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Cronaca

Processo Omicidio Gioia: "Giovanni Limata mi disse di aver accoltellato il padre di Elena"

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate

Questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limata per l'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile scorso. Elena Gioia è assistita dal legale Livia Rossi del foro di Roma; mentre Giovanni Limata è difeso dagli avvocati Kalpana Marro e Fabio Russo. 

Nell'ultima udienza del 22 dicembre scorso, furono ascoltate la dottoressa Carmen Sementa, Liliana Ferraiolo ed Emilia Gioia, rispettivamente moglie e figlia di Aldo Gioia. Nella giornata di oggi, invece, l'istruttoria del Pubblico Ministero si è conclusa con l'ascolto di nuovi testimoni.

Perizia psichiatrica per Giovanni Limata

L'udienza inizia con l'assenza di Giovanni Limata che, nel corso dell'ultima settimana ha tentato di togliersi la vita in carcere. Il giovane di Cervinara ha rinunciato a comparire ma, ad ogni modo, non è in pericolo di vita. Il detenuto, avendo riportato solo delle ferite superficiali ai polsi, ha presentato una lettera letta in aula dal collegio: "Nel corso di una crisi di panico, non sentendomi aiutato, ho cominciato a procurarmi tagli e lesioni".

In virtù di quanto accaduto, l'avvocato Fabio Russo ha chiesto ufficialmente per il suo assistito la verifica delle condizioni di salute e anche la valutazione della possibilità di una nuova collocazione per il giovane di Cervinara: "A questo punto risulta necessario verificare la compatibilità di Giovanni Limata con la detenzione carceraria; essendo egli già stato - in passato - oggetto di TSO". Il collegio giudicante ha disposto nei suoi confronti la perizia psichiatrica. Sarà il dott. Francesco Saverio Ruggiero, chiamato in causa dal collegio giudicante, ad accertare la presenza di patologie che renderebbero incompatibile la detenzione in carcere di Giovanni Limata. Il dott. Ruggiero ha accettato l'incarico e, il 9 febbraio, conosceremo l'esito della perizia. Presente in aula, invece, Elena Gioia, la figlia di Aldo. 

Messaggi "intimi" tra Sonia Guerriero e Giovanni Limata 

La prima a parlare è stata Sonia Guerriero: "Sono amica di Giovanni Limata, per me era come un figlio. Lui era grande amico di mia figlia. L'ultimo periodo era strano, sempre col telefono in mano, sempre distratto. Ho notato che Giovanni aveva segnato la data del 23 aprile sul calendario. Proprio in quella serata, mia figlia mi disse che Giovanni l'aveva contattata chiedendogli di venirlo a prendere a piazza Macello. Una volta giunti sul posto, Giovanni è salito in macchina ed era sconvolto. Alle mie richieste di spiegazioni lui è crollato dicendo di aver preso a coltellate il padre di Elena. Dopo lo abbiamo riaccompagnato a casa della madre e siamo tornate a casa nostra". Sonia Guerriero ha spiegato il rapporto di amicizia tra Limata e la figlia: "Giovanni è stato un ragazzo sfortunato. Aveva bisogno di cure. Per me era come un figlio e aveva una profonda amicizia con mia figlia. Io non pensavo potesse mai arrivare a compiere un gesto come questo. Almeno all'inizio aveva un buon rapporto con i genitori di Elena. Purtroppo il mio unico errore è stato quello di riaccompagnarlo a casa sua; avrei dovuto portarlo immediatamente in caserma". Successivamente, Sonia Guerriero, incalzata dall'avvocato difensore di Liliana Ferraiolo ed Emilia Gioia, cadeva in contraddizione affermando di non aver avuto nessun rapporto con Giovanni Limata dopo il delitto ma l'avvocato Francesca Sartori presentava lo screenshot di una chat che dimostrava il contrario. Inoltre, dal medesimo scambio di messaggi WhatsApp, l'avvocato Sartori sottolineava una "anomala intimità" tra Limata e Sonia Guerriero. Adesso, quest'ultima, rischia anche un'accusa di favoreggiamento per non aver consegnato subito il Limata alle forze dell'ordine dopo che il giovane, nel viaggio di ritorno da Avellino, aveva confessato di aver accoltellato Aldo Gioia. 

