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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Chianche

Biodigestore a Chianche, Primavera Irpinia alza il livello dello scontro

Primavera Irpinia continua a tenere alta l'attenzione mediatica e politica sulle vicende legate alla paventata installazione di un biodigestore nel Comune di Chianche

Primavera Irpinia continua a tenere alta l'attenzione mediatica e politica sulle vicende legate alla paventata installazione di un biodigestore nel Comune di Chianche. Grazie all'attivismo politico di Sabino Morano, ieri presso la sala consiliare di Altavilla Irpina, la battaglia contro il biodigestore ha fatto segnare un altro passo in avanti. Il centrodestra unito sotto il vessillo di Primavera Irpinia ha avuto il coraggio di esporsi e il merito di alzare il livello dello scontro portandolo da una dimensione localistica e territoriale al livello regionale, prefigurando anche azioni parlamentari.

Intanto le istituzioni locali si sono già organizzate e sono pronte a muoversi in modo compatto. «La decisione di installare un impianto di biodigestione a Chianche – ha spiegato il sindaco di Altavilla Mario Vanni- ha una chiara connotazione politica che segue un corridoio partitico che va dal Comune di Chianche a Palazzo Santa Lucia, passando per il coordinamento provinciale del Pd di Avellino. La scelta del Comune di Chianche, però, è in contrasto con la programmazione di altri sette Comuni ed entro maggio presenteremo un ricorso al Tar. La scelta della Regione, inoltre, non sembra essere condivisa dal Ministero dell'Ambiente che ha già riscontrato una serie di criticità nel progetto».

Dal punto di vista legale, insomma, non si lascerà nulla di intentato: dalla difesa della vocazione agricola della valle del Greco di Tufo alla inadeguatezza dei collegamenti stradali del Partenio, dalla perifericità del Comune rispetto alle uscite autostradali alla funzionalità di un Pip mai entrato in funzione fino ad oggi ma già oggetto di inchieste giudiziarie che fanno tremare le vene e i polsi.

I nomi delle indagini su cui lavorano il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e l'Antimafia sono fortemente evocativi: “Chernobyl” e “Ragnatela”. I faldoni raccolti riguardano gli sversamenti illeciti di rifiuti in Campania e mettono in luce l'interesse della camorra per queste aree interne a cavallo tra Irpinia e Sannio. A breve il giornalista Erminio Merola, moderatore dell'incontro, pubblicherà un lungo approfondimento sul caso fino ad ora non preso in esame dalla stampa locale. Un sottile filo rosso collegherebbe il casertano all'Irpinia dove, stando anche alle dichiarazioni del pentito Schiavone, affiliato al clan dei casalesi, sarebbero stati interrati numerosi quantitativi di rifiuti tossici.

E all'attività della camorra organizzata si affianca la presenza nei comuni di quelli che l'ex assessore di Ponte Giuseppe Meola e il capogruppo consiliare di Chianche Corrado Cecere hanno definito come dei veri e propri comitati d'affari che bypassano i controlli e gli enti intermedi. Da qui l'invito del consigliere di Altavilla Rino Mastrogiacomo, seguito dai suoi colleghi, a prepararsi, nel caso in cui non si riesca a bloccare l'iter procedurale, a una mobilitazione e alle barricate per evitare lo scempio del territorio.

Alla capogruppo consiliare Anna Russo, arrivata da Giugliano per dare sostegno agli amici irpini, il merito di aver centrato il cuore del problema. «Quello che salta all'occhio – ha spiegato- è l'assenza di programmazione della Regione. C'è la necessita di costruire un determinato numero di biodigestori in Campania, anche per non incorrere in sanzioni da parte della Comunità Europea. Benissimo, ma l'errore è nelle scelte prese dalla Giunta Regionale e dal Presidente De Luca. Invece di predisporre un piano globale che tenga conto nella pianificazione degli impianti dedicati alla gestione dei rifiuti, De Luca lascia al singolo sindaco la possibilità di decidere le sorti di un'intera area territoriale con una semplice adesione formale. Dovrebbe essere la Regione a indicare i luoghi seguendo una logica strutturale non il singolo comune». Da qui il germe dell'arroganza del sindaco di un comune inferiore ai mille abitanti che si ostina ad andare contro tutto e tutti pur di portare avanti i suoi piani.

Forzature del genere portano al conflitto di competenze e attribuzione tra Regione, Ato, società provinciali affidatarie e Comuni. E vista la decisione di 7 Comuni di opporsi con un ricorso all'accordo siglato tra sindaco di Chianche e Presidente della Regione, non è detto che il caso possa arrivare anche in Parlamento, mediante interrogazione di Primavera Irpinia, e investire direttamente il Ministero dell'Ambiente.

Sabino Morano, Arturo Meo ed Ettore De Conciliis l'hanno definita una battaglia culturale a difesa dell'autodeterminazione dei popoli. E l'ex assessore regionale regionale, Franco D'Ercole, tra i primi a finanziare le attività produttive legate all'indotto vitivinicolo irpino oggi diventato brand internazionale di successo, ha fatto notare come in queste scelte, che non tengono conto delle vocazioni territoriali, si mette a rischio un lavoro ventennale che sta dando buoni frutti. «Si è in presenza – ha chiosato Morano- di un arretramento non solo culturale ma anche politico ed economico, frutto dell'arroganza di un Presidente di Regione che pensa all'Irpinia e al Sannio come sue pattumiere personali».

Ed ecco che la battaglia da culturale diventa tecnico-giuridica e politica, con una chiara connotazione di centrodestra vista la presenza al tavolo anche dei due coordinatori provinciali Fi giovani di Irpinia e Sannio, Lazzaro Iandolo e Gabriele Di Marzio.

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