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Lunedì, 25 Settembre 2023
Cronaca

Strage dell'Acqualonga, i difensori si giocano le loro carte: "Occorre giustizia, non vendetta!"

Oggi, nell'aula 312 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, nel corso del processo di Appello, i giudici hanno ascoltato le arringhe dei difensori degli imputati

Oggi, nell'aula 312 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, nel corso del processo di Appello, i giudici hanno ascoltato le arringhe dei difensori degli imputati. Secondo l'avvocato Sergio Pisani, legale di Gennaro Lametta, il proprietario del bus precipitato dal viadotto Acqualonga dell'A16, la sera del 28 luglio 2013, all'altezza di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, "A Gennaro Lametta vengono contestate l'omessa revisione e manutenzione del bus di sua proprietà che in realtà sono addebitabili, la prima, a un sistema corruttivo esistente all'interno della motorizzazione civile di Napoli, che il quel periodo aveva effettuato circa seimila revisioni false; la seconda a un errore umano di chi omise di serrare i perni della trasmissione del pullman con una chiave dinamometrica, come necessario."

Pisani ha dichiarato in aula: "La sua condanna avrebbe il sapore di un verdetto emesso da un tribunale del Popolo che vuole vendetta ma non giustizia. Sono convinto che la Corte di Appello, pur sapendo di prendere una decisione impopolare, assolverà Lametta prendendo la decisione giusta."

La Strage dell'Acqualonga avvenne la sera del 28 luglio 2013: lungo l'autostrada A16, nel territorio del Comune di Monteforte Irpino, un bus precipitò dal cavalcavia a causa della rottura del giunto di trasmissione con conseguente rottura dell'impianto frenante. Su di esso, viaggiavano turisti di Pozzuoli, di ritorno da una giornata trascorsa a Telese Terme e Pietrelcina. Il bilancio fu drammatico: 40 vittime e 8 feriti. In primo grado furono condannati Gennaro Lametta e Antonietta Ceriola a 8 anni di reclusione. Furono, invece, condannati a sei anni di reclusione i dirigenti di Autostrade, Gianluca De Franceschi e Nicola Spadavecchia, Paolo Berti e Gianni Marrone, furono condannati a 5 anni e 6 mesi, Michele Renzi e Bruno Gerardi, furono condannati a 5 anni. Assolto l'ex amministratore delegato della concessionaria, Giovanni Castelucci, oltre al dirigente generale di Autostrade, Riccardo Mollo, e i dipendenti Michele Maietta, Massimo Fornaci, Marco Perna e Antonio Sorrentino e Vittorio Saulino della Motorizzazione di Napoli.

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