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Cronaca

“Mia madre sta male, siamo sole e non so cosa fare”, l’appello di una 17enne dopo le mancate risposte del Moscati

La denuncia pubblica di Viktoria ha trovato immediata accoglienza da parte della clinica Malzoni di Avellino

Spesso ci capita di imbatterci in post pubblici sui Social che contengono sfoghi personali, storie di vita quotidiana, racconti belli e meno belli. Ma quello che abbiamo letto ieri non poteva lasciarci indifferenti. Un vero e proprio appello, una denuncia, una richiesta d'aiuto, racchiusi in un fiume di parole scritte da una 17enne, in preda al panico, alla rabbia e alla delusione, che raccontava la triste vicenda di cui è stata protagonista insieme alla sua mamma all'ospedale Moscati di Avellino.

Non si tratta dei soliti ritardi dovuti alle lunghe liste d'attesa, o al pronto soccorso affollato. Si tratta, stando a quanto riportato, di superficialità, di mancanza di professionalità e di umanità, quelle che gli operatori sanitari dovrebbero unire sempre alle cure. Allora, abbiamo raggiunto al telefono la signora Nadia, che nonostante la sofferenza e il dolore degli ultimi giorni, ci ha dato una bella notizia: dopo l'episodio negativo al Moscati, qualcuno ha deciso di ascoltare l'appello della figlia e prendersi cura di lei. Quello che dovrebbe essere fatto ordinariamente con qualsiasi paziente.

L'appello di Viktoria è stato ascoltato

Fortunatamente è finita bene la bruttissima vicenda accaduta a Nadia, una donna di 48 anni. La denuncia pubblica della figlia Viktoria ha trovato immediata accoglienza da parte della clinica Malzoni di Avellino che ha aperto le sue porte alla signora, la quale sarà curata dagli specialisti della nota casa di cura di alta specializzazione. Questo grazie al direttore sanitario, prof. Malzoni, primario del reparto di ginecologia della casa di cura Villa dei Platani, della caposala della ginecologia e del personale dell’accettazione che non ha esitato ad accogliere la paziente.

La signora è stata sottoposta a visita dal ginecologo Malzoni che non ha esitato a ricoverarla d’urgenza per sottoporla ai vari esami e procedere, eventualmente, all'intervento chirurgico. La signora presentava forti dolori nella zona pelvica e per questo si era recata sabato 20 maggio all’ospedale Moscati di Avellino nel reparto di pronto soccorso dove poi è iniziata una lunga sequela di attese e mancate pronte risposte.

Il post di denuncia della figlia Viktoria sui Social

“Erano le 17:03 quando siamo arrivate – ha denunciato in un post pubblico la figlia – e già all’accettazione abbiamo riscontrato totale indifferenza.
“Signora ma lei per un semplice mal di pancia si reca al pronto soccorso!?” dice la ragazza dell’accettazione, senza nemmeno aver controllato cosa avesse (mia madre che sopporta qualsiasi dolore e se va all’ospedale significa che veramente non ce la fa più).
Dunque ci mettono in sala d’attesa con il codice azzurro (non urgente), dopo 7 ore di attesa riesce ad entrare e l’unica cosa che fanno è un prelievo per poi lasciarla di nuovo in sala d’attesa su una sedia fino alle 10 del mattino. Le viene diagnosticata una cisti di 10 cm sulla ovaia ma questo non li fa pensare che sarebbe il caso di ricoverarla dato che ha bisogno di un urgente intervento chirurgico. 17 ore del ca**** per farla tornare a casa e assegnarle di fare una risonanza magnetica e controlli vari per conto suo, come per dire “fate quello che volete e tornate con tutti i controlli fatti”, lei che anche per andare in bagno deve sforzarsi per i forti dolori.
E ok, questa volta abbiamo ceduto e siamo tornate a casa, abbiamo passato tutta la notte in bianco in quanto lei piangeva dal dolore che le provocava questa “cisti” e lunedì ci siamo recate in una clinica per fare quello che le è stato assegnato di fare per conto suo, quando in realtà dovevano farlo direttamente all’ospedale. Fatti i controlli ci è stato detto che non era una semplice cisti di 10 cm mа di ben 14 cm che andava a spingere tutti gli altri organi e per questo lei non riusciva nemmeno a respirare a volte. Questo ci fa pensare che i macchinari all’ospedale nemmeno funzionano bene perché hanno dato un referto errato.

