rotate-mobile
Cronaca

Processo Gioia: "Vorrei non avere i genitori", "Ci penso io"

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate: finalmente sono stati ascoltati i due imputati

Questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limata per l'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile scorso. Elena Gioia è assistita dal legale Livia Rossi del foro di Roma; mentre Giovanni Limata è difeso dagli avvocati Kalpana Marro e Fabio Russo. 

L'escussione dei due imputati: la diretta dal Tribunale di Avellino 

Oggi, finalmente, è stato il giorno dell'escussione dei due imputati: Elena Gioia e Giovanni Limata. In aula erano presenti tutti: moglie e figlia di Aldo Gioia e anche i fratelli di quest'ultimo. L'escussione degli imputati, al fine di evitare qualsiasi condizionamento, avviene dietro la copertura di un sipario. 

La prima a parlare è stata Elena Gioia, che ha dichiarato quanto segue: "Ho conosciuto Giovanni nel 2019. Abbiamo cominciato una conoscenza telefonica e tramite WhatsApp. Ci siamo incontrati a Cervinara. In quell'occasione ho conosciuto tutta la sua famiglia. Fin dall'inizio della nostra relazione, tutti i giorni, c'è sempre stato un fitto scambio di messaggi. Giovanni non piaceva alle mie amiche, pensavano che lui non fosse il ragazzo giusto per me. All'inizio uscivamo anche assieme ma, dopo, Giovanni ha cominciato a essere geloso e siamo usciti sempre meno". A un certo punto, Giovanni Limata è andato ad abitare a casa di Sonia Guerriero: "Ero a conoscenza di questa cosa, Giovanni me lo disse. Non mi dava fastidio, sapevo che non andava d'accordo con i suoi familiari". Il rapporto di Giovanni Limata con la famiglia Gioia: "All'inizio aveva un ottimo rapporto, poi le cose sono cambiate. Per quanto mi riguarda, invece, con mia madre ho sempre avuto un rapporto molto confidenziale e molto stretto. Avevo un buon rapporto con mio padre, soprattutto quando ero più piccola. Intorno ai 12 anni, poi, ho avuto problemi a scuola, ho sofferto di bullismo. È stato un periodo difficile e sentivo anche la lontananza di mia madre. Con mia sorella non avevo un gran rapporto, anche a causa della differenza di età. Con Giovanni, andando avanti, ho cominciato ad aprirmi di più, lamentandomi anche della mia famiglia. Però era un periodo particolare, ero molto stressata e irascibile, ho avuto problemi  di fibromialgia e prendevo medicinali". Lo scambio di messaggi tra i due giovani: "Litigavamo spesso, ci siamo lasciati molte volte. Spesso minacciava di farsi del male. Lui era aggressivo con me ma, alla fine, tornavamo sempre insieme. Avevo bisogno di una persona che mi aiutasse a farmi allontanare da lui perché, io, non ci riuscivo". Dopo l'ennesima separazione, nel settembre 2020, Limata inviò un messaggio a Elena Gioia in cui affermò che si sarebbe vendicato con la sua famiglia: "Il 2 settembre dello stesso anno, me lo ritrovai sotto casa. Lui bevve della birra con la cenere, affermando che si sarebbe avvelenato. Io chiamai un'ambulanza ma, lui, si è rialzato per poi andarsene tranquillamente. Molte volte aveva dimostrato di poter compiere atti autolesionistici. Io mi sentivo in colpa verso Giovanni, perché lui diceva sempre che non riuscivo a dargli quello di cui aveva bisogno". L'episodio dello schiaffo: "Una sera, dopo che ero uscita con le mie amiche, me lo ritrovai davanti e mi diede uno schiaffo molto forte. Lo dissi anche a mio padre, che voleva denunciarlo. Mio padre scese anche di casa per cercarlo, ma non riuscì a trovarlo". Tra i messaggi intercorsi tra i due ragazzi, Giovanni scrisse: "La tua famiglia, un giorno, mi farà perdere il controllo. Io mi vergogno di avere a che fare con persone così schifose". Elena rispose: "Se dici queste cose mi fai stare male". "Ero molto stanca, lui mi chiamava tutto il giorno. Io ero molto stressata, non solo a causa di Giovanni, anche per le pressioni della mia famiglia". Poi, nel corso dell'escussione, Elena dichiara: "In un momento di rabbia dissi che avrei voluto non avere i genitori, Giovanni mi rispose che ci avrebbe pensato lui".

