Coronavirus in Campania, De Luca: "Il Governo decida di parlare una volta a settimana"
Le dichiarazioni del Presidente della Regione Campania nel corso del consueto appuntamento con la videodiretta del venerdì pomeriggio: "Il momento rimane preoccupante, difficile. Dobbiamo avere ragione e responsabilità, non ci sono controlli"
Nel consueto appuntamento con la videodiretta del venerdì pomeriggio, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha fornito gli ultimi aggiornamenti sui contagi, sulla diffusione della variante Omicron, sulla campagna vaccinale e sulle misure per il contenimento della pandemia durante il periodo delle festività natalizie.
"La realtà è cambiata di mese in mese dinanzi ai nostri occhi"
Il Governatore esordisce ripercorrendo l'anno che sta per volgere al termine: "Il momento rimane preoccupante, difficile, per tutti noi e per tutti i nostri cari. Vorrei trasmettere, in primo luogo, un messaggio di speranza e di fiducia: noi ne usciremo. Anche questo Natale, lo stiamo vivendo nelle preoccupazioni, ma ne usciremo. Ho colto, in queste settimane e in questi mesi, un senso di delusione e di sfiducia nei nostri cittadini: la realtà con la quale siamo costretti a fare i conti è completamente diversa dalla realtà che ci aspettavamo di incontrare, quando è iniziata la campagna di vaccinazione. Abbiamo iniziato a gennaio, era arrivato un primo carico di vaccini, poi iniziammo le vaccinazioni di massa. Allora, c'era speranza, anche perché tutto ciò che ci veniva comunicato dal Ministero di Salute e dai Commissari di vario tipo era un obiettivo semplice: vaccinarsi tutti per raggiungere l'immunità di gregge. Raggiunto quest'obiettivo, saremmo stati tranquilli. Non si parlava di seconda o di terza dose, non si parlava di bambini. All'insegna di questa fiducia e di questa speranza, la realtà è cambiata di mese in mese dinanzi ai nostri occhi".
"Qual è la ragione per la quale perdiamo sempre quindici giorni di tempo?"
Secondo De Luca: "Ora, dobbiamo dire, per un atto di comprensione nei confronti della realtà scientifica, che nessuno era in grado di conoscere il Covid, di capire fino in fondo la capacità di protezione dei vaccini. C'è stata anche una grande indecisione sulla tipologia di vaccino da utilizzare: ricorderete che ci fu un disastro nella comunicazione riguardante AstraZeneca, sulle fasce di età a cui somministrare questo tipo di vaccino. Oltre ad avere una grande difficoltà a prevedere il futuro, abbiamo pagato una pessima comunicazione pubblica. Oggi, sui vaccini, ancora parlano, e non mi riferisco alle televisioni che hanno dato il peggio di sé, bensì alla comunità scientifica, a esponenti istituzionali: quante persone parlano ancora oggi quotidianamente. Abbiamo il responsabile dell'Iss, il responsabile del Cts, poi abbiamo i consulenti del Ministero della Salute e del Commissario al Covid, poi l'Ema, l'Aifa, a tutti questi si aggiungono decine di virologi e infettivologi ed elementi di ogni ordine e qualità, giornalisti, pseudointellettuali, storici, parcheggiatori abusivi. Tutti a parlare. Il clima di confusione che si è creato in Italia e che è stato pagato dalle famiglie è impensabile e inimmaginabile. Vorrei fare oggi una proposta al Governo: decida di parlare una volta a settimana ed emettere un comunicato semplice, stringato, da mettere sul sito del Ministero della Salute".
Ancora contro il Governo: "Abbiamo pagato anche, in questi mesi, una tendenza del Governo ad approvare sempre mezze misure, a perdere tempo. A fine novembre ha preso alcune decisioni ma, poi, ha stabilito che quelle decisioni diventavano operative a metà dicembre. Decidiamo a fine novembre, e poi aspettiamo altri quindici giorni per rendere effettive queste decisioni. Qual è la ragione per la quale perdiamo sempre quindici giorni di tempo? Anche questa è una malattia di cui non ci liberiamo. E così, settimana dopo settimana, bruciamo quel mese di vantaggio che avevamo guadagnato rispetto ad altri Paesi d'Europa. Siamo incapaci di fare la prevenzione: cioè prendere decisioni difficili prima che il contagio esploda. Ma, ancora oggi, il Governo ha preso decisioni, al di sotto delle necessità".
