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Cronaca San Martino Valle Caudina

Il boss più longevo della Campania esce dal carcere ma non può ritornare a casa

Su Gennaro Pagnozzi, detto "o giaguaro" pende un divieto di dimora a San Martino Valle Caudina: ora dal carcere di Terni troverà una sistemazione in un comune della provincia di Benevento

Gennaro Pagnozzi detto "o giaguaro" è il boss più longevo della Campania.  La carriera criminale parte dal contrabbando: è tra i primi ad opporsi a Raffaele Cutolo per la tassa che il "professore di Vesuviano" cercò di imporre su ogni cassa di sigarette. Ha costituito, all’inizio degli anni '80, un clan operante a cavallo delle province di Benevento ed Avellino, con propaggini nella città di Napoli - in particolare a Ponticelli -, con una recente estensione anche nella città di Roma.
Infatti, dalla notissima inchiesta denominata “Camorra Capitale” sarebbe emerso che a capo del clan che opererebbe nel Lazio ci sarebbe il figlio Domenico. 

Processato innumerevolmente, la sua vita è costellata da latitanze, improvvise scarcerazioni e clamorose assoluzioni, come quella nel processo 'Spartacus', dove salì sul banco degli imputati con il clan dei casalesi. Laddove è stata affermata la sua responsabilità penale non hai mai subito condanne pesanti. Dopo essere stato difeso dall’avvocato Vincenzo Siniscalchi sino a metà degli anni novanta, da circa venti anni in tutti i processi ha come unico difensore, l’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli.

Ed ora il suo difensore è riuscito a farlo uscire di carcere all'età di 76 anni ma non a farlo ritornare nella sua casa natìa di San Martino Valle Caudina. 

La VII sezione penale del Tribunale di Napoli ha deciso di sostituire la custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari. Ma poichè sul 76enne pende in altro procedimento penale il divieto di dimora nel comune irpino si è sistemato in una abitazione della vicina Benevento.

La scarcerazione segna un doppio successo per il legale difensore di Pagnozzi, Dario Vannetiello. Solo pochi giorni fa, infatti, il Tribunale di Avellino gli aveva revocato la misura cautelare nell’ambito di un processo per usura ed estorsione ai danni di una coppia di imprenditori.

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