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La deroga al divieto di spostamento a Natale 2020 in arrivo: "Ma rischiamo la terza ondata"

Il governo Conte invita il Parlamento ad assumersi la responsabilità della scelta modificando il decreto legge o approvando una mozione. Ma avverte che il pericolo di favorire la circolazione del virus è concreta. Tre le ipotesi in campo

La deroga al divieto di spostamento tra comuni il 25 e il 26 dicembre e il primo gennaio varrà soltanto per i municipi più piccoli (al di sotto dei cinquemila o dei 15mila abitanti) e arriverà preferibilmente con un voto del Parlamento, ma respingendo la mozione del centrodestra che verrà discussa mercoledì e che vuole la libertà di movimento per tutti. Questo è l'orientamento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del governo, che ieri ha visto schierati in prima linea il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e quello della Salute Roberto Speranza, spalleggiati dall'Istituto Superiore di Sanità. 

La deroga al divieto di spostamento a Natale 2020 e a Capodanno e il rischio terza ondata

L'esecutivo al contrario pensa se non sia necessario compensare le deroghe al divieto di spostamento con ulteriori limitazioni alle aperture dei negozi nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Sul tavolo ci sono in teoria ancora tre ipotesi: 

  • consentire gli spostamenti tra comuni confinanti; 
  • consentire gli spostamenti soltanto da e verso i comuni più piccoli (con limite a cinquemila o 15mila abitanti);
  • consentire gli spostamenti soltanto in ambito provinciale o attraverso un raggio di 20 chilometri. 

La maggioranza non ha però ancora deciso quale strumento legislativo utilizzare per raggiungere l'obiettivo. Scartata la possibilità di un Dpcm, che non sarebbe lo strumento adatto per una questione di gerarchia delle leggi visto che il divieto è stato sancito da un decreto legge, le ipotesi in campo sono due: modificare il decreto Natale, all'esame di Montecitorio, o approvare una mozione al Senato che impegni il governo a modificarlo. A quel punto toccherà quindi all'esecutivo, alla luce del voto parlamentare, assumere l'iniziativa, magari ritirando il decreto Natale per approvare in tempi rapidissimi un nuovo decreto contenente le modifiche agli spostamenti nei piccoli Comuni, che avrebbero comunque efficacia a partire dal 21 dicembre. Il tempo però stringe.

Oggi è in programma una riunione del governo con i capigruppo di maggioranza, lunedì al Senato si discuterà il calendario dei provvedimenti. Se si sceglie la via parlamentare entro la prossima settimana il decreto Natale dovrebbe essere votato e approvato da entrambi i rami del Parlamento, andando di conseguenza a rimescolare i calendari delle due Aule già ingolfati da decreti e manovra proprio a ridosso di Natale. Intanto ieri è stato l'Iss a fornire un assist al governo per la linea dura: "Siamo ancora nella fase più critica e se a dicembre i comportamenti non saranno rigorosi, il rischio della terza ondata è abbastanza certo. L'appello agli italiani è dunque quello di rispettare le regole e mantenere il massimo di attenzione". Il Corriere della Sera scrive che nel vertice dei capi delegazione c'è chi chiederà di valutare anche un provvedimento compensativo: chiusura dei ristoranti a pranzo proprio nei giorni in cui si potrà uscire dal proprio Comune.

Spostamenti tra comuni e deroghe il 25 e il 26 dicembre e il primo gennaio

La decisione verrà presa prima di mercoledì, quando va in discussione, per gentile concessione della presidente del Senato Elisabetta Casellati, la mozione del centrodestra. Per il Messaggero la deroga potrebbe valere soltanto per il 25 dicembre e solo per i centri con meno di cinquemila abitanti e "con un «raggio di spostamento limitato». Venti chilometri, non di più. E forse solo tra «Comuni confinanti». Insomma, non si potrà uscire dalle città, grandi o piccole. Tantopiù che viene scartata l’ipotesi di muoversi all’interno dei confini della Provincia". Repubblica scrive che per dare l’ok alle modifiche in entrambi i rami del Parlamento entro il 23 (in modo da consentire la pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 24), la strada è stretta e che forse l’escamotage per i mini spostamenti potrebbe arrivare con nuove faq a cui starebbe lavorando il Viminale. Ma questo non è possibile per lo stesso motivo che ha escluso la possibilità di farlo attraverso un Dpcm. 