"Necessarie ragione e responsabilità, diffuso un concetto di democrazia completamente falso"
Importante, secondo il Presidente della Regione Campania, fare leva su due punti di forza: "Il primo è la ragione, per evitare di cadere in angoscia o di essere travolti dalle paure. La ragione, oggi, ci dice che chi si vaccina, con prima, seconda o terza dose, nella stragrande maggioranza dei casi evita i sintomi più gravi della malattia. Questo dato è confermato scientificamente e statisticamente dalle rilevazioni statistiche che facciamo nelle Asl della Regione Campania, quindi parliamo sulla base di dati di fatto. Un altro dato che possiamo rilevare dalla ragione è che abbiamo fatto decine di vaccinazioni, non è successo nulla. La vaccinazione ci evita danni seri e non ha determinato, su scala di massa, problemi particolari. Il secondo punto di forza è la responsabilità: in questi mesi, è stato diffuso un concetto di democrazia, inteso come il diritto di ogni singola persona di fare quello che gli pare e piace, completamente falso. Questa non è democrazia, questo si chiama caos, irresponsabilità. Ma come si fa a non capire che i comportamenti vanno radicalmente cambiati quando ci troviamo in una situazione di pericolo? Sapevamo che Omicron sarebbe arrivata comunque, i Paesi non sono sigillati, blindati, ma i comportamenti irresponsabili determinano una crescita drammatica del contagio. Bisogna essere responsabili, ma c'è bisogno che sia il Presidente della Regione a fare l'ordinanza? E i papà e le mamma vogliono capire che devono essere un freno ai ragazzi per la loro responsabilità?".
"In questo Paese i controlli sono totalmente inesistenti"
Sull'uso delle mascherine: "Sto seguendo in queste ore la grande novità che ha introdotto il Governo nazionale: ora, anche all'esterno è obbligatorio l'uso della mascherina. Cari fratelli, in Campania l'uso della mascherina è rimasto obbligatorio sempre, anche in estate. Ma devo constatare, con grande amarezza, che non tutti hanno rispettato quest'obbligo. Tu devi prendere queste misure quando la situazione è tranquilla, non quando come, ieri, hai 3.500 contagi in una sola giornata. E qui è emersa, in questi mesi, un'altra delle criticità del nostro Paese. I controlli, in questo Paese, sono totalmente inesistenti. Nessuno di noi può militarizzare l'Italia. Che cosa avrei fatto io? E' tanto difficile impegnare 20, 30, 50.000 uomini, non solo militari, ma tutte le forze dell'ordine, soldati che per una settimana si limitano a richiamare quelli che non usano la mascherina o per riscaldarsi il pomo di Adamo o per contrastare l'artrite al gomito? Sarebbe bastato imporre questo, parlo per la Campania, Ora, aspetto che cosa succederà per l'Italia. Non succederà niente. Bastava solo questo per ridurre del 30-40% i contagi. Bastava fare un po' di verbali. Non avremmo risolto il problema, ma non avremmo neanche avuto il 'rompete le righe', soprattutto di sera e nei luoghi della movida".
"La diffusione della variante Omicron è spaventosamente elevata"
Sulla variante Omicron, infine: "La Campania deve essere la regione più rigorosa, perché siamo il territorio d'Italia e d'Europa più densamente abitato e non ci possiamo permettere distrazioni o sottovalutazioni. Ci muoviamo sempre in anticipo per evitare di farci male. Se perdiamo il controllo del territorio italiano rischiamo l'ecatombe, non il contagio. Oggi, grazie a Dio e grazie all'immenso lavoro del personale sanitario, stiamo reggendo. Ma dobbiamo mettere in conto che la diffusione della variante Omicron è spaventosamente elevata. Il vantaggio che avevamo su Francia e Germania lo abbiamo bruciato, ormai, in larga misura. Verso la fine dell'anno, anche qui in Italia arriveremo ai 70, 80, 90.000 contagi al giorno. Qui, solo una riflessione: non c'è una corrispondenza fra numero di contagiati e posti occupati in area medica o terapia intensiva. Ciò vuol dire che questo contagio è maledettamente aggressivo, ma non si traduce, come capitava con la variante Delta, in problemi ospedalieri. Però, attenzione: questo ragionamento vale fino a un certo punto, perché se il numero di contagiati arriva a sfiorare le 100.000 unità, noi ci ritroveremo con gli ospedali e le terapie intensive ingolfati".