Una volta ricevuti tutti i referti ci siamo recati un’altra volta all’ospedale proprio oggi, 23 maggio 2023, dove siamo andate direttamente nel reparto del pronto soccorso ginecologico e dove le hanno fatto due semplici flebo e l’hanno mandata di nuovo a casa, dopo che lei ha detto che quelle flebo non l'hanno aiutata per nulla. Inoltre, appena arrivata all’ospedale oggi, ho chiesto gentilmente a più persone del personale di darmi una sedia a rotelle in quanto mia mamma non riusciva a camminare ma mi è stato detto “signora se la deve fare per forza a piedi fino al secondo piano perché di sedie non ce ne sono libere”. Io adesso mi chiedo come è possibile che in un ospedale così grande non ci siano a disposizione camere per un ricovero e nemmeno sedie per portare un paziente da un posto all’altro? Mia mamma si è fatta tutto il percorso a piedi, nei corridoi lunghi che ci sono in quell’ospedale piangendo, e qualsiasi infermiere che passava non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.

Ora siamo di nuovo a casa e siamo solo io e mamma, io sono minorenne e non ho la minima idea di come si fa il primo soccorso ad una persona che sta male, sono quattro giorni che mia mamma sta a letto e io cerco di aiutarla in qualsiasi modo possibile mettendo a posto la casa e cucinando per farla mangiare ma questo non basta perché io sono una ragazza di 17 anni che adesso non sa come comportarsi con una mamma che ha un serio problema per il quale deve essere urgentemente operata ma l’ospedale dimostra la totale indifferenza. Non è possibile che una persona deve morire per fatti suoi in casa perchè non sia mai l’ospedale ha delle responsabilità in più.
Vorrei anche raccontare che quando siamo andati per la prima volta all’ospedale cioè venerdì, davanti miei occhi è morta una signora perché stava in sala d’attesa da mezzogiorno e verso le 11 di sera è deceduta. Quando morirà mia mamma scriverete “deceduta a causa della totale indifferenza del personale medico” oppure scrivete come fa comodo a voi “deceduta a causa COVID-19”?"

Viktoria si era rivolta anche al sindaco Festa e al presidente De Luca

"Allora chiedo al sindaco di questa città, Gianluca Festa - concludeva la figlia della signora Nadia nel suo appello pubblico - che dice di tenerci così tanto da addirittura rifare le strade e ponti che non servono a nulla (perché come stavamo fino ad adesso potevamo stare ancora per anni), perché questi soldi non li usa per comprare qualche sedia a rotelle in più? Perché non permette il diritto di salute che tutti abbiamo? E se mia mamma dovesse morire questa notte, io diciassettenne cosa dovrei fare? Mi ospita lei signor sindaco a casa sua? Si occuperà lei della mia vita? Io non penso proprio, perché se ci fosse uno dei suoi parenti al posto di mia madre, io ci posso scommettere che sarebbe il primo ad essere operato perché giustamente è un parente del sindaco invece noi comuni mortali cosa dobbiamo fare? È uno schifo come non funziona assolutamente nulla e tutti non fanno altro che chiudere gli occhi. Ho deciso di raccontarlo e vi prego di ricondividere, perché così spero che arrivi a più persone possibili perché più stiamo zitti e più persone muoiono solo per colpa dell'indifferenza", aggiungendo ai tag, oltre Gianluca Festa, anche Vincenzo De Luca.

Il nostro "in bocca al lupo"

Intanto la signora Nadia sta ricevendo assistenza alla clinica Malzoni dove stanno effettuando tutte le indagini mediche di cui necessita e proprio in queste ultime ore, come lei stessa ci ha raccontato al telefono, ha ricevuto la telefonata del Moscati per anticipare la data dell'intervento chirurgico. "Probabilmente avranno letto il post di mia figlia, perché la data fissata in precedenza richiedeva molta più attesa", ha dichiarato la paziente, aggiungendo di sentirsi molto più tranquilla ora che sta ricevendo il supporto di cui ha bisogno. Allora non ci resta che fare il nostro "in bocca al lupo" alla signora Nadia, affinché possa rimettersi presto e tornare dalla sua Viktoria, piccola donna, forte e coraggiosa, che non ha esitato a far ascoltare la sua voce.

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