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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Processo Gioia, Nanni: "Giovanni mi disse che doveva uccidere la famiglia di Elena"

Questa mattina è ripreso il processo ai due fidanzati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate: "Dopo che il delitto era avvenuto ho sentito nuovamente Giovanni e lui ha detto che avrebbe voluto fare molto di più..."

Questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, è ripreso il processo che vede imputati Elena Gioia e Giovanni Limata per l'omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile scorso. Elena Gioia è assistita dal legale Livia Rossi del foro di Roma; mentre Giovanni Limata è difeso dagli avvocati Kalpana Marro e Fabio Russo. 

Il 3 febbraio scorso, il dott. Francesco Saverio Ruggiero ha dovuto accertare la presenza di patologie che renderebbero incompatibile la detenzione in carcere di Giovanni Limata. Queste le dichiarazioni del medico: "L'imputato è pienamente compatibile con il regime carcerario in quanto non presenta patologie che impediscono tale regime. Ha un disturbo d'ansia che lo portano ad attuare azioni di autolesionismo. I suoi comportamenti non scaturiscono in una patologia psichiatrica, bensì da un bisogno interiore di aiuto psicologico. Non potendo fare del male agli altri, lo fa a se stesso. Pertanto, ritengo che il signor Limata possa restare in carcere". 

L'ascolto dei testimoni 

Oggi è stata la giornata dell'ascolto dei testimoni di parte civile richiesti dall'avvocato Francesca Sartori. La prima a essere ascoltata è stata Selina Nanni, che ha dichiarato quanto segue: “Io e Giovanni Limata ci siamo conosciuti nel 2015. Abbiamo avuto una breve “cottarella" che poi non è proseguita. Successivamente ci siamo sentiti più raramente. Abbiamo ripreso a sentirci più frequentemente dopo aver visto il “countdown" sulle storie WhatsApp. Io gli chiesi cosa significasse questo conto alla rovescia e, lui, affermò che doveva uccidere due adulti e due ragazzi. Io gli chiesi di spiegarsi meglio e Giovanni ha aggiunto che doveva eliminare una famiglia. Alla fine si è aperto e mi raccontato che doveva uccidere tutta la famiglia di Elena”. La giovane ha smentito di avere avuto rapporti intimi con Limata, bensì di avere avuto soltanto una conoscenza telematica. Una lunga deposizione in cui Selina Nanni si è contraddetta più volte, soprattutto in merito al periodo di frequentazione con Giovanni Limata. "Dopo che il delitto era avvenuto ho sentito nuovamente Giovanni e lui ha detto che avrebbe voluto fare molto di più...".  Selina Nanni aggiunge: "Sara Clemente mi disse dell'omicidio e mi chiese - inoltre - di inviarle gli screenshot delle chat intercorse con Giovanni Limata". Nel corso della deposizione, ancora, Selina Nanni ha dichiarato che - a chiedere a Sonia Guerriero e Sara Clemente di andare a recuperare Giovanni Limata ad Avellino dopo aver compiuto il delitto - è stata proprio lei. Incalzata dalle domande del Pubblico Ministero, successivamente, Selina si è contraddetta nuovamente, affermando che la sua richiesta di andare a recuperare Giovanni Limata è avvenuta prima del delitto, proprio per evitare che l'omicidio si compisse. 

Ascoltata anche Preziosi Ambrosia, madre di Selina Nanni: "Non ho mai conosciuto Giovanni Limata. Quando ho scoperto che mia figlia si sentiva con Limata ho deciso di farle cambiare numero. Non volevo che i due si frequentassero. Non ero assolutamente a conoscenza del fatto che avessero ripreso a sentirsi. Non conosco neanche Sonia Guerriero e Sara Clemente". 

Il Luogotenente dei Carabinieri Gianluca Contini ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Conoscevo Giovanni Limata a seguito di numerosi episodi di polizia giudiziaria. Nello specifico, in una occasione, tentò il suicidio a causa di una relazione con Sara Clemente, un rapporto osteggiato dai genitori della ragazza. Aveva sbalzi di umore importanti. Passava rapidamente dalla rabbia alla depressione”. L'ascolto di Contini si rivelava determinante ai fini di una maggiore comprensione della personalità di Limata. Il Luogotenente, infatti, ha evidenziato le querele sporte a danni del 23enne di Cervinara da parte di Pasquale Clemente, padre di Sara Clemente. Anche Pasquale Celemente osteggiava con forza il rapporto tra Sara e Giovanni e, proprio per questi motivi, ebbe un grave alterco con Limata, venendo aggredito da quest'ultimo. 

Erminia Renzulli, amica della famiglia Gioia, ascoltata dai magistrati, ha descritto l’ultimo periodo prima del delitto: “Ho sentito parlare di Giovanni Limata molto spesso e la madre di Elena aveva visto notevoli cambiamenti nei comportamenti della figlia. In una sola occasione, io e la madre di Elena, andammo a Cervinara per andare a recuperarla. Quella volta provammo anche a parlare con la ragazza ma, Elena, era sempre più chiusa”. 

Loredana Urciuoli è stata l'ultima a essere ascoltata: "Conosco la famiglia da quando Aldo ed Liana erano fidanzati. Erano una coppia meravigliosa. C'era un grande senso di tranquillità nel loro rapporto. Non ho mai conosciuto Giovanni Limata ma ho sentito spesso Liana lamentarsi di questo ragazzo. Lei, come madre, disapprovava questa relazione e sperava che i due ragazzi si lasciassero". 

Dall'udienza odierna emerge chiaramente che le deposizioni di Sara Clemente, Sonia Guerriero e Selina Nanni sono contraddittorie. Il Pubblico Ministero ha avanzato l'ipotesi di falsa testimonianza. In questa storia tutti erano a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto la sera del 23 aprile ma, purtroppo, nessuno ha avvisato le forze dell'ordine. Adesso, per Sara Clemente, Sonia Guerriero e Selina Nanni, l'ipotesi più plausibile corre veloce verso l'accusa di falsa testimonianza e anche di favoreggiamento. La prossima udienza, adesso, è attesa per il 30 marzo per l'escussione di altri testi della parte civile. Mentre il 27 aprile toccherà ai due imputati: Elena Gioia e Giovanni Limata.

La dinamica del delitto di Aldo Gioia 

Aldo Gioia è stato assassinato la sera di venerdì 23 aprile da Giovanni Limata, 23 anni di Cervinara, entrato in casa della vittima grazie alla complicità della figlia 18enne, Elena Gioia, sua fidanzata all'epoca del delitto.

Le urla di Gioia, colpito mentre dormiva, avevano richiamato l'attenzione della moglie e dell'altra figlia e l'aggressore era scappato. Poco dopo era rincasata Elena, che aveva chiamato i soccorsi: alle Forze dell'Ordine aveva parlato di un'irruzione da parte di ladri.

Giovanni Limata, rintracciato dagli agenti della Squadra mobile a Cervinara, dove abitano il padre e il fratello, ha confessato l'omicidio. Anche la 18enne Elena Gioia, quella sera stessa, ha confessato agli inquirenti di aver pianificato con il fidanzato la morte del padre. E' stata proprio Elena, infatti, a farlo entrare in casa uscendo col pretesto di andare a gettare la spazzatura e lasciando la porta aperta. 

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