avellino. Il suo futuro è in bilico. Pasquale Penza, componente di Giunta all'emittente Prima Tivvù, spiega la situazione dell'Ente. 

"La convocazione, seppure scritta in maniera stranamente criptica e non interpretabile se non in presenza dello Statuto – converrà che non è il modo per celebrare la trasparenza, porta all’ordine del giorno il “recesso” da Confcommercio nazionale e lo “scioglimento”. Tecnicamente il recesso consente all’associazione di continuare il suo percorso in autonomia senza il marchio Confcommercio, lo scioglimento invece prevede una procedura di chiusura con devoluzione dei beni ad associazioni con finalità analoghe. In entrambi i casi, chiunque avalli una delle due situazioni, sta decretando la fine di Confcommercio Avellino, a favore di qualche associazione di respiro locale, magari già costituita, oppure a favore di un’associazione Confcommercio Regionale che, per numeri, non saremo in grado di guidare in nessun modo, assumendo il ruolo di comparsa".

Sul futuro Penza non vede nulla di buono: "Stiamo consegnando 60 anni di attività e di impegno sul territorio a Napoli ovvero si starebbe dilapidando un patrimonio costruito da migliaia di commercianti irpini a causa di pochi che poco e male conoscono il mondo delle imprese. Subire un altro episodio di “napolicentrismo” significherebbe dissolvere l’Associazione. L’Irpinia rappresenta circa il 7% della Campania mentre Napoli circa il 53%! Bisogna interpretare la Confcommercio così come è percepita dagli associati: la “casa dell’impresa”, dove l’Associato si reca per trovare soluzioni ai numerosi problemi quotidiani. La presenza di Confcommercio, oltre a svolgere le sue funzioni vocazionali, molto spesso risponde anche ad esigenze di tipo sociale, divenendo l’unico punto di riferimento dell’operatore che deve sentire l’associazione propria ma senza sentirsene padrone".

Tenterà in tutti i modi di salvaguardare la Confcommercio: "Gli associati hanno il dovere di difendere il più prestigioso presidio degli operatori economici della nostra Provincia per affrontare con calma e maggiore coinvolgimento, disinteressato e senza infingimenti, il delicatissimo argomento. I partecipanti all’assemblea, non potranno sic et simpliciter sottoscrivere la chiusura della Confcommercio di Avellino, firmerebbero una storica quanto disonorevole deliberazione. Nemmeno bisogna immaginare, come qualcuno con superficialità e ingenuità afferma, che Napoli si accollerebbe gli oneri finanziari lasciando gli onori alla delegazione di Avellino, quasi a dire io pago e tu decidi, sapendo che non è verosimile".

La proposta alternativa che porterà in assemblea è questa: "Una delle strade praticabili potrebbe essere simile a quella adottata per l’accorpamento delle Camere di Commercio, che, con l’unione tra quella di Avellino e quella di Benevento, suggerisce di fatto un orientamento. Nello specifico si è tenuto conto di diversi importanti fattori: la morfologia del territorio, l’appartenenza alle aree interne della Regione, le analogie economiche e sociali, le simili (floride) situazioni finanziarie, ecc., aprire una riflessione onesta e leale su questo argomento con gli amici e colleghi di Benevento crediamo non sarebbe un problema. A questo si dovrebbe aggiungere la ripresa della progettualità della nostra struttura, ormai in stallo, da cui ricavare risorse da destinare al mantenimento della stessa".

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