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Cronaca

Minacce ad Alfonso Gnerre, tutto da rifare: il decreto è nullo

Il tribunale di Avellino in composizione collegiale ha rispedito gli atti al gip per la mancanza dell’avviso di messa alla prova

Minacce ad Alfonso Gnerre, scomparso da Santa Paolina, nel luglio del 2021: nella giornata odierna, il tribunale di Avellino in composizione collegiale presieduto dal giudice Lucio Galeota ha rispedito gli atti al gip per la mancanza dell’avviso di messa alla prova. Renato Freda, difeso dall’avvocato Patrizio Dello Russo, e Massimo Evangelista, difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero sono accusati d'intralcio alla giustizia gravato dal metodo mafioso. Sollevata ed accolta l’eccezione di nullità evidenziata dall’avvocato Gaetano Aufiero. Il decreto di giudizio immediato firmato dal gip Vertucci era carente dell’avviso di messa alla prova e dunque il processo non è stato celebrato. 

Scomparso da un anno, fuggiva dal Nuovo Clan Partenio

Per quasi un anno, a Santa Paolina, si erano completamente perse le tracce di Alfonso Gnerre, fuggito volontariamente perché vittima di usura. Nello scorso luglio, la Procura Distrettuale antimafia lo ha ascoltato e, in seguito alla sua testimonianza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Avellino hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Napoli, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di due avellinesi indagati per “intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso”: Renato Freda, difeso dall’avvocato Patrizio Dello Russo, e Massimo Evangelista, difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero.

Risultano acquisiti gravi indizi di colpevolezza a carico dei due soggetti, ritenuti vicini all’organizzazione malavitosa denominata “Nuovo Clan Partenio”, che in due distinte occasioni e in piena fase di istruttoria dibattimentale in cui si trova tuttora il processo contro quella stessa associazione criminale, avevano avvicinato Gnerre, teste/vittima di usura, minacciandolo e imponendogli di non presentarsi in udienza qualora citato o comunque di testimoniare il falso a favore degli imputati.

Le indagini, avviate dopo la scomparsa del testimone, hanno permesso di rintracciarlo e appurare il reale motivo del suo allontanamento, consentendo, quindi, attraverso accertamenti e svariate attività, l’identificazione degli indagati, nonché al testimone di partecipare regolarmente al processo contro il clan.

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