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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Tentata estorsione all'Ultrabeat, inizia il processo per Romagnuolo e Ferrante

Inizia ufficialmente oggi, innanzi al secondo Collegio del Tribunale avellinese, il processo per quanto concerne il caso della tentata estorsione presso l'Ultrabeat ad Avellino; i due sono accusati di minacce e danneggiamento

Inizia ufficialmente oggi, innanzi al Collegio del Tribunale avellinese, presieduto da Sonia Matarazzo, il processo per il caso della tentata estorsione avvenuto presso l'Ultrabeat ad Avellino. Imputati Alessio Romagnuolo (25 anni), difeso dall’avvocato Gerardo Santamaria, e Claudio Ferrante (22 anni), difeso dallo stesso Santamaria e dall’avvocato Valeria Verrusio. I due sono accusati di minacce di morte e danneggiamento. 

Ascoltati i testimoni voluti dal Pm

Nella giornata di oggi veniva ammessa l'acquisizione dei testimoni richiesti dal Pubblico Ministero Cecilia Annecchini. L'udienza inizia con la costituzione di parte civile da parte di Gianpio Genovese, proprietario dell'Ultrabeat, difeso dall’avvocato Benny De Maio. Presenti in aula anche i due imputati. 

La prima escussione è stata quella del Brigadiere dei Carabinieri di Avellino, Gianluca Restieri, giunto sul posto la sera in cui è avvenuta la presunta estorsione: "Quando siamo giunti al locale, i due presunti estorsori erano già andati via e noi abbiamo provveduto a raccogliere la denuncia. Lo stesso Gianpio Genovese ci ha fornito i nomi dei due soggetti". 

Incalzato dal giudice, il militare ha ribadito che i due imputati erano già noti al proprietario dell'Ultrabeat: "L'attività d'indagine c'ha permesso di risalire anche alla vettura utilizzata dai due soggetti per raggiungere il locale".

Per quanto riguarda l'episodio di danneggiamento avvenuto poco prima presso la pasticceria Pacilio: "La sera stessa in cui è avvenuto il fatto, poco prima di recarci all'Ultrabeat, abbiamo constatato - anche grazie alle telecamere - che i due imputati hanno divelto la fioriera dinanzi la pasticceria Pacilio. La sensazione è che i due episodi non fossero strettamente collegati ma, piuttosto, che - per quanto riguarda la pasticceria - si trattasse di un avvertimento". 

La chiusura della deposizione da parte del carabiniere è relativa alla presenza o meno di un'arma: "Le immagini di videosorveglianza non confermano la presenza di un'arma ma, dalle evidenze ricavate, si evince che l'oggetto potesse essere celato sotto la maglia e quindi non rilevato dall'occhio delle telecamere", conclude.

Successivamente è stato il turno di Gianpio Genovese: "Conoscevo Ferrante e Romagnuolo, oggi presenti in aula. La collaboratrice mi chiese d'intervenire perché - il Ferrante - si era presentato armato, minacciando di sparare al nostro collaboratore, Sebastiano Sperduto". Il titolare dell'Ultrabeat prosegue: "Mi è stato riferito che, due giorni prima, avevano avuto un diverbio; un litigio in cui Ferrante aveva avuto la peggio".

Genovese, poi, si sofferma sulla richiesta estorsiva: "Ferrante era un nostro assiduo cliente ma, fino a quel momento, non avevo mai ricevuto richieste economiche. Mi avvicinarono e mi dissero che tutti pagavano, quindi dovevo farlo anche io. Poi aggiunsero che avrei dovuto dargli cinque carte, altrimenti non sarei arrivato a domenica...", conclude.

L'ultimo a essere ascoltato è stato Sebastiano Sperduto, collaboratore occasionale dell'Ultrabeat: "Avevo avuto una colluttazione con Claudio Ferrante. Quello che è successo dopo l'ho saputo dai giornali", conclude. 

La prossima udienza, adesso, è stata fissata per il 22 aprile per ascoltare un testimone della difesa e per la discussione. 

Romagnuolo e Ferrante hanno già lasciato il carcere

Il 19 marzo scorso veniva accolto il ricorso presentato dell’avvocato Santamaria e Alessio Romagnuolo lasciava dunque il carcere per essere trasferito ai domiciliari. Già il 9 marzo scorso, invece, il Tribunale del Riesame di Napoli, aveva accolto anche la richiesta degli avvocati Valeria Verrusio e dello stesso Santamaria, disponendo la scarcerazione di Claudio Ferrante. 

Minacce a un dipendente e al titolare dell'Ultrabeat

I fatti risalgono al 18 ottobre 2021, quando i due imputati, in evidente stato di ebbrezza, sono entrati all'interno del locale di Via Cannaviello, tentando di aggredire un dipendente dell'Ultrabeat (nello specifico, un buttafuori con il quale, già due giorni prima, vi era stata una rissa). Sia il Romagnuolo che il Ferrante avrebbero rivolto minacce di morte nei confronti del buttafuori, fatto che costituirebbe un ulteriore capo d'imputazione. Ma non solo: i due avrebbero anche intimato il proprietario dell'Ultrabeat, Gianpio Genovese, a consegnare loro una cospicua somma di denaro: “Mi devi dare cinque carte…Tu a domenica non arrivi…”. Qualche giorno dopo il blitz all'Ultrabeat, alcuni colpi di arma da fuoco sono stati esplosi nei pressi dell'abitazione del Romagnuolo, in località Quattrograne. Un episodio che, si suppone, possa essere collegato a quanto accaduto la notte del 18 ottobre scorso.

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