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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Riaprono i ristoranti, ma solo per due giorni: nel weekend si richiude

Il monito di Fipe - Confcommercio: "Non si può imputare sulle spalle sempre delle stesse categorie il peso del contenimento della pandemia"

Secondo l'ultimo decreto licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri, il 7 e l'8 gennaio è prevista la zona gialla rafforzata in tutta Italia, mentre si ritorna in zona arancione nel weekend dal 9 al 10 gennaio.

Ciò vuol dire che il 7 e l'8 saranno possibili spostamenti liberi ma soltanto nei confini della propria regione, la mascherina rimane obbligatoria così come il distanziamento. I bar e i ristoranti potranno rialzare le saracinesche e far consumare al tavolo i propri clienti, ma saranno aperti solo fino alle 18. Dopo quell’orario si potranno solo acquistare cibo e bevande da asporto - con il divieto di consumarli nelle adiacenze del locale - oppure chiedere la consegna a domicilio. Si richiude inveve sabato, quando torna la chiusura obbligatoria eccezione per il take away e il delivery. Poi dall'11 bisognerà capire in quale fascia di rischio sarà collocata la regione di appartenenza dell'attività commerciale per procedere ad un eventuale apertura, o chiusura. 

Una situazione incerta che getta nello sconforto la categoria che ancora una volta si trova nella difficile condizione di aprire e richiudere subito dopo. L'allarme arriva anche da Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi. 

 "La ristorazione italiana non ha pace: ogni volta che si avvicina la scadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e si riparte da zero. Così anche il 2021 si è aperto con la paventata chiusura nei fine settimana e alle 18 nei giorni feriali, con i danni e le distorsioni che ne conseguono."

Dice Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe - Confcommercio che prosegue:

"Chiediamo - sottolinea Stoppani - a Governo e Comitato Tecnico Scientifico di dare prospettive diverse, più certe, ma anche più motivanti, a un settore che ha pagato un prezzo altissimo, ma soprattutto che ha già dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza. Non è più accettabile che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell'azione di contrasto alla pandemia, richiesti di un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative. È indubbio che per uscire da questa crisi, conclude Stoppani - ci sia bisogno del contributo di tutti, ma proprio per questo non si può imputare sulle spalle sempre delle stesse categorie il peso del contenimento della pandemia, affossando nel frattempo un settore strategico per l'economia del Paese e per la vita quotidiana delle persone."

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