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Divieto di asporto dopo le 18.00, Fipe: "Basta massacrare la categoria"

Per Fipe la nuova stretta che vieta l'asporto ai bar dopo le 18.00 è l'ennesimo danno ad una categoria già profondamente penalizzata

Nuovi ristori per 5 miliardi di euro, raddoppiati rispetto a quelli erogati nel 2020. Insieme a misure per gli affitti e al prolungamento della cassa integrazione. Sono le richieste che arrivano da bar e ristoranti, che dicono basta alle indiscrezioni sulla stampa sulle prossime restrizioni per contrastare la pandemia.

"Io credo che il governo -spiega ad Adnkronos/Labitalia Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio, l'organizzazione di categoria di bar, ristoranti e locali d'intrattenimento- farebbe bene a iniziare la settimana controllando il territorio invece di massacrare un settore che invece è già di suo massacrato. E' il caso di dire 'Basta', la misura è colma. Se il governo vuole vedere centinaia di migliaia di persone che vengono in piazza a protestare verso modalità che sono incomprensibili, allora questo è il modo giusto. Non ne possiamo veramente più. Nessuno ci coinvolge e la mattina ci vediamo le notizie sui giornali" riferendosi all'ipotesi dello stop all'asporto dopo le 18 per i bar.

Paghi solo chi non rispetta le regole 

"Ma il problema -sottolinea Calugi- è l'asporto dei bar e dei ristoranti dopo le 18? Mi viene da ridere...La questione è che se ci sono dei bar e dei ristoranti, come anche dei supermercati che sbagliano e non applicano le regole, chiudeteli. Ma non potete massacrare un'intera categoria in questo modo. C'è gente che si è tolta la vita, tanti non reggono più a livello psicologico, non si può scherzare sulla pelle delle persone in questa maniera". 

Secondo il direttore di Fipe la situazione degli esercenti è sempre più nera, anche dal punto di vista psicologico

 "Noi diciamo -sottolinea- che il governo deve pensare a controllare il territorio. Chi sbaglia paga ma non si può giocare sulla pelle delle persone, con annunci di questo genere che gettano centinaia di migliaia di persone nello sconforto. Senza minimamente ascoltare le associazioni di categoria. Siamo stufi di informazioni apprese dagli organi di stampa, non si a che titolo, e calate dall'alto".

Per le imprese servono azioni concrete subito. 

 "Non possiamo stare qui con la spada di Damocle del governo, cade o non cade, si intervenga subito con uno scostamento di bilancio e si mettano in sicurezza quante più imprese possibili. L'anno scorso sui ristori è stata messa una cifra di 2 miliardi 490 milioni di euro per 300mila imprese. Bisogna perlomeno raddoppiare questa cifra". 

Ma i ristori, o "i sussidi, perchè altrimenti è fuorviante", sottolinea Calugi, non possono bastare.

 "Bisogna intervenire -spiega- sugli affitti, è necessario. Sarebbe un'operazione sostanzialmente a costo zero per lo Stato, si tratterebbe di dare degli incentivi fiscali ai proprietari delle mura che accettano di ridurre gli affitti di almeno il 30%. Ci auguriamo che rientri in un eventuale dl ristori quinques".

Infine Calugi evidenza come i bar o i ristoranti paghino uno scotto altissimo pur non essendo luoghi di contagio. 

"È del tutto evidente che non sono i pubblici esercizi i luoghi del contagio, ma vengono visti come uno strumento per 'spegnere' le città e diminuire i movimenti. Ma non possono essere solo la ristorazione e l'intrattenimento a pagare il costo economico di questo disastro totale".

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