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Cronaca

Volevano riorganizzare il clan, rinvio a novembre per il processo ai fratelli Graziano

Le indagini avevano portato una misura cautelare urgente per bloccare sul nascere una nuova faida con il clan Cava, dopo la scarcerazione di Salvatore Cava, figlio del boss Biagio

Nella giornata di oggi, a causa dello sciopero in tutta Italia degli avvocati, proclamato dall’Unione nazionale delle Camere penali, davanti al tribunale collegiale di Avellino presieduto dal giudice Lucio Galeota, si è proceduto al rinvio della data dell'udienza per i fratelli Fiore e Salvatore Graziano, ritenuti al vertice del nuovo clan Graziano. Si parte il 22 novembre prossimo, in collegamento video dalle case circondariali di Catania, Vibo e Siracusa. 
Le indagini dei carabinieri di Avellino nel 2019 avevano portato una misura cautelare urgente per bloccare sul nascere una nuova faida con il clan Cava, dopo la scarcerazione di Salvatore Cava, figlio del boss Biagio. Ricordiamo, ancora, che i fratelli Fiore e Salvatore Graziano, 48 e 50 anni, nello scorso marzo erano stati condannati a sette anni e otto mesi di reclusione a testa per estorsione aggravata dal metodo mafioso, volevano riorganizzare il clan ed avere il pieno controllo del territorio.

La faida tra i Cava e i Graziano 

Nell'agosto del 2019 i Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino, nel Vallo di Lauro e nella provincia di Verona diedero esecuzione a cinque misure cautelari per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il procedimento ha riguardato i fratelli Fiore e Salvatore Graziano, 46 e 48 anni, ritenuti elementi di spicco del clan Graziano, Domenico Desiderio e Antonio Mazzocchi, imprenditori di onoranze funebri, e Domenico Ludovico Rega, altro esponente del clan Graziano. 

Tutto è iniziato con la scarcerazione di Cava Jr. 

Stando a quanto si apprende, tutto è partito con la scarcerazione di Salvatore Cava, figlio del boss Biagio, morto di tumore dopo una lunga detenzione in regime di 41 bis. Questo, di fatto, ha dato nuova linfa a una faida, quella con il clan Graziano, che va avanti da oltre quarant’anni. Il nucleo speciale dei Cacciatori del Gargano ha battuto ogni centimetro dei boschi tra Quindici e Lauro e, qui, è stato ritrovato un manichino di donna, con un nastrino azzurro in vita e due fori di proiettile (sparati con un fucile di precisione) all’altezza del cuore.  

I familiari di Cava erano l'obiettivo

Gli inquirenti della Dda di Napoli, in brevissimo tempo, hanno individuato, come obiettivi dell’agguato, Salvatore Cava e la moglie. Le accuse di estorsione aggravata dal metodo mafioso, nascono da una serie di attentati e minacce compiuti nel Vallo di Lauro, nello specifico, contro un’impresa di pompe funebri di Domicella. 

I Graziano hanno preteso una tangente da 100mila euro; minacciando continuamente i dipendenti, fino ad arrivare a sparare contro il cancello della ditta. Modus operandi, questo, rivolto anche nei confronti di un’impresa edile incaricata di realizzare i lavori per un parcheggio che sarebbe dovuto nascere proprio nei pressi dell’impresa funebre di Domicella. I fatti sono avvenuti tra il 2017 e il 2018 e, grazie ad alcune intercettazioni ambientali e telefoniche, il cerchio si è chiuso. 

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