rotate-mobile
Cronaca

Sanitari no vax senza stipendio, quelli pentiti e cosa succede ai lavoratori non vaccinati

Si va dai no vax convinti a chi dichiara di non vaccinarsi per problemi di salute o altri pericoli veri o presunti, presentando un certificato di esenzione. C'è anche chi non sta ritirando la posta, rifiutando di prendere la raccomandata delle aziende sanitarie locali

Centinaia di sanzioni, con la sospensione, il demansionamento e l'azzeramento dello stipendio, e persino qualche no vax pentito che è corso a immunizzarsi per non perdere il lavoro. Dopo il decreto legge del governo Draghi con le nuove misure urgenti per il contenimento dell'epidemia in materia di vaccinazioni anti covid, sono già molti nelle regioni italiane i provvedimenti verso i sanitari che non stanno rispettando l'obbligo di vaccinazione per la categoria. Secondo le sanzioni previste, per i medici, gli infermieri e gli operatori socio-sanitari senza dose scatta la sospensione e la retribuzione viene azzerata. I trasgressori saranno sottoposti a sanzioni ancora più pesanti nel caso in cui dovesse nascere in corsia un eventuale focolaio legato alla mancata vaccinazione.

La legge parla chiaro: "La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l'esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati". Vaccinarsi, in questi casi, significa anche garantire un sistema sanitario senza rischi per i pazienti. Gli elenchi dei dipendenti non vaccinati sono già stati inviati alle direzioni sanitarie che a loro volta stanno recapitando le lettere di sospensione senza retribuzione, fino al 31 dicembre, salvo la possibilità di interrompere lo stop sottoponendosi alla doppia dose di vaccino.

Ma quanti sono e dove sono i sanitari no vax? Si va dai no vax convinti a chi dichiara di non vaccinarsi per problemi di salute o altri pericoli veri o presunti, presentando un certificato di esenzione. C'è anche chi non sta ritirando la posta, rifiutando di prendere la raccomandata delle aziende sanitarie locali. Per loro scatta un sollecito, come previsto dalla normativa vigente: vale come un ultimatum prima della sospensione con decorrenza immediata.

A poche settimane dall'entrata in vigore delle norme del dl 44/2021 sull'obbligo vaccinale per i sanitari, una dipendente dell'ospedale Brotzu di Cagliari si era presentata al lavoro senza vaccino. L'operatrice, di fronte alle contestazioni dei superiori, aveva fatto resistenza, tanto che per convincerla sono stati chiamati i carabinieri. Questa scena potrebbe ripetersi, perché sono partite le prime 57 lettere di Ats Sardegna per la sospensione dal servizio dei medici e dei sanitari senza vaccino. Tra il personale che opera nelle strutture pubbliche e private accreditate nell'isola, sono più di 700 coloro che ancora non hanno ricevuto il vaccino anti covid.

Anche in Liguria sono scattate le prime sospensioni: 71 sanitari no vax del sistema regionale sono stati sospesi senza stipendio o spostati a servizi non a contatto con i malati. Sono 34 all'ospedale San Martino di Genova, che ha oltre 5.000 dipendenti, due al pediatrico Gaslini, 16 nella Asl3 di Genova, 17 nella Asl4 del Tigullio e 2 nella Asl della Spezia. In Veneto, l'Ulss 3 Serenissima sta definendo la sospensione di 40 sanitari, dopo i 30 sollevati dal servizio nei giorni scorsi. Si tratta perlopiù di infermieri che hanno rifiutato senza motivazioni plausibili di sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria. Edgardo Contato, direttore generale dell'azienda sanitaria, non ha escluso che tra i no vax più convinti ci possano essere anche alcuni medici di base, rimasti fermi nelle proprie convinzioni nonostante i richiami inviati nelle scorse settimane.

Migliaia di sanitari no vax pentiti in Lombardia

Abbastanza particolare è il caso della Lombardia, dove a fine luglio l'Ats Città metropolitana di Milano aveva segnalato agli ordini professionali e alle aziende sanitarie il primo migliaio di operatori non vaccinati e quindi destinati alla sospensione. Com'è finita? Con la minaccia della perdita del lavoro, molti sono i sanitari no vax "pentiti" che si sono immunizzati. E così, dopo gli avvisi di sospensione, ora fioccano le lettere di riammissione.

"Ne stiamo firmando tantissime - conferma l'Agenzia di tutela della salute -. Forse inizialmente pensavano che non si arrivasse davvero fino al provvedimento o contavano sull'inerzia. Ma quando ricevono la lettera che comunica loro che devono stare a casa senza stipendio, molti vanno a farlo il vaccino". Le segnalazioni dei nominativi di chi non si è vaccinato, spedite con raccomandata, sono state in totale circa seimila. Nel giro di qualche settimana quindi si chiuderà l'iter per loro e al massimo intorno ai primi di settembre scatteranno i verbali per chi persevererà nel non vaccinarsi.

