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Cronaca

Crollò il balcone del progetto Case a L'Aquila post terremoto: tecnico irpino sotto inchiesta

’operazione portata avanti dagli agenti del Corpo forestale dello Stato dell’Aquila, del Nipaf e della Sezione di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura, ha portato al sequestro di 800 balconi in 494 appartamenti (su un totale di 4.500) sparsi nelle 19 new town, che hanno ospitato oltre 16 mila sfollati e che ancora oggi danno ricovero a diverse migliaia di cittadini

Crollo di un balcone del progetto Case a L’Aquila costruite nel post sisma a Cese di Preturo, frazione ovest del capoluogo di regione.Dopo oltre un anno di indagini, accertamenti e laboriose consulenze tecniche la Procura della Repubblica dell’Aquila ha chiuso le indagini preliminari.

Tra i destinatari con avviso di conclusione delle indagini preliminari c’è anche un tecnico irpino che risultava tra i responsabili del cantiere.  L’operazione portata avanti dagli agenti del Corpo forestale dello Stato dell’Aquila, del Nipaf e della Sezione di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura, ha portato al sequestro di 800 balconi in 494 appartamenti (su un totale di 4.500) sparsi nelle 19 new town, che hanno ospitato oltre 16 mila sfollati e che ancora oggi danno ricovero a diverse migliaia di cittadini.

Secondo le investigazioni del Corpo forestale dello Stato dell’Aquila, dirette da Nevio Savini e Antonio Rampini, gli indagati, a vario titolo, avrebbero attestato contrariamente al vero i vari certificati statici di collaudo, e tecnici amministrativi, ovvero la conformita’ delle opere secondo legge.

Contestazioni sono state sollevate anche in ordine alla tipologia e qualita’ dei materiali, privi anche questi delle certificazioni. I forestali ed i consulenti nominati dalla Procura hanno riscontrato in taluni casi la mancanza del collante e delle sostanze che avrebbero dovuto garantire la resistenza nel tempo e dunque la resistenza del legno che invece in sede di incidente probatorio era stato trovato con una evidente marcescenza. Gli indagati, sempre  a vario titolo, avrebbero indotto in errore la presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento della protezione civile che avrebbe cosi’ erogato una somma superiore ai 18 milioni di euro. Sempre stando alle fonti investigative, agli indagati i pubblici ministeri Cardella e D’Avolio hanno contestato il danno di rilevante entita’, di avere agito approfittando delle situazione di necessita’ degli sfollati, del contesto emergenziale, ostacolando la pubblica difesa nonche’ per i pubblici ufficiali di aver commesso il fatto con abuso di potere.

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