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Cronaca

Tentata estorsione all'Ultrabeat, condanna per Romagnuolo e Ferrante

Giunge la condanna per i due imputati accusati di tentata estorsione e danneggiamento nei confronti del titolare del locale, Gianpio Genovese

Nella giornata di oggi, dinanzi al Collegio del Tribunale avellinese - presieduto da Sonia Matarazzo - veniva emessa la sentenza relativa al caso di tentata estorsione avvenuto presso l'Ultrabeat ad Avellino. Gli imputati Alessio Romagnuolo (25 anni), difeso dall’avvocato Gerardo Santamaria, e Claudio Ferrante (22 anni), difeso dallo stesso Santamaria e dall’avvocato Valeria Verrusio, accusati di tentata estorsione e danneggiamento nei confronti del titolare del locale, Gianpio Genovese. 

Dopo l'escussione del testimone della difesa, il Pm ha chiesto una condanna, per entrambi, pari a quattro anni di reclusione, oltre al pagamento di un’ammenda di seimila euro. In serata, poi, è stata emessa la sentenza: Alessio Romagnuolo e Claudio Ferrante sono stati condannati a un anno e tre mesi di reclusione per quanto riguarda la tentata estorsione. Ulteriori quattro mesi di reclusione per l'episodio del danneggiamento alla pasticceria Pacilio. Assolti, invece, dalle accuse di minacce a Sebastiano Sperduto e per il possesso di arma da fuoco. 

Gianpio Genovese: "Mi dissero che se non gli avessi dato cinque carte non sarei arrivato a domenica"

Il 15 aprile scorso veniva ammessa l'acquisizione dei testimoni richiesti dal Pubblico Ministero Cecilia Annecchini. Gianpio Genovese, proprietario dell'Ultrabeat, difeso dall’avvocato Benny De Maio, dichiarò quanto segue: "Conoscevo Ferrante e Romagnuolo, oggi presenti in aula. La collaboratrice mi chiese d'intervenire perché - il Ferrante - si era presentato armato, minacciando di sparare al nostro collaboratore, Sebastiano Sperduto". Il titolare dell'Ultrabeat prosegue: "Mi è stato riferito che, due giorni prima, avevano avuto un diverbio; un litigio in cui Ferrante aveva avuto la peggio".

Genovese, poi, si soffermò sulla richiesta estorsiva: "Ferrante era un nostro assiduo cliente ma, fino a quel momento, non avevo mai ricevuto richieste economiche. Mi avvicinarono e mi dissero che tutti pagavano, quindi dovevo farlo anche io. Poi aggiunsero che avrei dovuto dargli cinque carte, altrimenti non sarei arrivato a domenica...", concluse. 

Minacce a un dipendente e al titolare dell'Ultrabeat

I fatti risalgono al 18 ottobre 2021, quando i due imputati, in evidente stato di ebbrezza, sono entrati all'interno del locale di Via Cannaviello, tentando di aggredire un dipendente dell'Ultrabeat (nello specifico, un buttafuori con il quale, già due giorni prima, vi era stata una rissa). Sia il Romagnuolo che il Ferrante avrebbero rivolto minacce di morte nei confronti del buttafuori, fatto che costituirebbe un ulteriore capo d'imputazione. Ma non solo: i due avrebbero anche intimato il proprietario dell'Ultrabeat, Gianpio Genovese, a consegnare loro una cospicua somma di denaro: “Mi devi dare cinque carte…Tu a domenica non arrivi…”. Qualche giorno dopo il blitz all'Ultrabeat, alcuni colpi di arma da fuoco sono stati esplosi nei pressi dell'abitazione del Romagnuolo, in località Quattrograne. Un episodio che, si suppone, possa essere collegato a quanto accaduto la notte del 18 ottobre scorso.

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