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Cronaca

In aula la genesi di "Aste Ok": ecco il momento in cui i Galdieri vollero impadronirsi del business di Livia Forte

Nella giornata di oggi ha avuto luogo una nuova udienza relativamente all'inchiesta giudiziaria ribattezzata "Aste Ok"

Nella giornata di oggi ha avuto luogo una nuova udienza per il processo nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d'illeciti che vede protagonista il Clan Partenio

Escusso un Maresciallo dei Carabinieri di Avellino, che ha raccontato la genesi della vicenda, soffermandosi sull’oggetto del dibattimento. Tutto è partito da una captazione ambientale avvenuta a casa di Galdieri Pasquale, nel corso della quale si parlava delle consultazioni elettorali che sarebbero avvenute, da lì a poco, presso il Comune di Avellino. Le domande odierne del Pubblico Ministero, però, prendevano spunto proprio da quell’inchiesta che ha condotto al capo d’imputazione per cui vi è già stata sentenza di proscioglimento. Nello specifico, è stato già appurato che il Nuovo Clan Partenio non avrebbe avuto alcuna influenza nel manovrare le elezioni amministrative del 2018 ad Avellino, convogliando un'ingente quantità di voti nella candidatura a consigliere della Lega di Damiano Genovese. Cadde, così, l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso che gravitava attorno all'organizzazione criminale.

Ad ogni modo, il Maresciallo - oggi in aula - ha riferito che, da quelle conversazioni, si comprese un interessamento da parte di Galdieri Pasquale sulle consultazioni elettorali del capoluogo. All’interno di un’intercettazione del 2018, sempre relativa alle consultazioni elettorali, Pasquale Galdieri comprende che anche Damiano Genovese si era candidato alle suddette votazioni e, per questo motivo - da quel momento in poi - anche Genovese Damiano viene intercettato. L’obiettivo degli investigatori era comprendere se ci fosse un coinvolgimento diretto da parte di Damiano Genovese. Da queste si apprese che Genovese conosceva molto bene le dinamiche interne al clan.  Damiano Genovese sapeva che Pasquale Galdieri era divenuto il capo del clan, prendendo il posto di suo padre, Amedeo Genovese e che, adesso, bisognava fare riferimento ai Galdieri.

La nascita del filone d’indagine sulle aste giudiziarie

Nel corso di un’altra intercettazione del 2018, intercorsa tra Damiano Genovese e Galdieri Pasquale, gli investigatori capiscono il ruolo di Damiano Genovese e, di fatto, in questo momento parte il filone d’indagine sulle aste giudiziarie. Pasquale Galdieri aveva appreso che Livia Forte, Armando Aprile e Modestino Forte, avevano architettato un sistema di controllo delle aste giudiziarie che si svolgevano presso il Tribunale di Avellino. Tutto è partito da un'asta giudiziaria in cui Livia e Modestino Forte si erano fatti dare 25mila euro per fare in modo che la stessa andasse deserta. Pasquale Galdieri si rivolse a Damiano Genovese chiedendogli di aggiornarlo quando avvenivano le aste e, soprattutto, quando partecipava Livia Forte. Dopo, c’avrebbe pensato lui. Da questa conversazione, gli investigatori capirono che Pasquale Galdieri voleva entrare nel business delle aste.

In una intercettazione del 2019, i fratelli Galdieri tornano a parlare delle aste e, nella fattispecie, Nicola Galdieri affermava di aver raggiunto un accordo con Armando Aprile. Dopo una lunga trattativa è emerso anche il contenuto di questo accordo con i fratelli Galdieri, ovvero il riconoscimento delle somme di denaro pari a circa il 20% del giro d’affari sulle aste giudiziarie. Parte, dunque, un’attività d’intercettazione sul business di Livia Forte e Armando Aprile. 

Il lunghissimo esame del Maresciallo, in conclusione, si è soffermato su tutti i capi d'imputazione e su moltissime esecuzioni immobiliari oggetto di contestazione da parte del Pubblico Ministero. Quest'ultimo, ancora, completerà l'esame del militare dell'Arma nel corso della prossima udienza del 20 gennaio 2023. Successivamente si procederà con il controesame del collegio difensivo. Previsto, in quell'occasione, anche l'esame di un altro verbalizzante dei Carabinieri di Avellino.

Aste Ok e il coinvolgimento del Nuovo Clan Partenio

L’indagine, convenzionalmente denominata “ASTE OK”, ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa composta da membri di spicco del c.d. “Nuovo Clan Partenio” (egemone nel capoluogo irpino, oggetto dell’operazione “PARTENIO 2.0”, condotta il 14 ottobre del 2019), nonché da imprenditori e professionisti. Dalle risultanze investigative è infatti emerso un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia. In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine ha consentito di acclarare forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società d'intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali, avvalendosi dell’intimidazione derivante dal vincolo associativo, inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso.

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