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I ristoranti precipitano nella crisi, il pizzaiolo Grimaldi: "Sto male perché sono costretto a licenziare"

Dal tutto esaurito di quest'estate a pochi coperti a sera: "Abbiamo rispettato tutte le regole anticovid, adesso il Governo si assuma le sue responsabilità"

La ristorazione precipita di nuovo nella crisi. La seconda ondata e la nuova stretta della Regione Campania potrebbe diventare un macigno insostenibile per i tanti ristoratori che a fatica hanno superato il periodo del lockdown.

Ad essere colpiti non sono solo i titolari delle attività, ma l'intero tessuto sociale perché dietro un ristorante ruota la vita dei dipendenti e delle loro famiglie. Con le chiusure anticipate e soprattutto, la paura del virus che cresce in proporzione all'aumento dei contagi sono sempre meno le famiglie che scelgono di trascorrere la serata fuori casa.

Un dramma la cui conseguenza inevitabile per gli imprenditori è licenziare. Tutto questo nel silenzio più assoluto da parte delle istituzioni regionali che non hanno aperto un dialogo con la categoria. Il pizzaiolo Giovanni Grimaldi prova a spiegare l'angoscia che sta vivendo. 

"Le persone credono che nok vogliamo arricchirci sulla pelle delle persone, non è così - esordisce Grimaldi - Anzi, io personalmente sono stato attentissimo a rispettare tutte le regole anticovid, ma non ho visto lo stesso da parte di molti cittadini e dal Governo stesso che quest'estate non si è occupato né di controllare gli assembramenti, né di organizzare la seconda ondata epidemiologica. È facile dire chiudiamo tutto se hai la garanzia dello stipendio a fine mese. Ma non per tutti è così". 

Giovanni Grimaldi ha inaugurato la sua nuova pizzeria a Grottaminarda nel mese di agosto. Il suo è un nome conosciuto in tutta l'Irpinia e da subito il consenso per il suo locale è stato enorme. 

"Sono felice dell'affetto che mi ha dimostrato la gente, ma ho visto anche tanta superficialità e adesso a pagarne le spese siamo noi ristoranti che dopo tutte le spese che ci siamo accollati per riaprire siamo profondamente in sofferenza". 

Dal tutto esaurito, nelle ultime due settimane il pizzaiolo ha registrato un calo profondo. Circa 20 coperti a sera. 

"L'unica soluzione adesso è licenziare. Ad agosto avevo 16 dipendenti, adesso siamo in 6 e dovrò licenziare ancora a fronte di una mole di tasse da pagare. Sto male perché sono persone con famiglie a carico, ma non ho alternative. Si è fatto troppo terrorismo mediatico contro di noi. Le persone hanno anche ragione, ci identificano come la causa del contagio, quando invece abbiamo delle regole stringenti. Io non ho sentito di contagi nei ristoranti". 

Per Grimaldi il Governo non può chiudere e delegare la responsabilità ai cittadini. Urgono misure economiche di sostegno. 

"Noi ci siamo assunti già le nostre responsabilità, adesso occorre che lo facciano le istituzioni. Io non credo che in Irpinia chiudere i ristoranti prima sia la soluzione al Covid. La gente si vedrà a casa, i ragazzi comprano l'alcol ai supermercati e si riuniranno lo stesso. Noi aspettiamo risposte, intanto oggi ci sono le scadenze da pagare, quelle non vanno in lockdown". 

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