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Sapore d'Irpinia

Sapore d'Irpinia

A cura di Rosa Iandiorio

L’Irpinia è una terra di sapori autentici, custode antica di vini pregiati e specialità gastronomiche ricche di gusto. Un luogo incantevole dove sedersi in silenzio per ammirare la sua anima più vera. L'anima di una terra dove per secoli la natura ha scandito i ritmi del tempo, lasciandoci in eredità un patrimonio agroalimentare immenso. È tempo di partire buongustai per riscoprire insieme questo ‘Sapore d'Irpinia’

Sapore d'Irpinia

Perché a San Martino ogni mosto diventa vino: storie, tradizioni e leggende

L'11 novembre è il giorno in cui si assaggia il primo vino dell'anno

L’11 novembre si celebra San Martino, un santo che è considerato patrono degli osti, dei viticoltori, dei sommelier, dei vendemmiatori e persino degli ubriachi. Nel corso degli anni questa giornata è diventa una vera e propria festa popolare, una sorta di celebrazione del carattere più rustico del mondo agricolo.

In tutta Italia, durante questa giornata, vengono organizzate sagre, visite alle cantine, passeggiate nei vigneti, concerti popolari ed incontri tematici sul settore vitivinicolo. Le ragioni vanno ricercate, come spesso accade quando si parla di tradizioni agricole, sia nella storia che nelle leggende popolari. E in questo caso la storia e la leggenda riguardano la vita di San Martino.

Le leggende

La storia narra che San Martino fosse un ubriacone che ogni sera rincasava ad ora tarda e privo di senno. Ma in una notte di bufera, al suo rientro decise di passare la notte in una nicchia dietro la botte del vino in cantina per non dar disturbo alla moglie in procinto di partorire. Al mattino lo trovarono privo di vita, ma dalla sua bocca era spuntata una vite che aveva fruttificato uva che diventava vino dentro la botte miracolosamente sempre piena.

Questo è dovuto principalmente a due motivi: da un lato la leggenda, secondo cui il santo trasformò l’acqua in vino, dall'altro perché a San Martino si tirano le somme. 

L'11 novembre, infatti, è il giorno dei bilanci e un tempo si rinnovavano gli affitti dei fondi agricoli e ci si appellava al cielo per l'inizio di un nuovo ciclo. Un momento che coincideva anche con la festa e i mosti messi da parte durante la vendemmia, diventati vini novelli potevano finalmente essere assaggiati per la prima volta.

Questo è il motivo che ha reso San Martino protettore dei vigneron e perché nasce il detto “a San Martino ogni mosto diventa vino“. Oggi si continua la tradizione rurale bevendo e godendo del lavoro delle stagioni passate nel nome del santo che trasformò l’acqua e portò l’estate in pieno autunno.

La storia del mendicante 

Un'altra storia racconta che San Martino, impietositosi nel vedere un povero viandante patire il freddo, aveva tagliato il suo mantello in due per fargliene dono. Dio non permise che Martino soffrisse per la sua generosità e gli regalò una splendida giornata di sole. Da qui viene l’espressione, ricorrente anche nei nostri tempi, “Estate di San Martino” che indica il periodo, corrispondente alla seconda decade di novembre, nel corso del quale c’è un improvviso rialzo delle temperature.

Tradizioni

L'11 novembre è per il mondo vitivinicolo una data simbolicamente importante, quella in cui si assaggia il primo bicchiere del vino dell’anno. "Oggi l’aspro odor dei vini va l’anime a rallegrar", diceva Giosué Carducci.Le vendemmie sono finite e, anche se è presto per assaggiare il vino che ne è derivato, non lo è per il Novello, che può essere messo in commercio a partire dal 20 ottobre dello stesso anno della vendemmia. Dunque, in questi giorni, si può assaggiare il primo risultato del raccolto, quello ottenuto (per almeno il 40%) con il processo di fermentazione con macerazione carbonica dell’uva intera.

Ricette tipiche 

A San Martino non è solo tempo di aprire le bottiglie, ma anche di cucinare. Tra le ricette tipiche del giorno: i croccantini di San Martino, i 'cazzi malati', il pane paunisco, la pizza di patate che racchiude nell’impasto una monetina in segno di buon auspicio.

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