Elena Gioia: "Spero che, un giorno, la mia famiglia possa perdonarmi"

Elena Gioia, poi, continua raccontando la sera del delitto e quello che è successo dopo essere tradotta in carcere: "La sera in cui è morto mio padre, rimasi a casa quando fu portato via in ambulanza. Quando ho realizzato cosa era successo, che mio padre non ce l'aveva fatta, ero sotto shock". "Dopo, quando sono stata trasferita in carcere, ho capito che questa persona mi aveva rovinata; che aveva distrutto la mia famiglia. Tutto quello che era successo fino a quel momento mi appariva quasi surreale. Dopo la morte di mio padre è stato come se mi fossi svegliata. Farei di tutto per farmi perdonare, chiedo scusa ai miei zii e anche a mia madre. Spero che, un giorno, loro possano perdonarmi". Elena, ancora, giustifica tutte le sue paure e fobie rammentando un episodio violento del passato: "Purtroppo, quando ero piccola, ho quasi subito una violenza da parte di un uomo più grande di me e questo mi ha traumatizzata. A causa di questo ho molte fobie. Solo dopo molti anni lo raccontai a mia madre". Incalzata dalle molte domande, Elena comincia ad andare in difficoltà. Sul progetto omicida, quando Elena - nelle chat intercorse con Giovanni - chiede cosa portare negli zaini "dopo che ha finito", la giovane ripete soltanto di non ricordare.

Dopo una breve pausa, il collegio giudicante ha rimarcato alcuni messaggi scritti da Elena su WhatsApp: "Non so che si prova ad avere un padre" - "Quella m**da (riferendosi al padre) non mi ha mai dato nulla" - "Mi ha fot**to l'infanzia". A questo punto, Elena giustifica queste parole bollandole come un semplice "sfogo" e a una sostanziale assenza da parte di Aldo Gioia. 

Giovanni Limata ha presentato una lettera 

Al momento dell'escussione di Giovanni Limata, il giovane ha scelto di presentare una lettera di memorie al collegio giudicante. Il contenuto della stessa sarà reso noto nel corso della prossima udienza. 

Adesso, la prossima udienza, avrà luogo il 25 maggio 2022. 

La dinamica del delitto di Aldo Gioia 

Aldo Gioia è stato assassinato la sera di venerdì 23 aprile da Giovanni Limata, 23 anni di Cervinara, entrato in casa della vittima grazie alla complicità della figlia 18enne, Elena Gioia, sua fidanzata all'epoca del delitto. Le urla di Gioia, colpito mentre dormiva, avevano richiamato l'attenzione della moglie e dell'altra figlia e l'aggressore era scappato. Poco dopo era rincasata Elena, che aveva chiamato i soccorsi: alle Forze dell'Ordine aveva parlato di un'irruzione da parte di ladri. 

Giovanni Limata, rintracciato dagli agenti della Squadra mobile a Cervinara, dove abitano il padre e il fratello, ha confessato l'omicidio. Anche la 18enne Elena Gioia, quella sera stessa, ha confessato agli inquirenti di aver pianificato con il fidanzato la morte del padre. E' stata proprio Elena, infatti, a farlo entrare in casa uscendo col pretesto di andare a gettare la spazzatura e lasciando la porta aperta. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Processo Gioia: "Vorrei non avere i genitori", "Ci penso io"

AvellinoToday è in caricamento