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Economia

Grano italiano in etichetta, braccio di ferro tra pastai e Coldiretti

Nel mirino la quantità di proteine presenti nel grano italiano, ma in quello irpino si toccano punte del 18,5% con una media del 15,4%

"La  trasparenza dovrebbe essere un principio banale delle regole commerciali, eppure c’è chi accusa Coldiretti di volerne troppa”.

Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti, commenta così la polemica sollevata da alcuni industriali della pasta sulla stampa in merito all’etichettatura obbligatoria introdotta il 20 agosto dal governo, su iniziativa dei Ministeri dell’Agricoltura e dello Sviluppo Economico.
“Una parte dei pastai – spiega Masiello, presidente di Coldiretti in Campania – ritiene che il provvedimento possa generare un ‘surriscaldamento dei prezzi del grano duro’. Fenomeno che deriverebbe dalla confusione generata da etichette che riportano semplicemente l’origine del grano e il paese dove è stato macinato, nello specifico se si tratta di Italia, di paesi Ue o non Ue. Inoltre sostengono che il grano italiano rovinerebbe il buon nome della pasta al dente perché non in grado di offrire alti contenuti di proteine. Intanto se i prezzi si surriscaldano è perché evidentemente diventa più difficile farli crollare in piena mietitura con arrivi di navi cariche dall’estero. Quanto alla quantità di proteine, faccio notare che quest’anno il grano aureo che si coltiva nell’entroterra campano è arrivato a punte del 18,5% di proteine con una media del 15,4% (fonte: Agrisemi Minicozzi). È noto che il valore ottimale per la pasta top quality è il 14%.


Detto questo, non riusciamo a capire cosa c’è di sbagliato nel dichiarare l’origine delle materie prime. Se il valore sta nella manifattura, cosa cambia nel dichiarare l’origine del grano? La verità è che un consumo consapevole, a cascata, genera un prezzo giusto pagato agli agricoltori. Coldiretti è orgogliosa di difendere il grano italiano, e non solo noi. Tanto è vero che esistono già molti contratti di filiera 100% italiana. Abbiamo tanti esempi proprio in Campania di industrie alimentari che hanno deciso di comprare grano dei nostri agricoltori e di produrre un’ottima pasta. Il successo della qualità aureo,ad esempio, è la dimostrazione che la trasparenza fa bene a tutti”.

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