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Coronavirus e caldo, il clima estivo frenerà il contagio? Tutti i dubbi degli scienziati

C'è anche chi è ottimista

Nessuna falsa speranza: saranno le misure di contenimento e non il caldo a far rallentare il contagio. Sì, i pareri per ora sono discordanti. Ma un prestigioso gruppo di scienziati ha messo in chiaro in una lettera aperta all'amministrazione statunitense che il coronavirus non sembra scomparire con temperature più calde. Il presidente degli Usa Donald Trump aveva nelle scorse settimane pubblicamente affermato che "quando il clima diventerà un po' più caldo, il virus scomparirà miracolosamente". Le cose non stanno così. Nella loro lettera, i membri del comitato dell'Accademia Nazionale delle Scienze hanno spiegato che i dati non sono certi sul fatto che il coronavirus si diffonda facilmente nella stagione calda come nella stagione fredda, ma che ciò potrebbe non importare molto dato che nel mondo il numero di persone immuni al coronavirus ora come ora è bassissimo.

Il caldo non fermerebbe la diffusione del virus

"Esistono alcune prove che suggeriscono che il coronavirus si possa trasmettere in modo meno efficiente in ambienti con temperatura e umidità più elevate, tuttavia, data la mancanza di immunità dell'ospite, questa condizione non porterebbe a una riduzione significativa della diffusione della malattia senza la concomitante adozione di importanti interventi di sanità pubblica", scrive nella lettera il panel di scienziati. Uno studio sull'epidemia in Cina ha dimostrato che anche in condizioni di temperatura e umidità massime, il virus si è diffuso "esponenzialmente", con ogni persona infetta che lo ha diffuso in media a quasi altre due persone. Sebbene alcuni studi di laboratorio hanno dimostrato una trasmissione ridotta del virus in condizioni più calde e più umide, il virus sta ancora trasmettendo in paesi con clima caldo. "Visti che i paesi attualmente con climi estivi, come l'Australia e l'Iran, stanno facendo esperienza di una rapida diffusione del virus, non si dovrebbe ipotizzare una riduzione dei casi con aumenti dell'umidità e della temperatura altrove".

Un altro studio scientifico sui coronavirus più comuni reso noto dallo University College di Londra, che ha preso in analisi campioni raccolti diversi anni fa, ha evidenziato alti tassi di infezione da coronavirus verificatisi nel mese di febbraio e livelli bassissimi durante l’estate. Ma secondo gli autori che hanno firmato lo studio il problema è che il nuovo coronavirus potrebbe essere un’eccezione visto che c’è ancora una grande porzione di popolazione mondiale senza anticorpi pronti a rispondere a questo agente infettivo completamente nuovo. Impossibile sapere se stavolta il modello stagionale seguirà quello degli altri coronavirus.

C'è ancora tanto da approfondire

Il coronavirus è un virus nuovo, ignoto al mondo scientifico fino a tre mesi fa: c'è ancora tanto da studiare e da capire. C'è anche chi ritiene che possa esserci davvero un legame, ancora da approfondire, tra diffusione di questo virus e condizioni climatiche. Sono molti i virus respiratori che si affievoliscono con l’estate. "Se si guarda l’andamento della pandemia ci sono dati difficili da spiegare se non si invoca un fattore climatico - ha detto qualche giorno fa Guido Silvestri,  virologo di fama mondiale e docente all’Emory University di Atlanta - Basta guardare le differenze in Italia tra nord-sud, e non solo per le zone industrializzate, stessa cosa in Spagna dove l’80% dei casi sono a nord di Madrid, qui negli Usa il 40% della popolazione che vive a nord ha l’80% dei morti e poi guardiamo il sud-est asiatico, l’Africa e la stessa India che sembrano più protetti dalla pandemia". In ogni caso anche se in estate il clima dovesse avere un ruolo nel far rallentare prepotentemente l'epidemia, il nuovo coronavirus potrebbe anche ritornare in seguito con l’autunno, come altri virus respiratori.

Oggi al Messaggero Silvestri rivela anche un altra cosa: "Quando ho chiesto al mio amico Ralph Baric - professore alla University of North Carolina e scienziato che sta a questi virus come Maradona sta al calcio - se il caldo ci aiuterà, la sua risposta è stata: 'There is no doubt about it', non ci sono dubbi su questo". Secondo il giornale inglese The Observer poi ci sarebbe moderato ottimismo nel mondo scientifico sul fatto che quando i termometri toccheranno i 20 gradi il contagio potrà rallentare sensibilmente a livello globale. La scienziata italiana Ilaria Capua ha in più occasioni avvertito che nel 2003 la Sars, coronavirus 'parente' nemmeno troppo lontano di quello che sta mettendo il mondo in ginocchio in questi mesi, "è scomparso con l'estate ma non per il caldo. La Sars è stata fermata da un contenimento".

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