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Cronaca

L'aglianico ora parla anche cinese, Judy Chan sfida Feudi di San Gregorio

Dieci etichette per una degustazione alla cieca organizzata da Capaldo

Il vino aglianico incontra consensi ovunque. Non solo in Europa, ma anche in Cina dove Judy Leissner Chan titolare dell'azienda Grace Vineuìyard ha avuto il coraggio di produrre il vino più famoso della Campania a Shanxi, a sud di Pechino. Certo pensare al nostro rosso nato dagli splendidi vitigni autoctoni dell'Irpinia trapiantato in terra cinese è singolare, eppure questo prezioso nettare Made in China riesce a convincere anche oltre confine.

La prova è stata servita dal manager di Feudi di San Gregorio, Antonio Capaldo che ha organizzato una degustazione alla cieca a Roma presso l'Hotel De Russie. Dieci etichette presentate a bottiglia coperta in modo da esaltare differenze di terroir senza alcun condizionamento. Qui il cinese Grace Vineyards doveva reggere il confronto con altri 7 Aglianici italiani, un australiano e un greco:

1.Aglianico del Taburno 2013 - Fattoria La Rivolta

2.Castel del Monte Bocca di Lupo 2012 - Tormaresca

3.Aglianico (cinese) 2012- Grace Vineyard

4. Aglianico del vulture "Storico" 2011 - Basilisco

5.Naima 2008 - De Conciliis

6.Taurasi 2011 - Feudi di San Gregorio

7.Chalmers 2011 (Australia)

8.Aglianico 2009 (greco) Hazmichalis

9.Serpico 2011 - Feudi di San Gregorio

10.Terra di lavoro 2012- Galardi

Sembrerà strano, ma l'aglianico cinese secondo gli esperti ha retto la prova nonostante tutto. Chiaramente i nostri vini restano sempre un'istituzione per il popolo orientale. Come competere con il Taurasi 2011 - Feudi di San Gregorio, un vino che regala emozioni e ineguagliabili piaceri ai palati più sopraffini. Un Taurasi succoso, fruttatto e di grande personalità. Lo stesso vale per Serpico, tra i prodotti di punta dell'azienda leader in tutto il Mezzogiorno. Un vero fuoriclasse che che batte e batterà sempre un vino come Grace Vineyard che deve ancora studiare molto per entrare a far parte del gotha dei vini.

Ciò non toglie che i nostri aglianici devono iniziare a guardarsi dal pericolo Cina dove Judy Leissner Chan, considerata una delle cinque donne al mondo più influenti del settore vinicolo, coltiva l'aglianico che rivende sul mercato cinese a 22 euro la bottiglia. Insomma la competizione è una cosa seria e la Cina è al quinto posto nel mondo per il consumo di vino e seconda per ettari di vigne dopo la Spagna. I vitigni a bacca rossa inoltre sono quelli maggiormente coltivati: rappresentano l'80% della produzione totale. Il mercato è in pieno boom, il numero dei produttori cresce in maniera esponenziale e la qualità non è più scarsa come una volta. La nostra filosofia pertanto deve essere sicuramente continuare a percorrere la strada della qualità per affermare i valori delle nostre tradizioni che hanno reso grande un vino unico al mondo, ma allo stesso tempo puntare ad una politica di marketing territoriale che promuova i nostri prodotti nel nuovo mercato del vino.

D'altronde è proprio la competitor cinese a fornirci l'arma per competere dalle pagine del Corriere della Sera: "ogni anno arrivano in Italia almeno 600mila cinesi -dice - Sono loro gli ambasciatori di ritorno. Aiutateli a scoprire i vostri vini in Italia, li compreranno anche quando torneranno a casa".

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