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Cronaca

Nuovo Clan Partenio, nuovi atti depositati dall'Antimafia

Nuovi accertamenti dopo le dichiarazioni di Livia Forte

In data odierna, il Pubblico Ministero della direzione distrettuale Antimafia di Napoli depositava nuovi documenti d’indagini dopo le dichiarazioni dell’imputata nel filone "Aste Ok", Livia Forte detenuta nel carcere di Latina. La donna è stata ascoltata come teste – su richiesta del pubblico ministero Simona Rossi - nel filone d'indagine sul Nuovo Clan Partenio. Nei giorni scorsi erano stati trasmessi agli atti del processo una serie di attività investigative condotte su delega della Dda di Napoli dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, agli ordini del capitano Laghezza e avviate l’indomani dell’escussione di Livia Forte.

Nello specifico, si fa riferimento a una procedura di asta fallimentare avvenuta nel Baianese, l’incendio della vettura della Lara Immobiliare del luglio del 2019, auto in uso ai familiari della Forte e, infine, una delle vicende che l’imputata ha più volte ribadito nel corso delle escussioni: l’aggiudicazione di una struttura ricettiva di Monteforte Irpino. Atti che ora sono anche all’attenzione delle altre parti del processo e che andranno a confermare o meno quanto dichiarato ai magistrati.

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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