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Cucina Monteforte Irpino

E' San Martino, il rito del torroncino è d'obbligo

E' probabile che questa usanza si sia originata dal fatto che, in questa ricorrenza, nel mondo agricolo, si svolge la più importante fiera degli animali con le corna

Il giorno della festa di San Martino è occasione di grande allegria nella tradizione di vari paesi (Monteforte Irpino soprattutto). Si mangiano castagne, si beve vino novello e soprattutto si regalano i torroncini. Ma cosa sono quest’ultimi? Delle leccornie di nocciole tostate con zucchero, poi confezionate in carte di vari colori. Sono buoni da mangiare ma hanno secondo l’usanza anche un effetto anti tradimento.  

Gli uomini offrono alle loro mogli (o fidanzate) un vassoio di torroncini come premio per la loro fedeltà e per evitare che li tradiscano. E' probabile che questa usanza si sia originata dal fatto che, in questa ricorrenza, nel mondo agricolo, si svolge la più importante fiera degli animali con le corna come mucche, tori, buoi e capre. La fantasia popolare ha voluto vedere negli animali con le corna l'emblema dei mariti e ha trasformato il santo francese nel "patrono dei cornuti".

LA RICETTA

Torroncini  alle nocciole

1 Kg di nocciole sgusciate e tostate

1 Kg di zucchero semolato

Zucchero in granelli

In una pentola capiente, sciogliere lo zucchero a fiamma bassa, finché non diventa completamente liquido. Aggiungere, le nocciole tritate finemente, continuare a mescolare, sempre a fiamma bassa.

Ungere di olio un piano in marmo o legno e versarvi il composto preparato. Bagnarsi le mani e, prelevando piccole porzioni, formare i torroncini velocemente, prima che l’impasto solidifichi.

Passare i dolcetti nello zucchero in granelli e avvolgere in carta velina.

IL SANTO

Martino era figlio di un veterano dell’Impero Romano e per questo entrò nell’esercito con il grado di circitor, ovvero ufficiale addetto alla sicurezza e alle ronde notturne. Un notte molto fredda (siamo in Francia, nel IV secolo) Martino durante il suo solito giro di ispezione incontrò un mendicante, tutto infreddolito. Scese da cavallo e con la spada tagliò in due parti il proprio mantello da soldato, donandone una metà al povero uomo. Quella stessa notte, finito il turno di ronda e tornato al campo, Martino sognò Gesù.

Martino era pagano, ma nel sogno Gesù lo portava ad esempio agli altri Cristiani raccontando loro come un soldato romano, dividendo il mantello con un bisognoso, aveva compiuto un forte atto di generosità e bontà d’animo. Quando Martino si svegliò, trovò il suo mantello intero. Poco dopo quell’episodio e quel sogno, Martino si convertì al Cristianesimo. Servì nell’esercito romano ancora per qualche anno. Divenne monaco e, dopo aver predicato a lungo in Italia, in Francia e nell’attuale Ungheria (dove era nato),  si stabilì nella cittadina francese di Tours dove divenne vescovo.

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