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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Relazione semestrale della DIA, ecco come è cambiata la camorra in Irpinia

La provincia di Avellino, pur non essendo percepita dall'opinione pubblica come una zona della Campania in cui la criminalità organizzata ha permeato il contesto economico–sociale e amministrativo, ha sempre avuto al suo attivo numerosi e pericolosi focolai di camorra

Il Decreto del Presidente della Repubblica che il 26 ottobre 2020 ha disposto lo scioglimento del Consiglio comunale di Pratola Serra (più avanti illustrato) esordisce sottolineando come "la provincia di Avellino, pur non essendo percepita dall'opinione pubblica come una zona della Campania in cui la criminalità organizzata ha permeato il contesto economico –sociale e amministrativo, ha sempre avuto al suo attivo numerosi e pericolosi focolai di camorra".

Nell'area, infatti, risultano radicati sodalizi che hanno efficacemente compensato le carenze negli organici determinate dalle attività di contrasto attraverso il costante arruolamento di nuove leve e conservando la tipica capacità di gestione degli affari illeciti tradizionali come il traffico di stupefacenti e l'attività estorsiva.

Le organizzazioni operanti nella provincia dimostrano peraltro anche una sempre maggiore propensione all'infiltrazione dell'economia legale e dei contesti politico-amministrativi specie nei settori degli appalti pubblici, delle aste giudiziarie e delle acquisizioni immobiliari riuscendo a coinvolgere con successo anche imprenditori e professionisti locali. Nell'area cittadina, permane la presenza del clan NUOVO PARTENIO guidato da 2 componenti della famiglia GALDIERI costola dello storico clan GENOVESE i cui capi ergastolani sono reclusi dal 2001. A seguito degli ulteriori sviluppi investigativi dell'operazione “Partenio 2.0” (2019) il 9 novembre 2020 nell'ambito dell'operazione “Aste Ok” i Carabinieri e la Guardia di finanza hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 14 persone.

Agli indagati sono stati contestati i reati di estorsione, scambio politico-elettorale, turbata libertà degli incanti, falsità materiale, truffa, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio commessi avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo.

È emersa così una preoccupante espansione degli interessi del gruppo camorristico finalizzata ad acquisire il controllo delle attività di carattere economico connesse con il ramo immobiliare per assicurarsi il monopolio delle procedure di esecuzione in seno al Tribunale del capoluogo. Il provvedimento ha contestualmente disposto il sequestro preventivo di 5 società riconducibili all'organizzazione criminale che è risultata completamente interconnessa a una serie di imprenditori e professionisti della provincia di Avellino i quali partecipavano alle attività di turbativa delle aste giudiziarie per acquisire beni per conto del sodalizio.

L'indagine ha infine documentato un'ingerenza mafiosa in occasione delle elezioni del Consiglio comunale di Avellino del giugno 2018 da parte di appartenenti al clan GENOVESE-GALDIERI volta a favorire la candidatura di uno stretto congiunto di un elemento di vertice del gruppo.

Il rischio d'infiltrazione mafiosa complessivamente documentato dall'indagine è alla base delle due interdittive antimafia emesse della Prefettura di Avellino nei confronti di società riconducibili agli indagati con sede a Serino e Pratola Serra. Rispetto a quest'ultimo Comune la tendenza pervasiva delle organizzazioni criminali nel tessuto politico amministrativo aveva già trovato un importante ulteriore riscontro nello scioglimento del Consiglio comunale deliberato il 26 ottobre 2020 dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'Interno.

“I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale e il locale contesto ambientale ove si colloca l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori ed esponenti delle consorterie camorristiche; gli esiti hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente o indirettamente ad ambienti malavitosi”.

La fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti nell'area urbana ha trovato riscontro nell'operazione “Delivery" eseguita dai Carabinieri l'8 ottobre 2020 nei confronti di 19 persone indagate, a vario titolo, per detenzione, produzione e spaccio di stupefacenti. L'indagine ha fatto luce su un'attività di vendita di stupefacenti nella città e nei comuni limitrofi con interessi estesi anche all'area napoletana e alla provincia di Salerno.

Lo spaccio non ha subito interruzioni neanche durante i periodi di lockdown conseguenti all'emergenza epidemiologica da COVID-19 nei quali l'offerta di stupefacenti è stata assicurata attraverso recapiti a domicilio. Al nutrito e agguerrito gruppo criminale è stata contestata anche l'estorsione aggravata per le minacce di morte rivolte ai clienti in ritardo con i pagamenti.

Significativa è stata la scoperta di 3 laboratori artigianali dove mediante l'utilizzo di rudimentali attrezzature veniva sintetizzata la cocaina per la produzione di crack. Nel territorio del Vallo di Lauro permarrebbero gli storici clan GRAZIANO e CAVA di Quindici. Quest'ultimo sodalizio è stato colpito dagli esiti di un'indagine conclusa il 21 luglio 2020 dai Carabinieri nei confronti 6 affiliati tra i quali figura l'elemento apicale ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata.

Nella Valle Caudina perdura la leadership del clan PAGNOZZI. Di estrema rilevanza per l'evoluzione dei locali equilibri criminali sia del territorio di Benevento, sia di Avellino appare l'omicidio avvenuto l'8 settembre 2020 a San Martino Valle Caudina (AV) di un importante esponente del sodalizio braccio destro del capoclan cui era legato anche da vincoli familiari.

È stato ritenuto esecutore materiale dell'agguato verosimilmente maturato in quegli ambienti criminali un pregiudicato arrestato lo stesso giorno dai Carabinieri.

Nel territorio dell'Alta Irpinia una zona meno densamente popolata e decisamente poco esposta ai riflettori si è registrata una seria penetrazione da parte della criminalità pugliese in particolare della mafia foggiana.

L'operazione Grande Carro eseguita il 28 ottobre 2020 dai Carabinieri del capoluogo dauno, ha ricostruito l'attività di un gruppo criminale facente capo alla c.d. batteria della Società Foggiana dei SINESI-FRANCAVILLA pericolosamente insinuata nel tessuto economico irpino avvalendosi del ruolo di un personaggio locale vero e proprio referente per il clan.

Il soggetto gestiva direttamente le estorsioni finalizzate all'acquisizione degli appalti per il movimento terra e gli scavi per la realizzazione dei parchi eolici. Nel semestre in esame, sia il capoluogo che la provincia sono stati segnati da una serie di episodi delittuosi che hanno provocato un notevole allarme sociale come il tentato omicidio di un pluripregiudicato di Avellino avvenuto il 20 agosto 2020 e l'esplosione di colpi d’arma da fuoco all'indirizzo di un circolo frequentato da pregiudicati il 21 agosto 2020, mentre il Comune di Santa Lucia di Serino è stato teatro l'11 dicembre 2020 di una violenta esplosione ha provocato ingenti danni ad un esercizio commerciale. 

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