Per Giovanni Toti, presidente della Liguria e vice presidente della Conferenza delle Regioni, "chi oggi ha paura di prendersi la responsabilità di consentire gli spostamenti fra piccoli Comuni non soltanto commette un’ingiustizia ai limiti della costituzionalità, ma domani dovrà rispondere di pesantissimi danni all’economia". Toti dice al Corriere che  "Pare che il governo si stia ravvedendo o stia riflettendo sulla possibilità di allentare un po' le misure" sui comuni. L'agenzia di stampa Ansa scrive che l'ultima opzione messa sul tavolo è quella di presentare proprio al Senato una mozione di maggioranza che impegni il governo a cambiare il decreto, inserendo la possibilità di spostarsi tra i comuni sotto i 5mila abitanti e con un limite di 20 chilometri, che potrebbe essere votata anche da parte delle opposizioni.

Un escamotage che però non risolverebbe del tutto i problemi: se, infatti, fornirebbe la via d'uscita politica al premier Giuseppe Conte che ha chiesto un'assunzione di responsabilità al Parlamento per modificare il decreto, non darebbe la soluzione tecnica, visto che bisognerebbe in ogni caso mettere mano alla norma. Le soluzioni restano quindi due, essendo stata esclusa anche dagli uffici legislativi di Chigi e di diversi ministeri la possibilità di intervenire con le Faq: o un emendamento al decreto già presente in Parlamento - possibilità che nella stessa maggioranza viene giudicata difficilmente percorribile vista la ristrettezza dei tempi e l'affollamento di provvedimenti da votare, a partire dalla manovra fino al decreto ristori e al decreto sicurezza - oppure un nuovo decreto che modifichi quello del 2 dicembre.

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Ma c'è chi teme che questo provvedimento possa essere l'anticamera della terza ondata. "Se vogliono rimuovere i vincoli" agli spostamenti in "tutti i comuni italiani ci troveranno contrarissimi, se vogliono chiarimenti per i piccoli comuni nelle aree interne, il parlamento ha i mezzi per farlo", ha detto ieri il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia a SkyTg24. "Siamo ancora nella fase più critica e - ha aggiunto - se a dicembre i comportamenti non saranno rigorosi, il rischio della terza ondata è abbastanza certo". L'appello agli italiani è dunque quello di "rispettare le regole e mantenere il massimo di attenzione". "La direzione di marcia è non allentare minimamente la guardia perché il rischio di una terza ondata è lì e la salvezza non arriva dai vaccini, arriva dalle vaccinazioni, e c'è una piccola differenza. Non è sufficiente sapere che ci siano i vaccini bisognerà arrivare al fatto che due terzi dei cittadini siano vaccinati", gli ha fatto eco il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni. E anche Massimo Galli dell'Ospedale Sacco è d'accordo in un'intervista al Messaggero: "Difficile dire in che modo e in che misura incidono le diverse gradazionidei divieti.Però, come dicevo, più rimescoli le carte, più aumenti le persone che si spostano, più aumenti le occasioni di contagio. Capisco lacontraddizione:nella grande città, se si limitano gli spostamenti ai confini comunali, l’effetto è differente rispetto a un piccolo centro.Ma l’obiettivo è semplice: ridurre il numero delle persone che si muovono. Più apertura dai, più rischio aggiungi. Io spero che i cittadini usino il buon senso. La settimana scorsa un amico mi ha chiesto: “Sono andato nel tal negozio per il Black friday, come è possibile checi fossero tante persone imprudenti?”; Io ho risposto: “Certo, ma tu eri tra quelle persone”.Tutti dobbiamo evitare gli assembramenti, le riunioni, gli incontri".

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