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Cronaca

Truffa sui bonus facciata, sono cominciati gli interrogatori degli indagati

Gli indagati sono accusati dei reati di associazione a delinquere, truffa e tentata truffa sui crediti fiscali

Bonus edilizi, sono cominciati ieri mattina gli interrogatori, disposti dalla Procura di Avellino, nei confronti dei 23 indagati nell'inchiesta che ha portato alla scoperta di una maxi truffa di 15 milioni di euro. Scena muta per i primi indagati ieri negli interrogatori tenuti negli uffici del sostituto procuratore Russo. Tra i primi a essere ascoltati, Maurizio De Simone, principale indagato che avrebbe messo in piedi con la collaborazione di prestanomi un sistema che permetteva di accedere ai bonus per facciate e ristrutturazioni pur senza averne alcun diritto perché mai realizzati. L’uomo si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere come gli altri convocati ieri mattina dalla Procura.

Gli indagati sono accusati dei reati di associazione a delinquere, truffa e tentata truffa sui crediti fiscali. La truffa era stata ideata da 23 soggetti, tra commercialisti e consulenti con sedi operative a Pavia, Milano, Pistoia, Lecce e Roma. Sono indagate ad Avellino 19 persone, tutte titolari di aziende che avrebbero prodotto documentazione utile alla truffa. Le indagini, coordinate dalla Procura del capoluogo irpino, in una prima fase hanno identificato sette persone sprovviste dei requisiti per giustificare crediti d'imposta pari a cinque milioni e mezzo (reddito e proprietà d'immobili) che poi avevano tentato di cedere. L'operazione era stata bloccata dai controlli svolti in fase d'istruttoria dagli uffici finanziari. Successivamente le indagini hanno ricostruito un contesto riconducibile a un sodalizio criminale che attraverso la costituzione di diverse società, intestate a prestanome, avrebbero creato crediti d'imposta per quasi dieci milioni di euro sulla base di attestazione di lavori di rifacimento delle facciate in realtà mai avvenuti.

"Bonus facciate e ristrutturazioni", l'operazione della Guardia di Finanza

Nella giornata del 6 dicembre 2022, nel contesto di un'articolata attività d'indagine delegata e coordinata dalla Procura della Repubblica di Avellino, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Avellino hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Avellino, nei confronti di due società ed undici soggetti per i reati di associazione per delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, a seguito della creazione di circa 15 milioni di euro di falsi crediti d'imposta, relativi alle spese sostenute per interventi edilizi assistiti dal regime agevolativo dei cc.dd. "Bonus Facciate e Bonus Ristrutturazioni", in realtà mai avvenuti.

Il sequestro è finalizzato sia ad impedire la monetizzazione di crediti fittizi per Euro 5.500.000,00, ancora non utilizzati e presenti nei cassetti fiscali di alcuni indagati, sia a recuperare le somme ritenute profitto del reato pari ad Euro 9.428.597,27. L'attività investigativa ha consentito, in una prima fase, di identificare sette soggetti, persone fisiche, quali primi originatori di crediti d'imposta per un ammontare complessivo di Euro 5.500.000,00, sprovvisti dei requisiti basilari per la giustificazione di spese pari a tale importo (capacità reddituale, disponibilità di immobili, comunicazioni di effettuazione lavori).

Per tali crediti illeciti vi è stato un tentativo di cessione non andato a buon fine anche grazie ai controlli svolti dagli uffici finanziari in fase istruttoria. Le successive indagini hanno, altresì, consentito di ricostruire un contesto più ampio, riconducibile ad un sodalizio criminale che, attraverso la costituzione di diverse società intestate a "prestanome", aventi formale sede legale sull'intero territorio nazionale, avrebbe artatamente creato, sulla base dell'attestazione di lavori di ristrutturazione e di rifacimento facciate in realtà mai eseguiti, un complesso di crediti d'imposta fittizi per Euro 9.428.597,27, successivamente ceduti ad una società avente sede operativa ad Avellino, riconducibile ad alcuni degli indagati, residenti in provincia di Avellino. Gli approfondimenti investigativi sono anche il risultato di una proficua sinergia istituzionale avviata in virtù di uno specifico protocollo operativo con la Direzione Provinciale dell'Agenzia delle Entrate di Avellino.

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