La sospensione dei lavoratori non vaccinati

Fin qui i sanitari. Ma cosa succede per le altre categorie di lavoratori? Se un lavoratore rifiuta di vaccinarsi contro il covid, il datore di lavoro può sospenderlo dalle sue mansioni con il contestuale stop dello stipendio? Il dibattito è acceso, tra chi si appella alle proprie libertà costituzionali e chi sostiene che la tutela della salute della collettività, soprattutto in tempi di pandemia, venga prima di tutto. Oggi in Italia non c'è una norma specifica, ma le prime decisioni dei giudici che negli ultimi mesi si sono occupati di casi simili puntano verso la possibilità di sospendere i lavoratori no vax.

C'è una recente ordinanza emessa dal giudice civile Emilia Salvatore del tribunale di Modena. La vicenda è avvenuta prima dell'approvazione del decreto del governo sull'obbligo di vaccinazione per i lavoratori sanitari. Il giudice si è pronunciato su un ricorso presentato da due fisioterapiste di una Rsa, assunte da una cooperativa, che erano state sospese dal posto di lavoro perché non vaccinate contro il coronavirus. Secondo il giudice, il datore aveva il diritto di sospendere entrambe le lavoratrici. L'ordinanza di Modena evidenzia che il datore di lavoro si pone come "garante della salute e della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che per diverse ragioni si trovano all'interno dei locali aziendali".

Il provvedimento sottolinea che, anche se il rifiuto a vaccinarsi non può dar luogo a sanzioni disciplinari, può comportare conseguenze sul piano della valutazione oggettiva dell'idoneità alla mansione. In sostanza, per chi lavora a contatto con il pubblico oppure in spazi chiusi vicino ad altri colleghi, la mancata vaccinazione può costituire un motivo per sospendere il lavoratore senza retribuzione. Non basta dunque l'utilizzo di mascherine protettive per evitare di essere sospesi dalle proprie mansioni.

Ai sensi dell'articolo 2087 del codice civile, "l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro". Il tribunale ha poi ricordato che una direttiva dell'Unione europea ha incluso il Covid-19 tra gli agenti biologici per cui è obbligatoria la protezione anche negli ambienti di lavoro. In precedenza, in riferimento a vicende simili a quella di Modena, alla stessa conclusione erano arrivati il tribunale di Belluno e quello di Verona. Anche in questi casi, i giudici competenti avevano basato la loro pronuncia sull'articolo 2087 del codice civile e sulla direttiva Ue sulle azioni preventive contro la diffusione di malattie nei luoghi di lavoro.

Dopo che il governo ha previsto l'estensione dell'uso del green pass per potersi sedere ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti e accedere a una serie di eventi e spettacoli, il tema dell'obbligo vaccinale per i lavoratori ha acquisito ancor più rilevanza. Ed è stato disposto anche per i docenti e tutto il personale della scuola in vista della riapertura di settembre: i prof senza green pass perdono lo stipendio dopo 5 giorni di assenza. Nei giorni scorsi Confindustria si è detta favorevole alla richiesta di presentazione del certificato verde per accedere ai luoghi di lavoro, proponendo per i "no vax" lo spostamento ad altre mansioni oppure la sospensione. I sindacati non sono d'accordo.

"Non arriveremo all'obbligo della vaccinazione per tutti i cittadini"

"In questi mesi il Paese ha retto anche perché le forze sociali hanno saputo lavorare insieme - ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza -. Spero che anche nei prossimi giorni le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro potranno ancora sedersi a un tavolo e trovare le soluzioni migliori. Sono scelte delicate che hanno a che fare con la vita delle persone e vanno decise insieme". La decisione però andrebbe presa dal governo e non dai singoli datori di lavoro, come ha ricordato il sottosegretario all'Economia Maria Cecilia Guerra: "Non arriveremo all'obbligo della vaccinazione per tutti i cittadini. Le decisioni vadano prese congiuntamente".

Leggi la notizia su Today

Morgante: "Dipendenti Asl non vaccinati? Dobbiamo tutelare l'interesse pubblico e applicheremo la norma"

Nella giornata di ieri, il direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Locale, Maria Morgante, ha risposto alle domande dei giornalisti presso il Centro vaccinale di Avellino. 

"Dobbiamo tutelare l'interesse pubblico"

"Ci siamo immediatamente adoperati per attivare tutte le procedure previste dal decreto 44 dell’1 aprile scorso. Noi dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per tutelare in primis l’interesse pubblico. Dobbiamo garantire che tutto il personale che lavora in sanità sia vaccinato per tutelare se stesso e la collettività. Il vaccino è uno strumento di civiltà e di tutela della salute pubblica. Per questa ragione è indispensabile che tutti si vaccinino, a partire proprio dagli operatori sanitari, per i quali c’è un obbligo di legge". Ricordiamo che sono circa trenta i dipendenti Asl, tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari, che non si sono ancora vaccinati contro il Covid e che, quindi, che hanno rapporti di lavoro diretto e indiretto con via degli Imbimbo, non in linea con le indicazioni normative. 

"Abbiamo attivato la procedura, attendiamo che le persone, come da decreto, vengano contattate per presentare la certificazione dell'avvenuta vaccinazione. Poi dobbiamo capire quanti di questi trenta rimangono fuori come no vax oppure decidono di vaccinarsi. Spero che queste trenta persone decidano di vaccinarsi, altrimenti si applicherà la norma".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sanitari no vax senza stipendio, quelli pentiti e cosa succede ai lavoratori non vaccinati

AvellinoToday è in caricamento