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Degusta riparte dal take-away, Nittolo: "Il vero ostacolo da superare sarà la fase 3"

Da mercoledì 6 maggio il ristorante avellinese riapre per il servizio d’asporto

Dal 4 maggio ristoranti, pizzerie, pub e tutti gli esercizi che vendono prodotti gastronomici potranno finalmente attivare il servizio di asporto garantendo comunque una serie di misure di sicurezza stringenti per evitare assembramenti. 

Una notizia accolta bene dal mondo della ristorazione locale che si prepara a riaprire i battenti dopo circa due mesi di lockdown.

A riaprire per il take away sarà anche Degusta, rinomato ristorante avellinese che sta sfruttando questi giorni per mettere in atto tutte le norme previste dall'ordinanza del Governatore della Campania De Luca.

"Apriremo mercoledì - esordisce Claudio Nittolo - ci stiamo preparando per rispondere al meglio. L'ordinanza è severa: richiede che la vendita avvenga comunque solo dietro prenotazione telefonica o on line, che le file all'esterno dei locali siano organizzate nel rispetto delle distanze e che i clienti indossino sempre la mascherina. È tutto sotto la responsabilità del titolare e il mancato rispetto delle norme comporterà la chiusura per una settimana del locale". 

Dunque non si può sbagliare, il Presidente 'Sceriffo' non ammette errori e i ristoratori devono in poco tempo far fronte ad una situazione economica già difficile, visite  mediche per i loro dipendenti, sanificazione dei locali, spese e riorganizzazione degli ambienti. 

"Abbiamo prenotato le visite mediche per i nostri ragazzi, al momento torneranno a lavoro soltanto in tre. Abbiamo già verificato come disporre la cassa all'ingresso del negozio e come effettuare gli ordini evitando possibili assembramenti. Siamo avvantaggiati perché abbiamo molto spazio esterno e anche in caso di pioggia le persone sono riparate. Ma certo non è una situazione semplice e che può durare alla lunga".

Degusta è un locale da 160 coperti che non può vivere di solo asporto. Nittolo per questa fase 2 ha scelto di lavorare solo la sera con un menu ridotto di pizze e fritti, proprio per evitare lunghe attese e mantenere alta la qualità della proposta. 

"Col tempo decideremo se aprire anche a pranzo, sicuramente non abbiamo voluto aderire al delivery. A mio avviso non conviene, la responsabilità è sempre del titolare anche qualora affidassi il servizio ad una società esterna. Le pizze arriverebbero fredde e le spese sarebbero superiori alle entrate. I ristoranti sono già in ginocchio, la cassa integrazione l'abbiamo dovuta anticipare noi e non ci sono misure economiche in aiuto di chi supera un fatturato oltre i 100mila euro che per un ristorante come il nostro, con molti dipendenti, è naturale superarli".

Per Claudio Nittolo l'asporto non sarà la soluzione ai problemi, ma solo un modo per tornare gradualmente alla normalità. Il vero scoglio da superare è arrivare alle fase 3 quando i ristoranti riapriranno con un numero di coperti ridotti e il pericolo di non riempirli. 

"Riaprire e riempire questo è il problema. La fase 3 sarà la più difficile da superare. Noi da una capacità di 160 coperti dovremo ridurre a 65 coperti, meno della metà. Poi le persone verranno mi chiedo? Forse il sabato riempiremo, ma durante la settimana faremo i conti con una capacità d'acquisto del consumatore che sta venendo a mancare e poi la paura almeno in un primo momento. Bisognerà valutare davvero se e quanto varrà la pena stare aperti. Per il momento viviamo alla giornata e vediamo come i cittadini rispondono all'asporto". 

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