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Economia

Confagricoltura: “Ridurre la dipendenza dalle importazioni agroalimentari”

“E’ questa la strada per assicurare un futuro all’agricoltura italiana”

“Siamo molto preoccupati per le ricadute in termini economici che la guerra in Ucraina sta comportando in negativo per il settore agricolo nazionale e per le imprese agricole della nostra Provincia” è il grido d’allarme che lancia il presidente di Confagricoltura Avellino, Angelo Frattolillo, commentando ciò che sta succedendo in queste settimane dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

   “Bastano pochi dati per avere il drammatico quadro della situazione che sta investendo le aziende irpine, dati rilevati dagli stessi imprenditori agricoli: i concimi azotati (urea agricola) che nel 2021 costavano 40 euro/quintale, nel 2022 sono aumentati fino a 105/110 euro/quintale (con un forte balzo in avanti a partire da gennaio scorso); il gasolio agricolo che l’anno scorso si comprava mediamente a 0,70 euro/litro, quest’anno è balzato a 1,60/1,70 euro/litro; alle stelle anche i prezzi per i mangimi zootecnici: i mangimifici sono in grandi difficoltà nell’approvvigionarsi di materia prima (mais, sfarinati) ed i prezzi sono aumentati in media del 30% nelle ultime settimane. Per non parlare dei costi dell’energia elettrica e del gas”.  

   La Federazione Russa produce 50 milioni di tonnellate di fertilizzanti, circa il 15% dell’intera produzione mondiale. L’Unione europea e il Brasile sono i principali acquirenti. “La situazione va attentamente monitorata - puntualizza Confagricoltura - Potrebbe rendersi indispensabile una reazione concertata in sede multilaterale per garantire al massimo le operazioni colturali in vista dei nuovi raccolti”.

   Una situazione insostenibile sicuramente nel medio/lungo periodo con tante aziende che si stanno interrogando seriamente su come affrontare il futuro, superare l’emergenza (si spera breve) e riprendere poi decisamente. Ma per tante aziende il futuro si presenta molto incerto.

   “Un settore che si stava lentamente riprendendo dalla batosta della pandemia, che aveva evidenziato l’importanza dell’agricoltura nel provvedere al soddisfacimento dei bisogni primari dei cittadini, si trova ora a combattere contro un nemico da cui non sa come difendersi, dovendo passivamente subire le conseguenze di un evento “stupido e irrazionale” quale è una guerra nel 2022”, commenta il direttore provinciale, Antonio Caputo.

   Inoltre, le agitazioni previste per i prossimi giorni del settore trasporto su gomma, oltre ai disagi più generali connessi alla movimentazione delle merci, determinerà difficoltà ancora più incisive in ordine allo spostamento e alla consegna dei prodotti agricoli deperibili alla distribuzione, alla consegna dei mangimi agli allevamenti e all’attività quotidiana di raccolta del latte.

   Bene ha fatto il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a chiedere al ministro Lamorgese particolare attenzione al tema, con l’auspicio che il Viminale possa assicurare il regolare svolgimento delle attività, evitando un peggioramento della situazione.

   Dopo le insistenti prese di posizione e le precise indicazioni dei giorni scorsi da parte di Confagricoltura, dai Capi di Stato e di Governo della UE è giunta l’indicazione di modificare gli indirizzi della Politica Agricola Comune (PAC).

   “Il Consiglio Europeo ha infatti convenuto che occorre aumentare la sicurezza alimentare, riducendo la dipendenza dalle importazioni. In particolare, deve salire la produzione di proteine vegetali”.

   “Riteniamo – aggiunge il direttore provinciale dell’Organizzazione, Antonio Caputo, - che debba temporaneamente essere sospesa l’adozione della nuova Pac, così come l’obbligo del greening; allo stesso modo si renderebbe necessaria una proroga dell’attuazione della strategia Farm to Fork, rivedendola alla luce della situazione odierna”.

   “Vanno poi riviste – secondo il Presidente provinciale, Angelo Frattolillo - le norme che vincolano o limitano la possibilità produttiva dei campi; basti pensare che oggi in Italia, tra EFA e altro, abbiamo ben 1 milione di ettari che non vengono coltivati e che si potrebbero recuperare e mettere a regime. A questo punto, va data agli agricoltori europei la possibilità di utilizzare tutto il potenziale produttivo, eliminando i vincoli che frenano, in particolare, la produzione di cereali e semi oleosi”.

   “Occorrono provvedimenti decisi per limitare l’impatto senza precedenti dell’aumento dei costi di produzione e non c’è molto tempo a disposizione” dichiara Frattolillo.

   E’ fuor di dubbio che questa drammatica situazione è però anche il risultato di scelte strategiche sbagliate fatte nel passato, che hanno lasciato gli imprenditori agricoli quasi totalmente esposti alle dinamiche di mercato. Diventa quindi fondamentale pianificare l’immediato e iniziare a ragionare sul futuro dell’intera agricoltura italiana, a partire dai seminativi.

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