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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Ariano Irpino

Coronavirus, parla la nipote del dott. Grasso: "Ha bisogno di riabilitazione, ma nessun centro è disposto ad accoglierlo"

Federica Mazzei ci ha parlato delle condizioni di salute dell'urologo arianese

Nella serata di ieri, vi avevamo dato la notizia, smentita nella mattinata di oggi, della guarigione del medico di Ariano Irpino, dott. Gerardo Grasso, dal coronavirus. L'urologo, infatti, non è ancora tornato a casa e si trova attualmente all'Ospedale "Frangipane", in attesa di essere trasferito presso un centro di riabilitazione.

Avellino Today ha intervistato, in esclusiva, la nipote del medico arianese, dott.ssa Federica Mazzei, neonatologa e operante presso il reparto di terapia intensiva neonatale dell'Ospedale "Fatebenefratelli" di Benevento, che ci ha informato sulle condizioni di salute dello zio e, in particolar modo, sulle difficoltà riscontrate dalla famiglia per consentirgli di accedere al percorso di riabilitazione.

Quando e quali sintomi ha avvertito Suo zio?

"Mio zio ha cominciato a star male il 10 marzo. I sintomi sono stati, nell'ordine: mal di testa forte, febbre e astenia, diarrea e un episodio di vomito, ma pochissimi accenni di tosse. Ha eseguito il tampone il 13 marzo ma, soltanto due giorni dopo, siamo venuti a conoscenza dell'esito positivo. Il 15 è stato ricoverato al Moscati di Avellino, presso il reparto di malattie infettive, mentre il 17 si è resa necessaria l'intubazione. E' stato estubato la sera del 24 aprile ma, in rianimazione, è rimasto fino a ieri mattina: dopodiché è stato trasferito al Frangipane di Ariano, verso ora di pranzo, per far sì che fosse più vicino a casa sua".

Già al momento del trasporto al Moscati, si sono registrati i primi problemi.

"Il ricovero di mio zio si è reso necessario in seguito a una caduta per astenia e a un'eccessiva disidratazione. Ma, nonostante avessimo chiamato l'ambulanza anche il 12 marzo, cioè il giorno prima che eseguisse il tampone, abbiamo dovuto richiamarla la sera del 14 e, solo il giorno dopo, verso ora di pranzo, sono venuti a prenderlo. Ora, dal punto di vista polmonare, sicuramente si è ripreso, ma la dissociazione del post Covid e il fatto di trovarsi nello stesso ambiente della terapia intensiva lo rende irrequieto. Mio zio vuole solo tornare a casa, ma ci rendiamo conto che non è ancora pronto, né fisicamente, né soprattutto neuropsicologicamente, in quanto alterna momenti di dissociazione a momenti di lucidità. Una situazione che i colleghi anestesisti ci hanno confermato: dopo che si è stati intubati così a lungo, si crea una sorta di 'buco di vita' e paura da forte stress fisico ed emotivo".

Per questo motivo, siete alla ricerca di un centro che possa garantire un percorso di riabilitazione.

"Abbiamo chiesto al Don Gnocchi a Sant'Angelo dei Lombardi, un'ottima struttura che, però, non riceve pazienti ex Covid. Aspettiamo risposte da Napoli e da Roma. Continuiamo a chiedere, ma è difficile, in quanto sono in corso, in questi centri, sanificazioni o casi di Covid e i tempi sono inevitabilmente lunghi. Pertanto, chi assiste questi poveri malati nel percorso post ricovero? Come si può pensare che tornino a casa dissociati, nemmeno più in grado di reggersi in piedi? Si tratta di una fase dalla quale si esce cambiati e il paziente non sa che cosa è successo in tutto quel periodo in cui è stato intubato. Per questo motivo, ritengo assurdo che non sia previsto un post per questa tipologia di pazienti. Tutti pensano alla fase acuta e nessuno al recupero. Ci deve essere un progetto di azione da parte di case di cura, cliniche, istituti con figure professionali adatte".

Si sente di dire qualcosa a chi ha assistito Suo zio in questo terribile momento?

"Voglio ringraziare i miei colleghi della terapia intensiva del Moscati, in particolare il dott. Storti e la dott.ssa Marra: volendo descrivere la situazione con una similitudine, è come se mio zio fosse stato in bilico su una finestra e i medici lo avessero tirato dentro, con tutte le loro forze. Si sono mostrati tutti molto umani e professionali e hanno combattuto insieme a lui".

Non ci resta che augurare al dott. Gerardo Grasso una pronta e serena guarigione.

"Lo spero. Mio zio è un medico bravo e stimato, ancora giovane, molto dedito al lavoro che fa e mi dispiacerebbe se avesse esiti importanti". 

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