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Orson, l'arte della sartoria napoletana ad Avellino: "Un fiore all'occhiello che ci invidiano in tutto il mondo"

Due giovani ragazzi irpini raccontano il loro progetto: "Mani, cuore e passione permettono di realizzare un prodotto esclusivo che si adatta al corpo come un guanto"

"Dietro ogni cucitura c’è una storia, quella del sarto e quella del cliente; l’abito ne racconta l’epilogo". Un'idea innovativa che, quasi come un ossimoro, proietta una preziosa arte del passato verso presente e futuro, attraverso l'impegno e la passione di due giovani ragazzi irpini, partiti dagli studi e dalle prime esperienze nella patria della sartoria su misura, Napoli, per poi investire nella propria città, Avellino, ponendosi come attività unica e inconfondibile nel suo genere.

AvellinoToday ha incontrato i titolari di Orson Sartoria, sita nel centro storico del capoluogo irpino, in Via Carmine. 

Orson, l'arte della sartoria napoletana ad Avellino: "Un fiore all'occhiello che ci invidiano in tutto il mondo"

"Facciamo in modo che il nostro cliente possa seguirci passo dopo passo"

"Noi cerchiamo di proporre questa novità, ad Avellino: un prodotto molto ricercato. Il cliente viene qui e sceglie il tessuto; noi prepariamo una prima prova, in modo che, successivamente, il cliente possa tornare da noi a misurare il vestito per altre due volte, fino alla finitura dello stesso. Facciamo in modo che il nostro cliente possa seguirci, passo dopo passo, e viceversa, al fine di creare un abito personalizzato che possa vestire il cliente come un guanto. Essendo la maggior parte dei tessuti lanosi, di cotone o lino, vanno lavorati a mano con una certa dimestichezza e con l'ausilio di determinati strumenti, come la mezzaluna, lo stiramaniche di una volta e altri accessori. Materiali, insomma, per concepire l'abito su misura". 

"La tecnologia è fredda, il nostro è un lavoro di cuore"

Cura e attenzione nei confronti del cliente sono, dunque, punti cardine di un'attività di sartoria. Elementi imprescindibili che, nonostante l'evoluzione delle tecnologie digitali, restano strettamente legati al contatto diretto tra artigiano e cliente: "La sartoria è profumo, tatto, è molto sensoriale. Quando si parla con una persona e lo si fa umanamente, non davanti a un computer o attraverso un cellulare, si innesca una connessione, in cui riusciamo a far capire e suscitare determinate sensazioni. La tecnologia è fredda, il nostro è un lavoro di cuore: tessuti, aghi, ditale, vapore, ferro. Un insieme di suoni e odori per i quali il cliente, stando in un posto come questo, può solo emozionarsi".

Da una stoffa, da un pezzettino, da un nulla può prendere forma qualcosa: un pantalone, una giacca, un abito. "Il bello è vedere che il cliente possa toccare, sentire queste cose, oppure vedere noi lavorare. Come fai a spiegare una cosa del genere? Si tratta di qualcosa che va vista. E, nel momento in cui la vede e la ammira, il cliente si emoziona. La sartoria è questo: cuore e passione. Nient'altro".

Cuore e passione, ma anche tanta dedizione per arrivare al risultato: "Di errori, in questo mestiere, così come in tanti altri mestieri di artigianato, sono tantissimi e possono capitare in qualsiasi momento. Dobbiamo sempre lavorare con la massima attenzione e la massima cura per far sì che il prodotto finale sia di eccellenza. Un fiore all'occhiello che ci invidiano in tutto il mondo e che, al pari del cibo e dei monumenti, va preservato e, soprattutto, rivalutato".

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