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Sapore d'Irpinia

Sapore d'Irpinia

A cura di Rosa Iandiorio

L’Irpinia è una terra di sapori autentici, custode antica di vini pregiati e specialità gastronomiche ricche di gusto. Un luogo incantevole dove sedersi in silenzio per ammirare la sua anima più vera. L'anima di una terra dove per secoli la natura ha scandito i ritmi del tempo, lasciandoci in eredità un patrimonio agroalimentare immenso. È tempo di partire buongustai per riscoprire insieme questo ‘Sapore d'Irpinia’

Sapore d'Irpinia Tufo

Omaggio al Principe della risata, nascono in Irpinia i vini di Totò

Da un'idea della giovane produttrice Alessandra Quarta, titolare con il padre Claudio della cantina irpina Sanpaolo nasce un progetto celebrativo permanente

Il vino, come il cinema e il teatro, può regalare grandi emozioni. Totò è un personaggio che sa raccontare ancora oggi la complessità del vivere, della società, dell’uomo: la poetica del linguaggio popolare, la sua risata, le sue maschere sono autentiche e trasversali, uniscono senza distinzioni di ceto e rango, come  l’arte vera sa fare.  E il vino. Nasce da questa premessa il primo vino dedicato al “Principe della risata”: a un anno dalla presentazione sperimentale al Vinitaly, vede la luce il primo vino ispirato all’indimenticabile Totò. Anzi due: Totò Bianco e Totò Rosso.

Pensata inizialmente come un’etichetta, ‘A Livella evolve in un progetto celebrativo permanente, che ambisce a far rivivere l’eredità culturale di Totò, unendo le generazioni con linguaggi e contenuti trasversali al mondo dell’arte e del vino. Un “contenitore” che oggi ospita le prime due etichette, che raccontano l’artista e la sua espressività e che nel tempo si propone di interpretare anche in altre forme il segno lasciato da Antonio De Curtis. Il progetto, che vede la stretta collaborazione di Claudio Quarta Vignaiolo con la famiglia De Curtis e l’Associazione Antonio De Curtis, prende il via con i due vini prodotti nella irpina Cantina Sanpaolo, da vitigni autoctoni regionali della Campania, con due etichette d’autore.

“Siamo felici ed emozionati per essere i primi nel mondo del vino a celebrare l’immensa eredità culturale che ci ha consegnato il Principe della risata e quella della sua famiglia, con un progetto enologico e culturale autentico e identitario”, spiega Alessandra Quarta, giovane produttrice che ha seguito il papà nelle vigne di Puglia e Campania. Dopo aver letto i versi di ‘A Livella, Alessandra approfondisce la vita e l’opera del maestro e, dopo il “QU.ALE, il primo vino democratico”, coltiva l’idea di un nuovo progetto per promuovere i valori artistici e culturali di Totò e la sua eredità. La poesia dà il nome al progetto, perché rappresenta il testamento artistico e culturale di Totò, un bagaglio a cui attingere per raccontarne la poliedricità.

“Ho trovato in Alessandra – commenta Elena Anticoli De Curtis –  il mio stesso amore per la cultura del buon cibo e del buon vino, che entrambe abbiamo raccolto dalle nostre famiglie. Questo elemento ha caratterizzato il nostro impegno condiviso nella realizzazione del progetto, che ho subito accolto per la simpatia e la piacevolezza che trasmette nel celebrare la memoria del nonno. Lui oggi più che mai è presente tra noi: le sue battute fanno parte del nostro linguaggio, la sua immagine viene ritratta ovunque, tante sono le testimonianze anche dall’estero. Insomma, nella sua assenza possiamo dire che c’è una presenza continua. Nel portare in tavola il vino Totò mi piace immaginare il sentimento affettuoso dello stare insieme, quello stato di felicità che, come diceva lui, «è fatta di attimi di dimenticanza”.

Claudio e Alessandra hanno cercato a lungo i vitigni con cui esprimere il gusto “partenopeo” attraverso la ricchezza del territorio campano: selezionano e lavorano le uve di vitigni autoctoni, alcuni anche minori. La scelta cade su Piedirosso e Casavecchia per il “Totò Rosso” e su Greco e Fiano per il “Totò Bianco”.

“Abbiamo pensato di dare vita a due vini, un rosso e un bianco, per rendere plasticamente le due maschere che ha saputo incarnare Totò, quella dualità che ha accompagnato la sua esistenza e il percorso artistico: miseria e nobiltà, lacrime e risate, ironia amara come mezzo lieve per descrivere le difficoltà di una società ed un periodo duro”, spiega Claudio Quarta.

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