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Cashback, ecco cosa accadrà da luglio con il governo Draghi

La misura non compare nel recovery plan: il governo potrebbe rifinanziarla con fondi ordinari, ma non è scontato

Che ne sarà del cashback? La misura voluta da Conte e i 5 Stelle per rilanciare il commercio e combattere l'evasione fiscale non compare nel recovery plan presentato dal premier Mario Draghi. Un'assenza che pesa se pensiamo che la bozza del Pnnr del Conte 2 prevedeva di rifinanziare la misura con uno stanziamento di 4,77 miliardi. Ma nella maggioranza il cashback non piace a tutti e del resto lo stesso Draghi non lo ha mai difeso a spada tratta. Il fatto che nel recovery plan non vengano stanziati dei fondi ad hoc tuttavia non significa necessariamente che il programma cashback verrà cancellato. Resta in piedi la possibilità di finanziare queso strumento con i fondi ordinari, ma non si può escludere neppure l'eventualità che dopo la prima scadenza, prevista a luglio, il cashback venga effettivamente accantonato.

Il M5s e la battaglia per non cancellare il cashback

A difendere la misura del resto sono rimasti solo i 5 Stelle. E da parte di Giuseppe Conte non sembra ci sia la volontà di ingaggiare una battaglia con il nuovo premier. Se pochi giorni fa l'ex presidente del consiglio si è speso personalmente per il rifinanziamento del superbonus al 110% fino al 2023, il silenzio sul cashback fa pensare. La misura è spacciata o il M5s sta solo prendendo tempo? Vero è che una ventina di giorni fa il Senato ha respinto una mozione di Fratelli d'Italia che chiedeva al governo di destinare quei fondi ai ristori. Ma in quell'occasione, anche all'interno della maggioranza si erano aperte alcune crepe con Forza Italia, Lega e Italia Viva che avevano deciso di astenersi. Quanto al Pd, di recente il senatore Antonio Misiani, membro della commissione bilancio, ha auspicato dei correttivi chiedendosi però se fosse davvero necessario spendere "quasi cinque miliardi di euro in due anni". Una somma che lo stesso Misiani definisce "elevata". Ed in effetti che il cashback sia una misura onerosa è cosa ripetuta da più parti, ciò che non è chiaro è se, e quanto, possa rivelarsi efficace nel combattere l'evasione.

Cashback: i rilievi della Corte dei Conti

Di recente questro strumento è finito anche sotto la lente della Corte dei Conti che nella memoria sul Documento di economia e finanza 2021, ha auspicato una "migliore finalizzazione e articolazione" delle misure volte a favorire i pagamenti elettronici come il cashback e la lotteria degli scontrini. "Pur condividendone le finalità e in attesa di poter disporre di dati analitici sui risultati finora conseguiti", si legge, "si rileva l'esigenza di una loro migliore finalizzazione e articolazione, essendo necessario comunque evitare la dispersione di risorse con l'incentivazione di operazioni in settori ove non si registrano significativi fenomeni di omessa contabilizzazione dei corrispettivi o nei quali il pagamento mediante carte di debito o di credito è da tempo invalso nell'uso". Al contrario, "le incentivazioni dei pagamenti elettronici andrebbero concentrate relativamente agli acquisti di beni e servizi di modico valore o per i quali sono più probabili fenomeni di occultamento".

Giorgia Meloni non si è lasciata sfuggire l'occasione per andare all'attacco. "Fratelli d'Italia ha chiesto in ogni sede, con proposte puntuali presentate in Parlamento, di sospendere questo provvedimento da circa 5 miliardi di euro e di destinare quelle risorse ai ristori per imprese e lavoratori colpiti da una profonda crisi economica" ha spiegato venerdì scorso la leader di Fdi. "Io stessa ho detto al premier Draghi quando lo ho incontrato che spendere miliardi, in tempi di pandemia, per dichiarare guerra al contante e fare la lotteria degli scontrini è inutile oltre che incomprensibile. Ora che non è più solo Fdi a sollevare il tema il governo prenda atto del fallimento e dia un segnale di discontinuità con il suo predecessore: sospenda il cashback e metta sui ristori quei miliardi". Una posizione condivisa dalla presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, che parlando del superbonus al 110%  ha spiegato che i soldi investiti per quest'ultima misura sono "a tutti gli effetti debito buono, a differenza del cashback, due provvedimenti che invece sono stati posti surrettiziamente sullo stesso piano". Insomma, sul cashback i partiti di centrodestra affilano le armi. E il M5s sembra piuttosto isolato. Resta da vedere se Conte sarà disposto ad ingaggiare una battaglia all'interno della maggioranza e con lo stesso Draghi e se il Pd correrà in suo soccorso. Ad oggi però sembra difficile che la misura possa superare il giro di boa di luglio senza subire almeno dei correttivi. 

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