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Cronaca

Aste ok: "Avrei dovuto recarmi presso un'agenzia immobiliare, era il ristorante di Livia Forte"

Nella giornata di oggi ha avuto luogo una nuova udienza relativamente all'inchiesta giudiziaria ribattezzata "Aste Ok" e che ha visto sul banco degli imputati ben 22 persone

Nella giornata di oggi ha avuto luogo una nuova udienza per il processo nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d'illeciti che vede protagonista il Clan Partenio. L'escussione del giorno ha ribadito la procedura esecutiva in cui era stata coinvolta. L’appartamento è finito all’asta e, nel 2018, ha ricevuto una raccomandata in cui, persone interessate all’immobile, sarebbero venuti a vederlo. In più occasioni visionarono la casa e, in una di queste, fu lasciato il biglietto di una agenzia immobiliare. La teste si recò sul posto ma non trovò un’agenzia immobiliare; bensì il ristorante di Livia Forte “It’s Ok”. La prima volta che Armando Aprile venne a casa della testimone fu nel dicembre 2018. In quell’occasione disse che, se avesse voluto ricomprare l’immobile, avrebbe dovuto vedersela con lui e con Livia Forte. Chiesero 20mila euro ma si accontentarono di 5mila euro. La teste ha sporto denuncia nel marzo successivo. 

La prossima udienza, adesso, è attesa per il 4 novembre 2022. 

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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