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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Ecoambiente non paga Irpiniambiente e si scopre che i soldi venivano giocati in borsa

La Provincia di Avellino ha intentato un giudizio (che sarà discusso però soltanto a dicembre di quest’anno dinanzi al tribunale di Salerno) per recuperare i quasi 2,5 milioni di euro che la società provinciale salernitana Ecoambiente deve a quella avellinese, la IrpiniAmbiente, per i conferimenti in discarica dei rifiuti prodotti dallo Stir di Battipaglia durante gli anni 2010 e 2011

La Provincia di Avellino ha intentato un giudizio (che sarà discusso però soltanto a dicembre di quest’anno dinanzi al tribunale di Salerno) per recuperare i quasi 2,5 milioni di euro che la società provinciale salernitana Ecoambiente deve a quella avellinese, la IrpiniAmbiente, per i conferimenti in discarica dei rifiuti prodotti dallo Stir di Battipaglia durante gli anni 2010 e 2011. Il 16 maggio il presidente irpino, Domenico Gambacorta, aveva scritto al suo omologo per chiedergli un incontro per risolvere la questione. EcoAmbiente, infatti, nonostante un accordo transattivo con IrpiniAmbiente per la dilazione del pagamento in 24 rate da circa 50mila euro, che avrebbe dovuto cominciare a pagare dallo scorso mese di gennaio, non ha ad oggi pagato nemmeno un euro. Adarne notizia è La Città di Salerno.

Cinque milioni di euro di debiti nei confronti delle Province di Salerno ed Avellino con i soldi che venivano giocati in borsa sottraendoli in questo modo ai creditori. È sicuramente questo il passaggio più rilevante della relazione che il consigliere delegato all’Ambiente, Domenico Volpe, ha portato ieri mattina all’attenzione del consiglio provinciale riunito in seduta ordinaria e monotematica per discutere della situazione di una delle sue società partecipate, la EcoAmbiente, che gestisce gran parte del ciclo integrato dei rifiuti.

Intanto, il presidente di EcoAmbiente ha convocato per questa mattina alle 11 una conferenza stampa nella sede della società «dove – ha annunciato – smonteremo punto per punto quanto affermato in Consiglio provinciale, difendendo l’onorabilità della società di cui la Provincia dovrebbe essere orgogliosa e che, invece, per ragioni strumentali non esita a denigrare».

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