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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Crisi settore vitivinicolo in Irpinia, la Cia lancia l'allarme: "Questione economica drastica"

Il resoconto dell'incontro tenutosi presso il Circolo della Stampa: "La strada è lunga, il problema vendemmia va risolto. Bisogna collocare le uve a un prezzo dignitoso"

Presso il Circolo della Stampa di Avellino, il presidente di Cia Avellino Stefano Di Marzo, il presidente di Cia Campania Raffaele Amore e il rappresentante di Cia Paternopoli Mario Cresta hanno incontrato la stampa per fare il punto della situazione sulla crisi del settore vitivinicolo in Irpinia, con un particolare occhio di riguardo all'area di produzione del Taurasi, danneggiata, peraltro, dalla grandine che si è abbattuta sui vigneti nei primi giorni di agosto.

Crisi settore vitivinicolo in Irpinia, la Cia lancia l'allarme: "Questione economica drastica" (Foto di Vinicio Marchetti)

Cresta: "Siamo con le lacrime agli occhi, situazione di una drammaticità unica"

Mario Cresta, rappresentante di Cia Paternopoli, fa il punto della situazione: "È una questione economica drastica. La viticoltura è un pilastro importante dell'economia del nostro territorio: parliamo di uve molto pregiate di Aglianico pronte a diventare Taurasi. Si tratta di un grosso problema, ai quali seguono anche tutti questi aumenti legati alle materie prime e al gasolio, un altro macigno che si ripercuote su noi agricoltori. L'appello che rivolgo è quello di fare unione, costituire una sinergia e riconoscere questa vendita a un prezzo dignitoso per noi viticoltori, senza denigrare il prodotto. È necessaria anche un'azione di marketing, per la quale richiamiamo all'attenzione non solo le istituzioni locali, ma anche quelle regionali, affinché si faccia molta pubblicità dei nostri rossi pregiati. Non siamo in grado di fare una stima ben precisa sulla quantità di prodotto invenduta, ma si aggirerebbe intorno ai 20-25mila quintali di uva. Un'azienda storica non ha fatto più le commesse e non possiamo entrare nel merito del mancato ritiro dell'uva. La strada è lunga, il problema vendemmia va risolto. Siamo con le lacrime agli occhi perché, se questi sono i presupposti, è una situazione di una drammaticità unica". 

Di Marzo: "La situazione ha gettato sul lastrico e nella disperazione un'intera comunità di produttori"

Il Presidente di Cia Avellino, Stefano Di Marzo, ribadisce quanto affermato da Cresta, specificando che: "Un gruppo importante di viticoltori e aziende socie confederate hanno ricevuto una telefonata nei primi giorni di agosto, disdettando la raccolta. Ora, il punto è che questa situazione ha gettato sul lastrico e nella disperazione un'intera comunità di produttori. Questa è la ragione per cui abbiamo accolto il loro grido di dolore e messo insieme una serie di azioni: soprattutto, una richiesta formale al Prefetto di Avellino di istituire un tavolo di crisi al quale saranno chiamati tutti gli stakeholders della filiera, le grandi aziende e, perché no, anche qualche attore della cooperazione non irpina per dare dignità del lavoro a questi attori e affinché si realizzino le condizioni per una conservazione e per un posizionamento delle nostre uve. Il mondo dell'agricoltura è stato già fortemente bistrattato, siamo usciti dalla pandemia con rincari su materie prime e carburante. Questo sarebbe l'ennesimo colpo di grazia a un settore già provato. Bisogna collocare le uve a un prezzo dignitoso. Viceversa, si rischia una tenuta sociale ed economica importante in questo territorio".

Tecce: "Oltre 100 aziende sono in difficoltà, da evitare le onde speculative"

"I produttori rischiano il default" sentenzia Michele Tecce, consigliere comunale di Paternopoli e delegato alla gestione dell'emergenza. "L'amministrazione comunale non può non essere presente in maniera intensa, insieme alla Cia, al fianco degli agricoltori, perché si rischia il bagno di sangue. Sostanzialmente, la produzione di uva di pregio per quanto concerne non solo il nostro comune, ma anche quelli limitrofi, rappresenta il nucleo essenziale del sistema produttivo, ormai da qualche tempo, e su questo il territorio ha investito tantissimo. La cosa che maggiormente ci preoccupa e che dobbiamo evitare a tutti costi è che, in questo periodo così particolare, possano avanzare onde speculative. Crediamo che, in questo momento, bisogna iniziare a fare un ragionamento più strutturato, soprattutto per quanto riguarda la struttura più debole della filiera, ossia i produttori, che poi rappresentano anche la parte più importante. Siamo di fronte a piccole realtà, costrette ad affrontare le dinamiche del mercato e, in solitudine, si trovano in una condizione di debolezza. Bisogna avviarsi verso un percorso associativo di una certa intensità. Oltre 100 aziende sono in difficoltà".

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