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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Aiello del Sabato

Segregata in casa, emessa la condanna per i genitori della vittima

Nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, ha avuto luogo il rito abbreviato nei confronti di Guarriello Maria e D'Amore Giuseppe, accusati di maltrattamenti nei confronti della figlia

In data odierna, è stata celebrata, innanzi al Giudice dell'Udienza Preliminare del Tribunale di Avellino,  Dott.ssa Francesca Spella, l'udienza per la discussione del giudizio abbreviato richiesto dagli imputati Guarriello Maria e D'Amore Giuseppe, imputati dei reati di tortura, maltrattamenti in famiglia (ai danni delle figlie maggiorenni - vittime di violenza diretta - e dei figli minorenni - vittime di violenza assistita), sequestro di persona, lesioni gravi e gravissime ed istigazione al suicidio ai danni della figlia convivente, ancora oggi collocata in una comunità protetta unitamente alla sorella. Agli imputati, all'esito degli approfondimenti investigativi svolti dopo l'esecuzione della misura cautelare, sono stati contestati anche il reato di tortura e lesioni gravissime per aver sottoposto la figlia Maddalena ad un trattamento disumano e degradante, e per aver agito con crudeltà nei confronti della medesima. In particolare, al padre è stato contestato il concorso omissivo in quanto, pur nella consapevolezza delle condizioni in cui versava la figlia che aveva l'obbligo giuridico di tutelare, ometteva qualsiasi intervento a tutela della stessa. Il Pubblico Ministero, dott.ssa Paola Galdo, ha richiesto la condanna alla pena finale di anni 16 per la Guarriello ed anni 14 per il D'amore, oltre alle pene accessorie; è stata inoltre chiesta la trasmissione degli atti per rivalutare la posizione dei servizi sociali. Il GUP, all'esito della camera di consiglio, ha condannato Guarriello Maria alla pena di anni 14 di reclusione e D'Amore Giuseppe alla pena di anni 12 reclusione, oltre alle pene accessorie e, come da richiesta della Procura, ha disposto la trasmissione degli atti per le valutazioni di competenza circa il comportamento dei servizi sociali. Le relazione redatte da quest'ultimi, infatti, sono sempre risultate positive nei confronti della famiglia D'Amore. Una valutazione che, alla luce di quanto emerso dalle indagini e appurato in sede processuale, getta gravissime ombre sull’attività di controllo svolta sugli orrori che avvenivano in quella casa. Grande soddisfazione, quindi, per le parti civili, difese di fiducia dall’avvocato Antonella De Angelis.

Il giorno dell'arresto: la fine dell'incubo

Nella sera del 25 aprile 2022, i Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Avellino, su richiesta di questa Procura, nei confronti di una 47enne di Aiello del Sabato, Guarriello Maria, indiziata dei reati di “maltrattamenti in famiglia", "lesioni personali aggravate" e “sequestro di persona", commessi nei confronti della propria figlia convivente, 21enne.

Era tenuta legata con una catena a una ringhiera delle scale interne dell'edificio o al proprio letto

In particolare, nella serata di sabato 23 aprile 2022, i militari sono intervenuti all'interno dell'abitazione della donna, su richiesta della sorella della vittima, rilevando una situazione familiare apparsa sin da subito gravemente compromessa. Le immediate indagini, svolte dai Carabinieri della Compagnia di Solofra con il supporto di personale specializzato nel contrasto alla violenza di genere e intra-familiare del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, hanno permesso di ricostruire, allo stato delle indagini, una storia di vessazioni e maltrattamenti fisici messi in atto da anni dalla 47enne nei confronti della figlia. La giovane, infatti, oltre ad aver riferito di ripetute violenze da parte della genitrice, era tenuta legata con una catena a una ringhiera delle scale interne dell'edificio o al proprio letto - e in queste condizioni l'hanno trovata i Carabinieri intervenuti presso l'abitazione ed ha raccontato agli operanti di essere stata costretta a restare chiusa in camera, al buio, in condizioni sanitarie precarie, per giorni interi, mangiando una volta al giorno. 

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