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Cronaca

Aste ok: "Quando rifiutai le loro richieste, Nicola Galdieri mi colpì con un pugno e uno schiaffo"

Nella giornata di oggi ha avuto luogo una nuova udienza relativamente all'inchiesta giudiziaria ribattezzata "Aste Ok" e che ha visto sul banco degli imputati ben 22 persone

Nella giornata di oggi ha avuto luogo una nuova udienza per il processo nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d'illeciti che vede protagonista il Clan Partenio.  Nel corso dell'escussione odierna, la teste affermava che, nel 2007, aveva incontrato Livia Forte alle aste giudiziarie ma, con quest’ultima, non c’era mai stato nessun rapporto di amicizia. Il coinvolgimento - ribadisce la testimone -  iniziò nel momento in cui presentò gli assegni per un immobile che, di fatto, ancora oggi è intestato a lei. Partecipò all’asta e si accorse che, quel giorno - nell'aprile 2007 - c’era anche una discoteca di Montemiletto. La signora Livia Forte, con arroganza, presentò una proposta molto alta, con cifre importanti. Il racconto continua e, in questo momento, la teste racconta di aver pensato che non si stesse parlando di soldi ma bensì di patate, data la semplicità con cui avvenivano rilanci importanti.

La testimone prosegue affermando che, successivamente a quell'episodio, il giorno in cui avrebbe dovuto partecipare all'asta, si sentì chiamare “nennè”; era Livia Forte, che le disse che, in quel posto, c’erano due persone che stavano svolgendo il loro lavoro e che le dovevano dire qualcosa. La donna rispose che doveva solo acquistare l’immobile e andare via. Conclusa l’asta, questi due signori si avvicinarono e le chiesero 5mila euro. La risposta fu negativa, poichè racimolare quei soldi si era già rivelato molto difficile. Costoro ribadirono che lei, però, avrebbe potuto cominciare a dargli qualcosa, ma questo non fece altro che accrescere ulteriormente i dubbi e le incertezze della donna: “Signora, faccia la brava!”. In quel momento, un amico che l’accompagnava a quell'asta, disse che - qualsiasi cosa avesse - era meglio darglielo. Questa scena, ha affermato, le rimarrà impressa per tutta la vita. 

Il racconto prosegue con la descrizione del momento dell’aggressione di Nicola Galdieri quando, quest’ultimo, l’afferrò per il bavero del cappotto, sferrandole un pugno e uno schiaffo. Questo episodio è avvenuto alla presenza di Livia Forte, Modestino Forte, Armando Aprile, Carlo Dello Russo e Gianluca Formisano. Una terribile esplosione di violenza iniziata nel momento in cui la donna ha risposto negativamente alle richieste economiche che le erano pervenute. 

La chiusura, infine, è dedicata al momento in cui fu sporta denuncia: "Feci una raccomandata con ricevuta di ritorno indirizzata a Matteo Salvini che, all’epoca dei fatti, era Ministro dell’Interno e stava occupandosi della questione relativa al clan dei Casamonica a Roma. Scrissi tutto quello che mi stava accadendo nella speranza di essere richiamata e ricevere un consiglio. Dopo circa una settimana arrivò la ricevuta di ritorno ma non sono mai stata contattata. A quel punto mi rivolsi alla Guardia di Finanza per sporgere denuncia".  

Nicola Galdieri: "Le aste non mi sono mai interessate, le ho dato uno schiaffo perché mi chiamò porco!" 

Al termine della testimonianza, Nicola Galdieri ha voluto rendere dichiarazioni spontanee in merito all'escussione: “Oggi sono state dette delle bugie. Io fui convocato tramite Dello Russo, e – in quell’occasione – la signora mi disse che Armando Aprile aveva truffato 5mila euro a Livia Forte" - Galdieri prosegue raccontando l'episodio dell'aggressione - "Se le ho dato uno schiaffo, è stato solo perché mi chiamò porco. Io ho sempre ribadito che le aste non mi interessavano. Io, con la famiglia Forte, ho avuto solo rapporti di amicizia e di affetto, non di lavoro”, conclude.

L'udienza si è conclusa con la sospensione dell'esame della teste perchè sono emersi indizi relativi al reato di falsa testimonianza al Pubblico Ministero e la successiva trasmissione degli atti all'ufficio della Procura di Avellino. Il prossimo appuntamento è atteso per il 18 novembre 2022. 

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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