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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Querelle nel consorzio del vino, nel mirino la gestione del presidente Pepe

Manovre contro la presidente del Consorzio di Tutela dei Vini, si rischia la creazione di una nuova associazione

Fibrillazioni continue nel mondo del vino. Non basta la ruggine tra il presidente Gambacorta e l'istituto agrario, adesso accuse e veleno anche tra gli imprenditori vitivinicoli sulla conduzione del Consorzio di Tutela dei Vini Iprini. Nel mirino di alcuni consiglieri dimissionari la politica gestionale del presidente Milena Pepe , rea secondo questi di scarso impegno dall'alto dell'incarico che ricopre. Ma il consorzio rinvia tutte le accuse ai mittenti puntando il dito contro inutili ambizioni personali.

"Il consorzio di tutela irpino è da tempo oggetto degli attacchi concentrici di un gruppo di personaggi, alcuni dei quali operanti dentro la filiera, altri invece che, per vicende personali e varie, si sono scagliati con pervicacia meritevole di miglior causa contro chi ha operato in favore del consorzio medesimo - spiega in una nota l'associazione".

Sulle dimissioni il consorzio aggiunge: "E' opportuno precisare che i dimissionari sono stati eletti proprio su invito e proposta degli altri consiglieri, e nominati all'unanimità insieme agli altri, poiché nessuno ha mai operato nel consorzio di tutela secondo logiche di maggioranza o minoranza. Ad ogni tornata di rinnovo delle cariche sono stati infatti avanzati inviti pubblici a candidarsi e in base alle disponibilità raccolte è stato composto l'organo di amministrazione, in buon accordo, nel numero corrispondente alle aspettative dei soci".

Il contesto che si è venuto a determinare rischia di sfociare nella creazione di un altro consorzio associativo che doppierebbe intenti e obiettivi di quello già esistente.

"Il disegno di contrasto al consorzio si è ormai delineato chiaramente: punta ad abbatterlo per favorirne un altro concorrente, come è emerso da alcune dichiarazioni pubbliche. Già si lascia intuire che i viticoltori 'portati in dote' da alcuni consiglieri dimissionari potranno essere 'asportati' e dirottati verso la fantomatica auspicata iniziativa alternativa. L'idea è stata ed è, dunque, di usare certi viticoltori, più o meno consapevoli, come merce di scambio, da calare nel piatto in cambio di poltrone in consiglio o incarichi di gestione, il che appare del tutto fuori luogo, in generale e a maggior ragione rispetto alle cose di cui si tratta".

Secondo il Consorzio le manovre contro la presidente Milena Pepe partono mesi addietro con l'organizzazione di un convegno mai discusso e approvato dal consiglio di amministrazione. "Ma è paradossale che la pietra dello scandalo sia stata l'organizzazione di un convegno, evidentemente questione decisamente più circoscritta rispetto ad azioni e toni successivi. Un convegno il cui programma, peraltro, non era mai stato posto in discussione e approvazione nella sede consiliare. Era dunque dovere dei consiglieri entrare nel merito e fornire il proprio contributo per eventualmente migliorare quel progetto. E invece, di fronte ad alcune perplessità, poste in modo del tutto propositivo e provenienti da più parti, i dimissionari hanno preferito prima lo scontro, poi la rottura, quindi il fango in piazza".

Da questo momento in poi attacchi e disapori sono stati continui senza la possibilità alcuna di recuperare allo strappo. Al punto tale che uno dei consiglieri ha proposto il cambio di guardia al vertice dell'associazione di tutela dei vini.

"È bene sottolineare come le accuse rivolte alla giovane donna presidente protempore del nostro sodalizio non abbiano riguardato sue qualità professionali, che nessuno invero ha mai posto in discussione, bensì si siano concentrate su una presunta imperfetta conoscenza della lingua italiana, essendo la stessa, com'è noto, di origine belga - aggiunge il Consorzio".

"Al di là dell'evidente inconsistenza dell'argomentazione, è tuttavia doverosa una riflessione: in un coro che inneggia ad un'Irpinia cosmopolita e multiculturale, in cui ci si riempie la bocca della necessità che i nostri imprenditori si aprano sempre più al confronto internazionale, ai rapporti con interlocutori stranieri della comunicazione e della distribuzione, al fine di valorizzare i tesori di questo territorio sui mercati del mondo, un simile atteggiamento, oltre ad apparire in evidente contraddizione con quanto viene dichiarato e auspicato pubblicamente, appare ispirato a una visione medioevale dell'agire sociale, che decisamente non ci appartiene".

Dunque una querelle che non fa onore a nessuno e che rischia di minare un settore fondamentale per lo sviluppo economico locale.

"Crediamo e speriamo che il tempo delle polemiche e della rincorsa a piccole ambizioni personali possa finire una volta per tutte: l'invito è a lavorare seriamente per il consorzio di tutela e per la filiera dei vini d'Irpinia dal suo interno, collaborando democraticamente, a partire già da settembre quando, alla luce delle dimissioni di alcuni consiglieri e della conseguente necessità di procedere ad una fisiologica riorganizzazione, si ribadiranno le linee guida e le priorità per i prossimi mesi - conclude il consorzio".

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