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Cronaca

Bomba al Centro per l'Impiego: "Abbiamo usato un prestampato per denunciare il Governo"

Nuova udienza per il processo a carico di Ubaldo Pelosi e Carmine Bassetti, i due uomini arrestati per aver piazzato un ordigno esplosivo nei pressi del centro per l'impiego di Avellino. Ascoltati gli imputati: "Eravamo disperati a causa delle restrizioni anti-Covid"

Nuova udienza per il processo a carico di Ubaldo Pelosi e Carmine Bassetti, i due uomini arrestati per aver piazzato un ordigno esplosivo nei pressi del centro per l'impiego di Avellino, nel maggio 2020. Nella giornata di oggi, presso l'aula collegiale del Tribunale di Avellino, ha vuto luogo l'escussione anche dei due imputati. 

Ascoltati anche i due imputati

La prima escussione è stata quella del Brigadiere dei Carabinieri di Avellino, Gianluca Restieri, giunto sul posto la sera in cui è avvenuto l'attentato: "Appena sono intervenuto sul luogo dove era avvenuta l'esplosione, ho ascoltato le testimonianze dei presenti. Abbiamo provveduto ad acquisire informazioni sull'accaduto, abbiamo ascoltato due persone, ma non ci sono stati comunicati nominativi dei presunti autori dell'attentato". 

La seconda escussione è stata quella di Luca Orazio, il cui nome è emerso all'interno delle intercettazioni effettuate dagli investigatori: "Conosco da tempo Ubaldo Pelosi. È stato il mio testimone di nozze e io sono stato il suo. Abbiamo una conoscenza storica e siamo grandi amici. Non conosco, invece, Carmine Bassetti. Io e Ubaldo ci siamo sentiti telefonicamente e lui mi ha raccontato di essere stato coinvolto in quello che era successo. Questa notizia mi sconvolse. In quei giorni era molto nervoso per le decisioni del Governo nel periodo del lockdown. Si discuteva di scaricare da internet questo prestampato realizzato da un avvocato per querelare l'allora premier Conte. Io ritenevo inutile la protesta di piazza, ma sono sempre stato convinto che bisognava affidarsi alla legge, denunciando le decisioni del Governo che ritenevo non costituzionali". 

Successivamente è stato il turno dell'imputato Ubaldo Pelosi: "In quel momento ebbi gravi problematiche a livello economico. La sera dell'accaduto avevo fatto più tardi a lavoro perché sono dovuto tornare indietro per recuperare il marsupio che avevo dimenticato. Quella sera non mi vidi con Carmine Bassetti, forse ci vedemmo nel pomeriggio. Io e Carmine ci conoscemmo da giovani. In un momento di disperazione, nel periodo del lockdown, sottoscrivemmo una denuncia scaricata dal web per rivolgerci al Governo in merito alle restrizioni anti-Covid". Nel corso dell'udienza odierna emergeva spesso il nome dell' ex generale dei Carabinieri Pappalardo, uno dei più noti promotori delle proteste no vax: "Chiaramente non ho mai conosciuto il generale Pappalardo ma, in quel periodo, chiacchierando tra amici, dicemmo anche che avremmo dovuto rivolgerci a lui per chedergli aiuto". Dalle intercettazioni telefoniche emergeva, inoltre, che Pelosi si era definito un "partigiano non armato", una figura di "resistenza" nei confronti del Governo e delle sue misure restrittive durante l'emergenza pandemica. 

Ultimo a essere ascoltato è stato l'imputato Carmine Bassetti: "Non mi ritengo responsabile di quanto accaduto. Conosco da tempo Ubaldo Pelosi. Non l'ho incontrato la sera dell'accaduto. Ricordo che una mattina vidi un sacco di macchine dei carabinieri. Fui avvicinato dai militari e chiesero le mie generalità. La sera dell'accaduto non ero nei pressi del centro per l'impiego. Ero a casa mia. Ho lavorato a Londra per molto tempo. Non mi sono mai interessato di politica e non ho mai aderito a nessun movimento di protesta. In quel periodo, utilizzando un prestampato scaricabile da internet, presentammo denuncia nei confronti del Governo. Fu un gesto dettato dalla volontà di esternare il nostro dissenso. Anche i carabinieri mi dissero che non era la prima denuncia di questo tipo. Io tornai in Italia e, a causa delle restrizioni anti-Covid, sono rimasto per strada". 

Infine, poi, a causa delle necessità lavorative degli imputati, gli avvocati della difesa - Rolando Iorio, Gaetano Aufiero e Nello Pizza - chiedevano la revoca della misura cautelare dell'obbligo di dimora. Adesso, la prossima udienza è attesa per il 5 luglio per l'escussione di nuovi testimoni. 

Avrebbero aderito a un movimento no-mask

Stando a quanto affermano i carabinieri del Ros, che hanno condotto le indagini, i due uomini - all’epoca dei fatti - avrebbero aderito a un movimento no-mask che si opponeva alle restrizioni imposte dal governo Conte per contrastare l’epidemia da Covid-19. 

La bomba contro il Centro per l'impiego di Avellino

È la sera del 20 maggio 2020 quando un ordigno esplode davanti al centro per l'impiego di Avellino, in via Pescatori. La bomba, piazzata probabilmente in un cestino, distrugge la vetrata anti sfondamento. La polizia giudiziaria recupera un frammento dell'ordigno e parte di un grosso petardo, un raudo, usato per l'innesco. Un testimone vede un uomo che si allontana velocemente dalla struttura e scappa su un'automobile, una Mercedes Classe A, dove lo aspetta un complice. Analizzando i dati dei lettori di targhe, i carabinieri individuano due vetture dello stesso modello che in quei giorni sono passate nel centro di Avellino: una è bianca ed è di Pelosi, commercialista di 52 anni; l'altra, nera, è utilizzata da Bassetti, restauratore di 49 anni.

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