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Cronaca

Scandalo Acs, Cantelmo: "Saccheggio di denaro pubblico"

Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno smascherato un sistema ben oleato. Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari per tutti ma il Gip non ha convalidato

Auto aziendali usate per fini privati o affidate all’amante, che a sua volta le lasciava ai suoi familiari, un televisore costoso acquistato con carta di credito aziendale e installato nella propria abitazione, viaggi e vacanze pagati dall’azienda. Polizia e Guardia di Finanza hanno avuto il loro da fare in questo anno di indagini su cosa avveniva nell’Avellino Città Servizi, partecipata del Comune. Un quadro definito da Rosario Cantelmo di “saccheggio di denaro pubblico”. Agli arresti domiciliari è ristretto Alberto Amedeo Gabrieli, amministratore delegato. Altri provvedimenti (divieto di dimora ad Avellino) sono stati presi per cinque persone titolari di cooperative che hanno avuto rapporti di lavoro con Acs da Mauro Aquino, Giuseppe Freda, Maria Stingo, Sergio Galluccio, Vincenzo Marciano.

La misura richiesta dalla Procura era più ampia: arresti domiciliari per tutti, ma il Gip non li ha convalidati.

Lo stesso Cantelmo non si sarebbe aspettato di trovare tanto marcio nelle pubbliche amministrazioni irpine. Una “bonifica” che la magistratura perseguirà senza sosta: “Qualcuno parla di una eccessiva attenzione da parte della Procura e delle forze dell’ordine verso la pubblica amministrazione. Nulla di più falso e sciocco. Non abbiamo nessun interesse verso la Pubblica amministrazione, colpiamo solamente i comportamenti illeciti di amministratori e dei funzionari pubblici. Se questi sono tanti non è un nostro problema, piuttosto il problema dovrebbe porselo chi deve controllare prima che avvenga l’iniziativa della Procura. La speranza è che questa terra possa al più presto liberarsi di questa tipologia di pubblici amministratori“.

Il procuratore aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio è stato ancora più chiaro: "Dall’inchiesta emerge che alcune cooperative di tipo B favorite assumevano illegittimamente dipendenti al posto di quanti, tra le fasce deboli della società, ne avevano diritto. Ecco che i danni si moltiplicano a causa di questa condotta corruttiva da parte dei pubblici uffici”.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno smascherato un sistema ben oleato. La politica concedeva rinnovi agli appalti per i parcheggi senza gara e nel contempo faceva la sua parte con promesse di posti di lavoro presso le stesse con in cambio i voti di preferenza delle famiglie interessate a sistemare un figlio o un parente.

D'Onofrio, infine non riesce a capacitarsi: "“Nonostante gli indagati sapessero dell'inchiesta, dall’ascolto delle intercettazioni, gli indagati continuavano incuranti a commettere le stesse condotte illecite, impassibili rispetto al bene pubblico ma anche all’azione della Procura”.

L’inchiesta va avanti e chissà che tra qualche settimana ci potrebbero essere ulteriori sviluppi. Intanto il sindaco Paolo foti sull’argomento è fiducioso nel lavoro della magistratura e ha chiesto al presidente del consiglio di convocare la capigruppo per prendere le dovute decisioni.

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