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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Ciambriello: "I droni non esistono", il SAPPE risponde: "Ma non occorrono test psico-attitudinali per quel ruolo?"

"Nega l’esistenza dei droni che sorvolano le carceri perché lui, dalle finestre del suo comodo, profumato e riscaldato ufficio con vista su Poggioreale pagato anche dai cittadini vittime della criminalità e della delinquenza"

Hanno destato uno scalpore enorme le dichiarazioni di Samuele Ciambriello in merito agli episodi di introduzione di droni all'interno delle carceri. In occasione della presentazione del libro "CARCERE Idee, proposte e riflessioni", il Garante campano dei detenuti ha negato quanto denunciato dai sindacati di polizia penitenziaria, in merito soprattutto ai recenti casi verificatisi ai carceri di Bellizzi (Avellino) e Ariano Irpino. Ecco le sue parole: "Io non li vedo mai questi droni. Vedo che pubblicate questi comunicati stampa: voi li avete trovati? Io dubito che esistano questi droni". 

Dichiarazioni che, come ovvio che sia, non sono state digerite bene dalla Polizia Penitenziaria che, attraverso la propria rivista ufficiale, non le ha mandate a dire al Garante campano dei detenuti: 

"Il garante di Ivrea, no vax e no green pass, ha definito il Presidente del Consiglio Mario Draghi un criminale senza scrupoli.
Il garante di Sassari, anche lui no vax e no green pass, insegna con un video in riva al mare come guarire dal covid con la meditazione.
Il garante di Napoli è un ex detenuto condannato a più di vent’anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti.
E adesso il garante della regione Campania nega l’esistenza dei droni che sorvolano le carceri perché lui “non ne ha mai visto uno …” 
Ma dove siamo finiti?
Ma è mai possibile che per fare il garante dei detenuti non siano previsti requisiti psico-attitudinali minimi?
Lasciamo stare i no vax che si qualificano da soli e sorvoliamo (tanto per rimanere in tema di droni) sulla opportunità o meno di nominare “organo di garanzia” un trafficante internazionale di droga.
Ma vorrei almeno dire due parole sul negazionismo dei droni da parte del garante campano.
Ebbene, sappia il prof. Ciambriello (che essendo un docente universitario più che imparare dovrebbe insegnare …) che il primo avvistamento di un drone sullo spazio aereo di un carcere risale al 17 agosto 2015. Accadde in Sicilia, e più precisamente nel carcere di Sciacca.
Da allora fino ad oggi, gli avvistamenti sono stati 140.
Oltre sessanta solo nel 2020, numero già di gran lunga superato nel corso di quest’anno (a due mesi dalla fine). Peraltro, le regioni che hanno segnalato più avvistamenti sono il Lazio, la Sicilia e – guarda caso – proprio la Campania.
È comprensibile che ognuno debba esercitare il proprio ruolo, ma non perdiamo di vista che da questa parte (il sindacato) si tratta di un ruolo istituzionale che discende direttamente dalla Costituzione, mentre dall’altra (il garante comunale, provinciale o regionale dei detenuti) si tratta di una delle tantissime figure “inventate” dagli Enti Locali senza alcuna radice normativa da fonti primarie. E pur tuttavia, da chi rappresenta, in un certo qual modo, i cittadini (visto che è nominato ma non eletto) si dovrebbe – comunque – pretendere onestà intellettuale.
Mi sembra, invece, che questi personaggi, vagamente ispirati all’ombudsman scandivo, cerchino soltanto di giustificare (e legittimare) la propria esistenza andando a cercare sempre e comunque il male, anche dove il male non c’è … e non c’è mai stato. Per intenderci meglio, mi sembra simpatico citare una bellissima poesia di Trilussa (del 1919) che pare proprio una metafora dei “nostri” garanti.

Intanto, a Poggioreale, scoperti altri cellulari in carcere

Ancora un sequestro di telefoni cellulari illegalmente detenuti nel carcere di Poggioreale a Napoli, sequestrati dalla Polizia Penitenziaria. Ne da notizia Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Ormai il rinvenimento ed il sequestro di cellulari negli Istituti Penitenziari della Campania costituisce un evento critico con una frequenza quotidiana. Questa mattina presso il padiglione Avellino, ove sono ristretti detenuti del circuito custodiale dell'Alta Sicurezza, sono stati rinvenuti e sequestrati ben 5 cellulari. Gli uomini dei Baschi Azzurri, in una brillante operazione di intelligence, hanno rinvenuto gli apparecchi telefonici occultati in un frigorifero, in uso ai detenuti, ed in una branda. I cellulari, provvisti dei relativi carica batterie e delle sim card, erano quattro smartphone ed uno del tipo micro. Un encomio dal SAPPE Campania va ai colleghi di Poggioreale che, nonostante le criticità operative per la carenza organica, le limitate risorse economiche che non consentono la dotazione di necessari supporti tecnologici in una struttura secolare e sovraffollata con 2200 detenuti, riescono a resistere ottemperando al proprio mandato Istituzionale e a garanzia della legalità. Altri cellulari sequestrati in carcere, dunque, con buona pace del garante dei detenuti di Napoli, un ex detenuto condannato a più di vent’anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti (!), e quello della regione Campania, che addirittura nega l’esistenza dei droni che sorvolano le carceri perché lui, dalle finestre del suo comodo, profumato e riscaldato ufficio con vista su Poggioreale pagato anche dai cittadini vittime della criminalità e della delinquenza, “non ne ha mai visto uno”… È comprensibile che ognuno debba esercitare il proprio ruolo, ma non perdiamo di vista che da questa parte (il SAPPE) si tratta di un ruolo istituzionale che discende direttamente dalla Costituzione, mentre dall’altra (il garante comunale, provinciale o regionale dei detenuti) si tratta di una delle tantissime figure “inventate” dagli Enti Locali senza alcuna radice normativa da fonti primarie…”.
Il segretario generale del SAPPE Donato Capece ricorda che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l'ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”. 
Per il SAPPE “è urgente e non più differibile trovare soluzioni al personale di Polizia Penitenziaria che lavora, sotto organico e con mille difficoltà, nel carcere di Poggioreale e nonostante tutto garantisce al meglio i compiti di sicurezza”: per questo il primo Sindacato della Polizia rinnova  un sollecito intervento dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria.

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