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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Aste ok, Livia Forte resta in carcere: rigettata la richiesta dell'avvocato

La donna fu tratta in arresto nel novembre del 2020

Livia Forte resta ristretta nel carcere di Latina. La 61enne avellinese, imputata nel filone Aste Ok, è accusata - insieme al fratello Modestino Forte - di associazione a delinquere di stampo camorristico, associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti e tentata estorsione. Per l'imputata non sono stati concessi gli arresti domiciliari. Rigettata l'istanza presentata dall'avvocato Alfonso Furgiuele in quanto, ad avviso dei giudici del tribunale di Avellino, sussistono le esigenze cautelari. La donna fu tratta in arresto nel novembre del 2020.

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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