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Draghi riparte dal piano vaccini: l'obiettivo è produrli in Italia

Il premier oggi in Senato: primo punto in agenda il piano vaccinale

Al primo punto dell 'agenda del governo Draghi c'è la grande campagna vaccinale che l'Italia dovrà affrontare. 

L'obiettivo del premier è produrre i vaccini in casa e per riuscire nell'intento Draghi sta trattando con la Ue sugli stabilimenti. In Europa sarebbero una decina gli impianti produttivi che potrebbero essere riconvertiti, spiegano le fonti, sottolineando che Bruxelles sta valutando sia la possibilità di espandere la capacità dei siti già attivi nella produzione dei vaccini, sia quella di riconvertire alcuni impianti destinati invece ad altri prodotti per la salute umana e animale. La task force Ue guidata dal commissario Thierry Breton, responsabile per il Mercato interno, è in contatto con tutti gli Stati membri per raccogliere informazioni circa le diverse capacità di produzione nazionale e mappare una rete di siti per accrescere la quantità di dosi a disposizione dell'Unione.

Breton è in contatto con il commissario Arcuri: sembrerebbe che nel Sud del Lazio e in Toscana esistono gli stabilimenti adatti a garantire il successo dell’operazione. Insomma, l’Italia punta alla produzione “interna” per aumentare il volume di fuoco. Da affiancare all’infialamento nel quale è già attiva la Catalent di Anagni per AstraZeneca.

La riforma del Comitato Tecnico Scientifico e l'ipotesi lockdown totale 

Il governo Draghi lavora anche a una riforma del Comitato Tecnico Scientifico che preveda un generale snellimento: oggi i membri totali sono 27 e sono considerati troppi dal governo e dalla presidenza del Consiglio dei ministri: si vorrebbe quindi ridurne il numero ma su questo il governo ha chiesto un parere proprio al Cts. Intanto ieri il professor Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova, ha detto la sua ad Agorà: "Sicuramente pensoche la squadra tecnica debba essere implementata da persone che questa epidemia l'hanno vista sul campo. C'è chi l'ha vista in televisione e chi l'ha vista sul campo". Il Cts, secondo la nuova impostazione, dovrebbe poi comunicare soltanto con una cabina di regia costruita attorno ai ministeri interessanti, che valuterà i nuovi provvedimenti e poi ne metterà al corrente il governo. L'agenzia di stampa Ansa spiega oggi che si tratta di un nuovo assetto che si ipotizza soprattutto alla luce delle proteste delle Regioni dopo 'l'incidente dello sci', per l'ordinanza che ha vietato l'apertura dello strutture sciistiche a poche ore dalla programmata riattivazione degli impianti. Il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, si era fatto portavoce dei suoi colleghi, chiedendo più tempestività nell'annuncio dei provvedimenti a partire dall'assegnazione delle fasce gialle, arancioni o rosse. La risposta è di anticipare la comunicazione dell'arrivo delle ordinanze (o altri provvedimentialmeno quattro giorni prima, per dare il tempo - ai comparti coinvolti dalle chiusure - di organizzarsi. Nelle sue valutazioni, gli scienziati del Comitato dovranno inoltre comunicare soltanto con un gruppo di ministri tra cui quelli per la Salute e per le Autonomie, Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, e non è escluso che altri dicasteri di competenza economica siano coinvolti.

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