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Cronaca

Nuovo Clan Partenio, a Montella le intimidazioni erano costanti

Il comune irpino è certamente tra quelli in cui il clan retto da Pasquale Galdieri era più attivo e radicato nel tessuto sociale

Le intercettazioni relative all’inchiesta che ha messo in ginocchio il Nuovo Clan Partenio, molto spesso, hanno spostato l’attenzione degli inquirenti verso Montella. Il comune irpino, infatti, è certamente tra quelli in cui il clan retto da Pasquale Galdieri era più attivo e radicato nel tessuto sociale.  

Le accuse mosse nei confronti della moglie del sindaco Buonopane  

Ha destato grande scalpore, e non poteva essere altrimenti, il coinvolgimento nell’inchiesta di Aurora Fierro, moglie del sindaco di Montella, Rino Buonopane. Le intercettazioni ambientali della DDA, infatti, hanno portato alla luce i rapporti intercorsi tra la donna e gli ambienti malavitosi. Aurora Fierro, ovviamente, non ha perso tempo, affermando con forza di non avere mai avuto rapporti con i clan.  

Stando a quanto si apprende, invece, la DDA di Napoli afferma che la Fierro aveva frequenti contatti con gli ambienti vicini al Nuovo Clan Partenio. Entrando nel dettaglio, avrebbe richiesto protezione al clan nell'esecuzione dello sfratto di due soggetti che erano in affitto in due suoi locali e che risultavano essere insolventi.  

Ernesto Nigro (detto Ciambone) 41 anni di Bagnoli, nel corso delle intercettazioni, afferma la volontà di entrare in possesso dei suddetti locali per farne un centro scommesse: 

"Eh! Tiene un capannone ad Avellino.. tiene uno dentro che sono tre anni...comunque abbiamo risolto il problema.... ora dice che vuole fare una cosa insieme....una grande....un centro scommesse!" 

Molti gli atti intimidatori avvenuti presso il cantiere lungo la strada provinciale 43 

Stando a quanto emerge dalle indagini, nel comune di Montella, a seguito di minacce, gli indagati si fecero consegnare una tangente sull’importo dei lavori che stavano avendo luogo presso il cantiere sulla strada provinciale 43. Qui, infatti, fu versata benzina su una delle macchine utilizzate nei lavori per la realizzazione della rete fognaria e del nuovo depuratore.  

Un altro grave atto intimidatorio consistette nel lasciare un bidone contente del liquido infiammabile e, in un altro ancora, furono mandati in frantumi i vetri della cabina di guida di un mezzo meccanico; poi cosparsa anche di benzina.  

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