Dopo ha parlato Sara Clemente, figlia di Sonia Guerriero: "Conosco Giovanni Limata dal 2018. Mio padre non ha mai voluto che fossi amica di Giovanni, poiché sapeva che aveva avuto una vita difficile. Dal 12 ottobre 2020 Giovanni ha cominciato ad avere problemi con i genitori ed è venuto a vivere a casa nostra. Giovanni litigava molto spesso con la sua famiglia". Sara, ancora, descrive un conto alla rovescia sullo stato WhatsApp di Giovanni Limata. Un countdown partito il 20 aprile e che, il 23 aprile, si concludeva con la frase "manca poco". Sara, poi, ha raccontato la sera del delitto e il momento in cui - lei e la madre - andarono a prendere Giovanni Limata in piazza Kennedy: "Quando la sera del 23 aprile andammo a prenderlo ad Avellino era pallido, tremava. All'insistenza delle nostre domande rispose di aver ucciso il padre di Elena. Lo riaccompagnammo a casa e, intorno all'una di notte, la madre di Giovanni ci telefonò per riferire che i carabinieri lo avevano arrestato". 

Sara Clemente descrive anche un episodio di violenza con protagonista Giovanni Limata e che ha portato il padre della stessa Sara a sporgere denuncia nei confronti di Limata: "Una sera mio padre ebbe un violento scontro con Giovanni Limata, chiedendogli di non frequentarmi più. Giovanni aveva un anello di metallo e diede un colpo in testa a mio padre. Immediatamente mio padre corse a denunciarlo". 

Dopo è stato il turno di Nicole Pagliaro, che ha dichiarato quanto segue: "Ho conosciuto Elena a scuola. Avevamo un rapporto molto confidenziale. Elena mi parlava di Giovanni e mi raccontava dei loro alti e bassi. Giovanni, invece, non aveva un gran rapporto con me, anche in virtù del fatto che lui sapeva che - spesso - avevo consigliato a Elena d'interrompere la loro relazione. Io ero preoccupata perché, ogni volta che erano ai ferri corti, Giovanni aveva reazioni molto aggressive. In una occasione, infatti, fu proprio Elena a chiedermi di aiutarla a lasciare Giovanni. Io provai a mediare ma, alla fine, Elena tornava sempre da Giovanni". 

Il 9 febbraio prossimo, alle ore 10,30, si conoscerà l'esito della perizia psichiatrica su Giovanni Limata. La prossima udienza, invece, è attesa per il 23 febbraio alle 9,30.

Il delitto

Aldo Gioia è stato assassinato la sera di venerdì 23 aprile da Giovanni Limata, 23 anni di Cervinara, entrato in casa della vittima grazie alla complicità della figlia 18enne, Elena Gioia, sua fidanzata all'epoca del delitto.

Le urla di Gioia, colpito mentre dormiva, avevano richiamato l'attenzione della moglie e dell'altra figlia e l'aggressore era scappato. Poco dopo era rincasata Elena, che aveva chiamato i soccorsi: alle Forze dell'Ordine aveva parlato di un'irruzione da parte di ladri.

Giovanni Limata, rintracciato dagli agenti della Squadra mobile a Cervinara, dove abitano il padre e il fratello, ha confessato l'omicidio. Anche la 18enne Elena Gioia, quella sera stessa, ha confessato agli inquirenti di aver pianificato con il fidanzato la morte del padre. E' stata proprio Elena, infatti, a farlo entrare in casa uscendo col pretesto di andare a gettare la spazzatura e lasciando la porta aperta. 

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