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Cronaca

"Aste OK", parla l'imprenditore minacciato: "Non abbiamo mai ceduto, ora i responsabili devono essere puniti"

Avellino Today ha intervistato uno dei testimoni ascoltati nel corso del processo e che ha ribadito, con forza, le accuse rivolte agli imputati

Il 20 maggio scorso si è svolta una nuova udienza relativamente all'inchiesta giudiziaria ribattezzata "Aste Ok" e che ha visto sul banco degli imputati ben 22 persone, accusate a vario titolo, di associazione finalizzata alla turbativa delle aste fallimentari, alla tentata estorsione e all’intestazione fittizia di beni. Nella fattispecie, ci furono tre nuove escussioni. Uno dei testi in aula affermava di non aver mai dato denaro ad Armando Aprile. Di non aver mai ceduto alle richieste estorsive che quest'ultimo avanzava nei suoi confronti. Inoltre, il testimone ha affermato in aula di non essere mai stato interessato a rientrare in possesso dei propri beni andati all’asta, nonostante il ribasso del valore del 98% dopo che molte di queste erano andate deserte. Non aveva la forza economica per poterli riacquistare.

“Abbiamo ricevuto minacce ma non abbiamo mai ceduto”

Nella giornata di oggi, Avellino Today, ha intervistato uno dei testimoni ascoltati nel corso del processo e che ha ribadito, con forza, le accuse rivolte agli imputati: “Abbiamo ricevuto minacce gravi ma non abbiamo mai ceduto. Ora andiamo avanti con la nostra battaglia e, senza ombra di dubbio, la nostra speranza è che i responsabili di quanto accaduto vengano puniti. Gli imprenditori che hanno subito minacce ed estorsioni vogliono che la verità venga a galla. Nessuno ha ritrattato quanto detto all’inizio, che si sappia!”, conclude.

La prossima udienza – adesso – è attesa per il 10 giugno.  

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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