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Cronaca

Processo omicidio Gioia, ascoltati i testimoni: "Una scena terribile, l'altra figlia cercava di tamponare il sangue"

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate

Dopo la prima udienza dello scorso 27 ottobre 2021, questa mattina è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limata per l'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile scorso.

Elena Gioia è assistita dal legale Livia Rossi del foro di Roma; mentre Giovanni Limata è difeso dagli avvocati Kalpana Marro e Fabio Russo. 

La scorsa udienza, dopo la richiesta di giudizio immediato del Pm Vincenzo Russo e deciso dal gip Paolo Cassano, è terminata con la richiesta di perizia sugli imputati per accertare la capacità di intendere e di volere dei due ragazzi e quella di sostenere un processo. 

L'ascolto dei testimoni 

L'udienza ha inizio con la ricostruzione dei fatti da parte del vice questore Gianluca Aurilia, che ha minuziosamente descritto i drammatici fatti avvenuti nell'aprile scorso. Successivamente è stato il turno di Alfredo Genovese, ispettore della Squadra mobile di Avellino, intervenuto presso casa Gioia poco dopo le 23. È stato proprio quest'ultimo a sequestrare la tessera sanitaria di Limata e i cellulari di Giovanni Limata ed Elena Gioia. Ascoltato Stefano Lippiello, agente della Squadra mobile che, sostanzialmente, ha fatto eco all'ispettore Genovese, che ha visionato le chat WhatsApp tra Giovanni Limata ed Elena Gioia. Il sovrintendente della Polizia di Stato, Luigi Pepe, ascoltato dagli inquirenti, ha raccontato di aver rinvenuto,  nel sottoscala del luogo del delitto, il giubbotto a chiodo di Giovanni Limata, unitamente alla tessera sanitaria del giovane e al fodero del coltello da caccia utilizzato per compiere l'omicidio. 

L'assistente Antonio Gaglione ha descritto la scena raccapricciante che si è trovato davanti una volta entrato nell'appartamento. Un lago di sangue che ha spinto gli agenti a sollecitare l'arrivo dei soccorsi. 

Confermata l'assoluta lucidità di Aldo Gioia al momento dell'arrivo degli agenti 

All'udienza di questa mattina erano presenti anche i fratelli della vittima Giancarlo e Gaetano Gioia, che si sono costituiti parte civile sia contro Giovanni Limata sia contro la nipote Elena Gioia. Ad accompagnarli l'avvocato Brigida Cesta che dice: "Hanno confermato la drammaticità di quei momenti, hanno ricostruito in maniera asettica gli interventi fatti e le attività esplicate. Noi parte civile abbiamo vissuto la ricostruzione in maniera dolorosa, soprattutto in considerazione del fatto che è stata confermata l'assoluta lucidità di Aldo quando sono sopraggiunti gli agenti presso l'abitazione. Sono state sollevate una serie di eccezioni di natura processuale in ordine all'utilizzabilità delle intercettazioni effettuate all'interno della Casa Circondariale di Bellizzi Irpino per quanto riguarda il colloquio di Limata. Il collegio si è riservato di valutare in merito a questa eccezione. E' emersa la volontà di fuggire e questo è dato dagli indumenti che sono stati rinvenuti nel sottoscale dell'abitazione di Aldo Gioia e riconducibili al Limata".

Grande assente all'udienza odierna è Elena Gioia. L'avvocato difensore Livia Rossi riferisce che l'imputata si sia assentata perchè molto provata e priva di forze per sostenere l'udienza.

Nella prossima udienza, che avrà luogo alle 11.30 del 22 dicembre, saranno ascoltate la dottoressa Sementa, la moglie di Aldo Gioia e la figlia Emilia Gioia. 

Il delitto

Aldo Gioia è stato assassinato la sera di venerdì 23 aprile da Giovanni Limata, 23 anni di Cervinara, entrato in casa della vittima grazie alla complicità della figlia 18enne, Elena Gioia, sua fidanzata all'epoca del delitto.

Le urla di Gioia, colpito mentre dormiva, avevano richiamato l'attenzione della moglie e dell'altra figlia e l'aggressore era scappato. Poco dopo era rincasata Elena, che aveva chiamato i soccorsi: alle Forze dell'Ordine aveva parlato di un'irruzione da parte di ladri.

Giovanni Limata, rintracciato dagli agenti della Squadra mobile a Cervinara, dove abitano il padre e il fratello, ha confessato l'omicidio. Anche la 18enne Elena Gioia, quella sera stessa, ha confessato agli inquirenti di aver pianificato con il fidanzato la morte del padre. E' stata proprio Elena, infatti, a farlo entrare in casa uscendo col pretesto di andare a gettare la spazzatura e lasciando la porta aperta. 

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