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Cronaca

Nuovo clan Partenio, ecco dove i camorristi nascondevano il libro mastro dell'usura

Prosegue l'inchiesta che ha portato alla luce l'attività criminale che stava montando in Irpinia

Nel corso di un’intervista rilasciata a Il Mattino, il commissario del Pd irpino, Aldo Cennamo, ha chiesto agli inquirenti di andare fino in fondo, e alla classe politica irpina di smettere di rincorrere i voti: “Servono responsabilità e rigore”. 

Ma l'inchiesta, intanto, continua senza sosta

Gli inquirenti, certamente, sono riusciti a dimostrare che il "Nuovo Clan Partenio" era una ben organizzata struttura criminale. Le numerose intercettazioni effettuate dagli inquirenti a metà novembre del 2017, quando Pasquale Galdieri tornò alla guida del clan, parlano chiaro. Galdieri era stato appena scarcerato e subentrò nuovamente al fratello Nicola, cui aveva affidato il settore usura; la parte più importante di questo Sistema criminale. Subito dopo la concessione degli arresti domiciliari, gli inquirenti intercettarono una serie di telefonate in cui gli affiliati lo informavano della volontà di passare a casa sua per salutarlo. Questo, neanche a dirlo, era il segnale tangibile della leadership indiscussa di Pasquale Galdieri, detto O'Milord.

Proprio nel corso di questa "rimpatriata", il capo dell'organizzazione rimproverò il fratello Nicola che, nel periodo trascorso dietro le sbarre, aveva gestito i suoi affari. Pasquale Galdieri, infatti, appena lasciato il carcere "non si trovava con certi conti" e si rivolse a Carlo Dello Russo, anch'egli arrestato, per verificare il rendiconto presentatogli dal fratello sull'attività di usura. In una delle intercettazioni, Carlo Dello Russo affermò:

"Se l'è sciosciati con la fidanzata, io ti porto il foglio con tutte le battute".

Il libro mastro nel garage

Le prove dell'attività usuraia svolta per conto di Pasquale Galdieri detto O'Milòrd, gli inquirenti le rinvennero all'interno del garage di via Dalmazia, gestito proprio dagli arrestati Elpidio Galluccio e Diego Bocciero. Qui, infatti, i carabinieri hanno sequestrato 15 fotocopie di assegni circolari, due assegni circolari delle Poste italiane, 30 cambiali tutte dell'importo di 500 euro, oltre ad altre cambiali da 300 euro, ciascuna intestate ad un altro debitore finito nel giro di usura gestito per conto del clan. In un cassetto, ancora, veniva ritrovato un quaderno con tutti i nomi di persone vittime dell'usura. Addirittura, accanto ogni nominativo, figuravano gli importi da versare e le percentuali di interesse applicate (15-20%), oltre che le date di scadenza previste per versare le cifre dovute al clan. 

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